Cari sposi, oramai è prossimo il giorno di Natale, l’Avvento è agli sgoccioli. L’attesa è compiuta e tutta la Parola di oggi ci colloca già nell’anticamera di Betlemme. E allora quale miglior preparazione immediata che riascoltare una delle “annunciazioni” di Gesù, rivolta a Giuseppe?
Se ci immedesimiamo nelle sue circostanze, possiamo solo restare ammirati e stupiti dalla fede che dimostra davanti a un fatto di per sé drammatico e sconcertante. Una fede, infatti, che non veniva affatto spontanea in un frangente del genere.
Difatti, secondo la prassi ebraica di allora, Maria era già formalmente sua moglie per aver iniziato il kiddushin con cui si erano scambiate le promesse tra loro e solo mancava la celebrazione con il banchetto affinché il matrimonio fosse completo. Proprio in questo lasso di tempo, Giuseppe viene a sapere della gravidanza di Maria, subendo durissimo colpo al cuore e sperimentando una profonda delusione nei suoi confronti. Eppure, egli agisce in modo del tutto diverso da quello che nel suo milieu sarebbe stato usuale.
Anche se avesse optato per la soluzione più soft, di certo, però, la notizia del tradimento della moglie prima o poi sarebbe trapelata trasformandosi inesorabimente in una macchia disonorevole e scandalosa, un’infamia traumatica, che avrebbe senz’alcun dubbio precluso per sempre a Maria un nuovo matrimonio e condannandola ad una triste solitudine per il resto dei suoi giorni.
Eppure, Giuseppe, in fin dei conti, compie un gesto eroico: sfidando l’evidenza si fida di Dio e accoglie Maria così com’è, dimostrando una fede profondissima, speculare a quella della sua consorte qualche mese prima. Questo ci mostra come la volontà di Dio passa per vie a noi il più delle volte ignote. Ma è proprio quando Lui ci scombina i piani e noi, comunque, ci fidiamo che poi accadono meraviglie!
Il Signore vuole dirci che è con questa fede che ci possiamo approcciare al Natale e solo se noi ci sintonizziamo con l’atteggiamento di Maria e Giuseppe possiamo incontrare personalmente Gesù. Al contrario sarà di certo una gran bella festa tradizionale, tra panettoni, torroni e panpepato, però senz’anima, senza una vera conversione.
Sul versante nuziale questo ha un’importante ricaduta, perché il matrimonio cristiano è di più di un semplice innamoramento tra uomo e donna, reso stabile dal patto. Richiede anch’esso un atto di fede non minore di quello di Giuseppe e di Maria nei confronti della Presenza di Dio tra di loro.
Lasciamo perciò che sia San Giovanni Paolo II a ricordarci quanto sia importante la fede vissuta, una fede che getti luce sullo sguardo reciproco tra gli sposi, per non ridursi nel tempo a fissarsi nei difetti reciproci:
“Il momento fondamentale della fede degli sposi è dato dalla celebrazione del sacramento del matrimonio, che nella sua profonda natura è la proclamazione, nella Chiesa, della Buona Novella sull’amore coniugale: esso è Parola di Dio che «rivela» e «compie» il progetto sapiente e amoroso che Dio ha sugli sposi, introdotti nella misteriosa e reale partecipazione all’amore stesso di Dio per l’umanità. Se in se stessa la celebrazione sacramentale del matrimonio è proclamazione della Parola di Dio, in quanti sono a vario titolo protagonisti e celebranti deve essere una «professione di fede» fatta entro e con la Chiesa, comunità di credenti. Questa professione di fede richiede di essere prolungata nel corso della vita vissuta degli sposi e della famiglia: Dio, infatti, che ha chiamato gli sposi «al» matrimonio, continua a chiamarli «nel» matrimonio” (Familiaris consortio 51).
Quanto dice il Papa si riflette anzitutto nella fede genuina di Giuseppe e di Maria. Infatti, come Giuseppe ha guardato con fede Maria, anche nell’ora della prova e viceversa Maria ha visto nella fede Giuseppe come l’uomo che avrebbe rispettato la sua scelta verginale, parimenti voi sposi siete chiamati ad usare il grande dono della fede per vedervi come parte di un Progetto più grande di voi, uno sguardo che il buon senso non riuscirà mai a raggiungere. Perciò, solo nella luce proveniente da quella Grotta avrete quella sicurezza e certezza di essere sulla strada giusta e la conferma di vedervi secondo gli occhi di Dio.
ANTONIO E LUISA
Ci si sposa quasi sempre con un’idea in testa: come dovrebbe essere il nostro matrimonio, la nostra famiglia, persino noi stessi come sposi. Poi la vita arriva, sorprende, spiazza, mette alla prova. È successo anche a noi. E lì si capisce una cosa decisiva: l’ideale, se non incontra il reale, diventa una fuga. Il matrimonio non è costruire la famiglia perfetta, ma imparare a stare nella realtà così com’è. È cercare Gesù nel qui e ora, nelle fatiche, nei limiti, nelle gioie imperfette. È ritrovarsi davvero, e insieme ritrovare Cristo, non nell’idea, ma nella vita vissuta.
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