La legge dell’amore di Gesù non si accontenta, vuole di più. 

Ieri la liturgia proponeva un brano del Vangelo fantastico, dei versetti che noi sposi dovremmo meditare e interiorizzare.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: . Non c’è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Questo passo è stato spesso abusato. Viene usato per dare un’immagine di Gesù come se fosse uno di quei pacifisti-hippie alla Peace & Love. Abusato come la parola amore, completamente svuotata di ogni significato e sostanza e riempita solo di farfalle svolazzanti nella pancia e di pulsioni e passioni da soddisfare.

Gesù, nella giusta interpretazione di questo brano, risulta essere molto più esigente di quanto può sembrare. Ha perfezionato il decalogo consegnato a Mosè rendendolo ancora più difficile perché ci chiede di andare in profondità. Non per farci un dispetto ma perché nella pienezza della comprensione della Legge dell’Amore possiamo anche trovare la pienezza della nostra vita. Dio si è fatto uomo per questo. Per dare carne all’Amore. Gesù, infatti, ha detto anche: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento”.

Il comandamento nuovo di Gesù è molto più esigente di tutta la Legge conosciuta fino a quel momento. Gesù ha incarnato l’amore pieno e autentico nella Sua vita. Pensateci! Le altre religioni si basano su una serie di precetti e regole da rispettare formalmente. La nostra no, la nostra è prima di tutto l’incontro con il Cristo, e da lì tutto cambia, perché quando ti senti perdonato, amato, desiderato, cercato, voluto e servito in quel modo dal tuo Dio, non sei più lo stesso. Rispondere a quell’amore diventa un’esigenza del cuore e l’unica via per vivere in pienezza.

Ed è così che i comandamenti acquistano un valore positivo, diventano una bussola, un libretto delle istruzioni, per non sprecare la nostra vita e per aiutarci a comprendere come rispondere a quell’Amore. 

Facciamo un esempio: è più facile non uccidere o amare il prossimo tuo come te stesso? Sinceramente il primo mi è molto facile, non ho mai ucciso nessuno. Quante volte invece ho infranto il secondo uccidendo i fratelli con le mie parole, con un giudizio affrettato, con una condanna, con il mio disprezzo. Quante volte ho ucciso la mia sposa con una parola di troppo?

Lo stesso gioco si può applicare a tutti i comandamenti. Le richieste di Gesù sono molto più alte della Legge di Mosè, ma riempiono la vita e il cuore. I farisei, spesso criticati da Gesù, non sbagliavano ad applicare le leggi, ma si fermavano all’applicazione formale senza capirne la finalità. Rispettare una legge, pur giusta, senza che questo porti ad una conversione verso l’amore autentico, non serve a nulla, se non a sentirci migliori di altri e giustificati. Ci rende superbi e sprezzanti verso gli altri. Come i farisei, appunto. Sepolcri imbiancati ed ipocriti.

Vorrei fermarmi ora sul sesto comandamento. Cosa cambia, come si perfeziona il non commettere atti impuri con Amerai il prossimo tuo come te stesso? Cambia tutto. Si passa dalla forma al contenuto. Nel matrimonio l’amplesso fisico è un atto lecito anzi voluto e reso sacro da Dio. La forma, quindi, è salva ma lo sono anche il contenuto, la sostanza e il cuore? Quel gesto è sempre frutto dell’amore? La legge dell’amore di Gesù non si accontenta, vuole di più. Vuole che in quel gesto ci sia tutto il nostro amore. Esige una purificazione del cuore e della mente, esige una lotta continua con l’egoismo e la lussuria. Esige che quel gesto non sia l’appagamento di due egoismi, ma l’incontro di due persone che nell’amore desiderano donarsi ed accogliersi reciprocamente. Capite la differenza? Quante volte nell’amplesso gli sposi hanno non si amano ma si usano. Questi sono tutti adulteri del cuore. È un peccato perché si getta via un’occasione grande per fare un’esperienza meravigliosa di comunione e di Dio.

Antonio e Luisa

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