Dal Sal 115 (116) Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto ? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore.
Sarà capitato a tutti di sentirsi a disagio quando, a fronte di un dono ricevuto (di qualsiasi natura esso sia) non si hanno parole né mezzi per contraccambiare con altrettanta gratuità e benevolenza il nostro donatore. Proviamo un senso di giustizia: un desiderio di ripagare a nostra volta il donatore con un dono che in qualche modo almeno si equivalga a quanto ricevuto.
Ma perché accade così? Perchè l’amore chiama amore, dove per amore si intende non un vago e vacuo sentimento passeggero, ma un atto di amore completamente gratuito, frutto anche di sacrifici da parte del donatore.
Se questi nobili valori vengono vissuti e compresi così universalmente nell’esperienza umana, e la natura umana è creata ad immagine e somiglianza di Dio, significa allora che questa esperienza deve caratterizzare anche la nostra amicizia con Dio, il nostro amore a Lui. Ove Lui è il donatore, noi siamo i destinatari dei Suo atti di amore gratuito, il problema, in questo caso, è che noi non potremo mai ricambiare il nostro donatore con atti di amore di eguale portata.
Se infatti la portata dei Suoi atti è una portata infinita, chi di noi uomini può vantare di definirsi infinito?
Un atto di amore infinito richiede (per il senso di giustizia cui accennavamo all’inizio) un contraccambio di valore infinito, ma come potremmo mai noi, creature umane, soddisfare tale giustizia? Mai.
Perciò ci viene in aiuto la Chiesa, la quale ha intuito e compreso che, in realtà, a tutto ciò aveva già pensato Gesù, quando illuminò i Suoi sacri ministri sull’istituzione della Santa Messa.
Abbiamo già trattato un po’ queste tematiche nella serie di articoli dedicate alla celebrazione della Santa Messa Domenicale, ma qui vogliamo ribadire che troppo spesso essa è sottovalutata, per usare un eufemismo, dagli sposi cristiani uniti nel Sacramento. Il salmista si chiede come poter ripagare il Signore per tanti benefici, e subito fa un elenco di azioni sacre, come a dirci che la moneta privilegiata con cui ripagare Dio è proprio la Liturgia, e la Liturgia per eccellenza è la Santa Messa, quasi fosse la mamma di tutte le preghiere liturgiche.
Molti sposi si lanciano in preghiere accorate di ringraziamento al Signore per questa o quella Grazia, esse sono belle ma non sufficienti, poiché il grado più elevato che ci sia di riconoscenza è la Santa Messa. Siccome essa è un’azione di Cristo, e Cristo è il Figlio di Dio, va da sè che l’azione di rendimento di grazie è di grado infinito.
E gli sposi come entrano in questo ringraziamento? Sono innestati in Cristo (vero Dio e vero uomo) col Battesimo e con la Cresima, inoltre sono Sacramento vivente nel Matrimonio. Quindi nell’offerta che Gesù fa al Padre ci siamo dentro in qualche modo anche noi sposi, ecco perché la Santa Messa è la migliore risposta alla domanda del Salmista: Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? … potremmo rispondere: la Santa Messa, perché solo così rendiamo a Dio un culto degno di Dio.
Coraggio sposi, in questo tempo pasquale potremmo aggiungere al nostro planning settimanale qualche Santa Messa feriale. Con la buona volontà e l’aiuto della Grazia di Dio è possibile.
Giorgio e Valentina.