Gli abiti da sposa di Santa Rita

Ieri, 22 maggio, la Chiesa ha ricordato una delle Sante più amate e conosciute, Rita da Cascia. Donna, moglie, madre, vedova, suora: Rita ha vissuto tutte le vocazioni, offrendo a Dio l’interezza di ciascuna di esse con spine, croci, consolazioni e gioie; proprio per questo è la patrona – insieme a San Giuda Taddeo – delle cause impossibili.

Casualmente, alcuni giorni fa, ho scoperto un’iniziativa che non conoscevo ma che sicuramente vale la pena promuovere e far arrivare anche a chi, come me, ancora la ignorava: l’Atelier di Santa Rita. A partire dagli anni Cinquanta e con notevole incremento nei tempi di più recenti, il Santuario di Cascia accoglie abiti da sposa provenienti da tutta Italia, mettendoli a disposizione delle donne che non possono permettersi di acquistarne uno nuovo. I vestiti possono essere donati di persona oppure spediti, anche in forma anonima, e sono conservati con cura meticolosa e amorevole precisione in un ampio locale del convento, ordinati e classificati da suor Maria Laura, che accoglie anche le novelle spose che lì si recano per provarli e trovare, così, il loro preferito.

Tutto questo avviene senza pubblicità eclatanti e senza vanti ma nella discrezione e nel silenzio, in un’ottica di carità autenticamente cristiana, profumata d’amore e di fraternità, proprio come affermava San Giuseppe Moscati riguardo al suo cestino alimentare: “Chi può metta, chi non può prenda“. Regalare il proprio abito nuziale è un gesto di gratuità davvero squisita non solo da un punto di vista umano e materiale ma anche spirituale perché è un modo di affidare il proprio matrimonio ad una santa che ben ne ha vissuto tutte le pieghe ma non solo: da subito si sa che si farà del bene a chi ne ha bisogno, in modo totalmente disinteressato. La sposa che dona, infatti, non riceve nulla in cambio né il Monastero, che non pretende alcuna quota per il vestito, lasciando tutto alla possibilità e alla sensibilità di chi si reca lì per prelevarlo; le persone che possono lasciano un’offerta – ne sono state fatte, ad onor del vero, anche di consistenti – e molte riportano l’abito dopo averlo usato, portando così avanti questa nobile catena di generosità, ma chi non può torna a casa con un vestito in perfetto stato ed in maniera completamente gratuita.

Un altro aspetto da considerare è che in questo atelier della carità l’abito fisico diventa simbolo di quello interiore e tanto si alleggerisce uno quanto spicca il volo l’altro; spogliandosi del vestito tra i più importanti nella vita, quelle donne che già lo hanno fatto ci dimostrano che è possibile vivere l’essenziale del sacramento, al di là di moda, apparenze, pizzi e merletti ed essere in grado di affidare il proprio matrimonio all’intercessione di Santa Rita – riflesso dell’affidamento a Dio – così come donare il vestito per rendere felice un’altra sposa. Se è vero che “l’abito non fa il monaco”, possiamo dire che è altrettanto onesto affermare che un abito donato può fare una bella differenza!

In una società in cui se non si monetizza si è considerati un peso, regalare qualcosa di costoso – invece che venderlo – deve spingerci ad una domanda ben precisa: che si guadagna? In tutto questo vedo una mirabile traduzione nei fatti dell’inno alla carità di San Paolo, nel quale afferma: “La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira,” (1 Cor 13, 4-5). A Cascia avviene lo stesso: né le donatrici né le monache hanno un guadagno economico ma esclusivamente spirituale, accumulando tanti piccoli tesori che saranno l’unica valuta accettata nel Cielo.

Fabrizia Perrachon

Per maggiori informazioni il sito ufficiale è: https://santaritadacascia.org/

Viale Santa Rita, 13 – 06043 Cascia (PG) Italia
tel: +39 0743 76221
monastero@santaritadacascia.org

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