Per amare bisogna sporcarsi le mani

Dalle «Omelie» attribuite a san Macario, vescovo (Om. 28; PG 34, 710-711) […] Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria. […] Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina. Guai all’anima che non ha in sè il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina. […] Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sè! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi. Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l’anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone. 

Abbiamo pubblicato alcune frasi del testo presente nell’Ufficio di domani, anche se ad una prima lettura superficiale potrebbe sembrare una sorta di spauracchio, in realtà vedremo che non è proprio così. Bisogna anche tener conto del fatto che l’omelia è scritta da un vescovo, e quindi è animato dallo zelo per le anime a lui affidate (Vescovo di Gerusalemme dal 313 al 334) per difenderle dall’eresia dell’arianesimo contro la quale lui combatte energicamente, avrà infatti un ruolo fondamentale nella prima stesura del Credo nel Concilio di Nicea del 325. Ecco quindi spiegato il motivo del tipo di linguaggio utilizzato da san Macario, un linguaggio che lungi dall’essere crudele, vuole invece sedurre l’anima alla sequela di Cristo adducendo vari esempi dalla vita ordinaria.

Con vari esempi che non hanno bisogno di spiegazione, san Macario ci sprona ad avere cura della nostra anima, per innalzare la nostra umanità a quella del Figlio di Dio, ma è verso la fine del testo che vogliamo concentrare la nostra riflessione.

Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro

Cari sposi, il Signore non ha avuto schifo a mescolarsi con gli umani. Lui che è adorato in Paradiso da tutte le schiere degli angeli e dei santi, a Lui si protrano, Lui che è il Signore dei Signori, il Re dei Re, Lui che è il padrone della Creazione, Lui che è Dio e poteva escogitare qualsiasi mezzo per salvarci dalla nostra condizione di peccato, non si è sdegnato di farsi uno di noi.

Gesù non ha paura di sporcarsi le mani per salvarci, è uno che non solo ci mette la faccia, ci mette tutto se stesso. Ma chi gliel’ha fatto fare? Poteva starsene tranquillo sulle sue “nuvolette” a guardare gli umani dall’alto, ed invece no.

I genitori che hanno cambiato tanti pannolini sanno cosa vuol dire sporcarsi le mani per “salvare” il proprio piccolo, ma lo sanno anche quelli che assistono i genitori anziani o i malati che non sono autosufficienti. Per amare bisogna sporcarsi le mani.

Cari sposi, quando avvertite che il vostro matrimonio ha bisogno di cure, quando vi accorgete che la vostra relazione sta marcendo, non abbiate paura di andare da Colui che non ha schifo di sporcarsi le mani con i nostri peccati, con le nostre fragilità, con le nostre debolezze.

Andiamo da Lui come fa il bimbo col pannolino sporco, senza vergogna, ma con la verità del nostro pannolino sporco, solo così potrà salvare la nostra relazione, il nostro matrimonio, solo guardando dentro il nostro pannolino. Coraggio sposi, questo ci insegna anche lo stile di amore che dobbiamo scambiarci. Per amare bisogna sporcarsi le mani.

Giorgio e Valentina

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