Ci sei sempre, nonostante tutto

Cari sposi, pochi giorni fa il Signore ha chiamato a sé Madre Elvira, fondatrice della Comunità Cenacolo. Donna semplice e straordinaria, grazie alla quale il Signore ha ridato vita a migliaia di giovani e famiglie. Vorrei citare per intero una sua testimonianza offerta al Meeting di Comunione e Liberazione nel 2008:

Quando avevo 10, 12, 15 anni, mi vergognavo di parlare della mia famiglia, povera, senza casa. Mio padre (alcolizzato) è quello che ha fatto di me una donna capace di amare. Se papà fosse stato una persona dabbene, una persona affidabile, una persona che guardava la famiglia, che pensava alla famiglia, forse non ci sarei qui, perché in fondo mio padre mi ha insegnato la povertà, l’umiltà. Mi ricordo, veniva a prendermi a scuola in bicicletta, e i ragazzini di 9 anni, in terza elementare, mi dicevano: “Rita, to papà l’e tornà ciuc”, “Tuo padre è di nuovo ubriaco”. E io mi stringevo il cuore e con la cartella, con la testa bassa, me ne venivo via, veloce. Tutte cose che quando sono diventata adulta le ho pensate, e per tanto tempo mi sono vergognata di parlare di mio padre, di parlare della mia famiglia. Oggi ringrazio mio padre, perché mi ha insegnato la vita, la concretezza della vita, anche quando aveva bisogno delle sigarette e in piena notte mi svegliava: “Vamm’ accattà le sigarette” e non potevo dire no. Avevo paura, perché dovevo passare in posti dove c’erano gli alberi e vento e di notte, e correvo, correvo, correvo. Tutte queste cose, mi ricordano, mi dicono: com’è stato saggio mio padre, lui non lo sapeva ma intanto ha formato me all’ubbidienza, perché non potevo dire no al sacrificio, perché qualche volta d’inverno faceva freddo, avevo paura, il buio, lui non si curava, perché non era in sé, per il vino. Oggi dico grazie alla Divina Provvidenza che mi ha dato un padre così, perché se non avessi fatto quei sacrifici, ripeto, forse oggi non sarei qui in mezzo a voi. Ritengo che mio papà sia stato il primo drogato che la Divina Provvidenza mi ha messo fra le braccia”.

Strano vero? Dietro una donna così tutti penserebbero a genitori amorevoli e presenti… Eppure, il Signore aveva un altro piano. Analogamente, la Parola di oggi ci mostra un Gesù che provoca una scena drammatica per i suoi discepoli. Se c’è Uno che può prevedere il futuro e con esso gli eventi atmosferici è proprio Gesù. Lui sa bene che ci sarà una tempesta sul lago e, ciò nonostante, “costringe” gli apostoli a prendere il largo e andarci dritti contro. Impressionante!

Sappiamo che nella Bibbia il mare è un rimando simbolico al male, al peccato. Ciò che avviene qui ha il ricordo del passaggio del Mar Rosso, una scena simile in cui Dio spinge Mosè e il popolo ad oltrepassarlo per raggiungere la Terra Promessa. Potremmo quindi dire che, più che a un male oggettivo, il Signore sta incalzando i suoi verso una nuova tappa di vita, verso un cambiamento radicale e questo per forza passa dalla tempesta.

Non è forse vero che nella vita ci sono tanti snodi e passaggi che non vorremmo affrontare? Ma è necessario andare oltre la propria zona di comfort, accogliere la scomodità di un cambiamento, se vogliamo crescere nella fede personale e di coppia, nella relazione sponsale, nella capacità educativa. È commovente constatare che il centro di tutta la scena non sono le onde o la paura dei discepoli bensì quella voce forte e nitida che essi udirono nonostante il trambusto: “Sono io”. Qui vi è un chiaro riferimento a ciò che visse Elia sull’Oreb ma soprattutto a Mosè sul Sinai. Come a dire: “sono io che comando, ho io il controllo di tutto ciò che ti sta accadendo, sono più forte di ogni tempesta”. Il messaggio più bello di questo Vangelo è che Cristo è più grande di ogni mia paura ed angoscia. Ma, affinché lo capiamo, Lui ci porta e ci attende nel bel mezzo delle nostre paure affinché impariamo a fidarci.

Dinanzi alle prove che voi sposi affrontate, impariamo da Pietro il quale istintivamente si stava concentrando solo sui suoi problemi e li voleva risolvere da solo finendo così per affondare. Guardando invece a Cristo, per quanto i problemi siano reali, voi coppia potrete “camminare sulle acque” e fare esperienza di Cristo anche nel bel mezzo di una tempesta.

Cari sposi, come ai giovani riuniti nella GMG, anche oggi Gesù, tramite Francesco, vi incoraggia a trovarLo proprio nelle vostre burrasche: “vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura. Di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora, vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore. E oggi Lui dice a voi, […]: «Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!»” (Omelia, 6 agosto 2023).

ANTONIO E LUISA

Ringrazio padre Luca per averci proposto questo aneddoto personale di suor Elvira. Mi ha tolto un grande peso dalle spalle. Io, che mi considero un genitore che commette una quantità enorme di errori con i figli, avevo bisogno di queste parole. Il tema del Vangelo è quindi la paura. Credo che a volte la paura della tempesta sia peggiore anche della tempesta stessa. Quanti non si sposano per paura di incontrare la tempesta, che le cose poi non funzionino. Per paura, non si mettono nemmeno sulla barca. Gesù invece ci spinge su quella barca. Ci invita a prendere il largo, a scommettere tutta la nostra vita per amore. E se la tempesta arriverà, ci sarà Lui con noi. Coraggio!

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