Come due apripista

Dal «Commento su san Luca» di san Beda il Venerabile, sacerdote (1, 46-55; CCL 120, 37-39)  «Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46). Dice: il Signore mi ha innalzato con un dono così grande e così inaudito che non è possibile esprimerlo con nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il cuore nel profondo. Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio, poiché il mio spirito si allieta della eterna divinità di quel medesimo Gesù, cioè del Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo con una concezione temporale. […] «Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre» (Lc 1, 55).

Si intende la discendenza spirituale, non carnale, di Abramo; sono compresi, cioè, non solo i generati secondo la carne, ma anche coloro che hanno seguito le orme della sua fede, sia nella circoncisione, sia nell’incirconcisione. Anche lui credette quando non era circonciso, e gli fu ascritto a giustizia. La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e alla sua discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto: «Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa» (Gal 3, 29).   È da rilevare poi che le madri, quella del Signore e quella di Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché, come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l’inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita.

A poche ore dal Natale la Chiesa ci offre questo scritto del quale abbiamo preso la prima e ultima frase; la prima contestualizza il commento sull’inno del Magnificat, la seconda è quella che più ci è parsa adatta al nostro tempo.

Ultimamente stiamo assistendo a rivendicazioni della parte femminile della società a scapito di quella maschile, ovviamente ci sono state e ci sono esagerazioni da entrambe le parti, e queste avvengono quando si perde la bussola che orienta: l’antropologia cristiana. Nella corretta antropologia cristiana il maschile ed il femminile hanno medesima dignità, la quale si esprime e si manifesta con specificità peculiari per ciascuno dei due sessi, fermo restando che molte caratteristiche sono comuni. E’ questa la corretta visione che orienta il cristiano, perciò anche letture come quella sopra non prestano il fianco a ideologie varie proprio perché partono dalla visione che l’uomo è stato creato maschio e femmina, due sessi differenti in vista della comunione tra loro.

I due co-protagonisti dell’Avvento sono la Madonna ed il Battista, (non a caso un maschio ed una femmina) poiché sono posti come guide per noi, come due prototipi, come se fossero due bodyguard i quali fanno da apripista per il vip che deve passare in mezzo alla folla. Similmente ai bodyguard, i due apripista dell’Avvento non hanno attirato gli sguardi della gente su di sé, ma hanno aperto la strada al Figlio di Dio, ed ognuno dei due l’ha fatto con modalità singolari incarnate nella propria mascolinità e femminiltà.

[…] come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l’inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita. Questa ultima frase è carica di speranza per l’umanità intera, non serve sbandierare nessuna rivendicazione, perché semplicemente sta dicendo una verità. Il Signore ha disposto che sia la donna a custodire dentro di sè la vita nascente, e questo dato che potrebbe sembrare un mero dato biologico, apre la finestra sulla vita interiore, ci sta dicendo che la donna è posta come prima tenera culla non solo della vita corporale ma anche di quella spirituale. Certamente la Madre del Signore e santa Elisabetta avevano al loro fianco san Giuseppe e san Zaccaria, custodi e protettori a loro volta della propria sposa che portava in grembo la vita nascente.

San Beda ci dona un carico di speranza per il nostro futuro, poiché ci sta dicendo che la maternità, biologica o spirituale, ha un ruolo fondamentale per ridare al nosto mondo la vita, nel senso più ampio della parola.

Cari sposi, ma una donna come può portare una tale fardello da sola? Ha bisogno di un uomo che la protegga, la sostenga, la solleciti, la custodisca, e che la affianchi nel ridare a questo nostro mondo la vita bella che il Natale porta con sè.

Coraggio sposi, in questo tempo speciale tocca a noi sposi fare da apripista alla vita bella, alla Vita vera, così come hanno fatto il Battista e la Madonna, ed ognuno di noi lo può fare nella propria sponsalità, nel proprio matrimonio, nella propria mascolinità o femminilità.

Auguri di un Santo Natale.

Giorgio e Valentina

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