Dalla «Lettera a Diognèto» (Cap. 8, 5 – 9, 6; Funk 1, 325-327) […] Dopo aver tutto disposto dentro di sé assieme al Figlio, permise che noi fino al tempo anzidetto rimanessimo in balia d’istinti disordinati e fossimo trascinati fuori della retta via dai piaceri e dalle cupidigie, seguendo il nostro arbitrio. Certamente non si compiaceva dei nostri peccati, ma li sopportava; neppure poteva approvare quel tempo d’iniquità, ma preparava l’era attuale di giustizia, perché, riconoscendoci in quel tempo chiaramente indegni della vita a motivo delle nostre opere, ne diventassimo degni in forza della sua misericordia, e perché, dopo aver mostrato la nostra impossibilità di entrare con le nostre forze nel suo regno, ne diventassimo capaci per la sua potenza. […]
Nell’Ufficio di qualche giorno fa, ci è stato proposto uno stralcio di questa “Lettera a Diogneto”, dal quale noi abbiamo estrapolato solo qualche riga che ci aiuterà nella riflessione odierna.
Non è raro per noi incontrare coppie che ci confidano le proprie debolezze di singoli o di coppia, le proprie incapacità a far decollare il proprio matrimonio e, spesso, ci troviamo spiazzati al primo momento. Quando in una coppia sorgono problemi non bisogna aver paura di andare da qualcuno, poiché questo qualcuno esterno alla coppia è libero da coinvolgimenti affettivi, libero anche da dinamiche interne alla coppia che rendono il suo sguardo sulla situazione più lucido.
Dopo un primo momento spiazzante bisogna prendersi un poco di tempo per analizzare con calma varie questioni. Per gli sposi questo primo momento potrebbe sembrare come una montagna invalicabile, potrebbe spaventare un po’, ma la paura a volte tira brutti scherzi, perciò è necessario astenersi da giudizi affrettati e mettersi in una condizione di ascolto. Essa è una condizione che va oltre il mero udire, e richiede anche l’adesione del cuore.
Di solito noi non cominciamo mai col dispensare consigli e/o tattiche di comunicazione tra i due e/o strategie per far funzionare la coppia, la prima cosa che facciamo è quella di ricordare ai due proprio che sono in due, cioè che sono una coppia, che sono un sacramento vivente, che Dio li ha pensati insieme fin dall’eternità per essere il Suo amore incarnato maschile per lei e femminile per lui.
Cari sposi, il nostro impegno deve essere il massimo possibile, ma da soli non combineremmo niente (cfr. Gv 15.5 : “[…]senza di me non potete far nulla“), ci vuole la potenza salvifica di Dio Amore, la potenza del Santo Spirito che infonde nella nostra umanità maschile e femminile il Suo Amore, ci vuole la Redenzione operata dal Figlio che porta su di sè i nostri peccati e ci trasferisce nel Suo Regno: dopo aver mostrato la nostra impossibilità di entrare con le nostre forze nel suo regno, ne diventassimo capaci per la sua potenza.
Tutto questo non è indolore, però è possibile, con Lui l’impossibile diventa possibile, con la Sua potenza un marito burbero diventa una fonte di tenerezza, una sposa acida diventa amabile. Questi miracoli sono Grazie del Sacramento del Matrimonio che la Madonna non vede l’ora di spandere su noi sposi.
Coraggio! Manca poco al Natale.
Giorgio e Valentina
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