E se a metterci sul piedistallo ci pensiamo… noi stessi? Che succede quando, gradualmente, una coppia di sposi inizia la scalata del proprio ego? Quando gli altri o i propri talenti diventano solo un mezzo per emergere e brillare?
Succede che il piedistallo di cartone contraddice le belle parole professate. E questa differenza, ad un occhio attento, risulta evidente.
Continuiamo il capitolo sull’invidia reciproca. Esiste, come ho scritto nel precedente articolo, un rischio di svalutarsi e considerarsi “da meno”. Questo ha un corrispettivo diametralmente opposto: la vetrina da esposizione. Credersi belli, bravi, “di più” e godere dell’ammirazione generale, nutrendo il proprio ego di applausi e lettori.
Voglio premettere una cosa importante: i talenti (ognuno ne ha) vanno fatti fruttare, guai a nasconderli sottoterra! Nessuno si creda povero di essi. Ed è bello che risplenda la Sua gloria attraverso gli infiniti modi e gesti e opere e parole che Egli ispira ai suoi Figli. Largo spazio, dunque, alle coppie che hanno qualcosa da dare, testimonianze da fare, storie da scrivere e via dicendo. Così si nutre il popolo di Dio, si nutre l’annuncio, le membra sono in movimento e la Chiesa prospera. Un tripudio!
Il problema è sempre e comunque questione di cuore. Inizia quando si diventa lusingati e si gongola degli applausi. Ci si offende se non si viene coinvolti in iniziative dove si è sempre stati presenti. Si sgomita per essere i prediletti del parroco. La rabbia emerge quando sembra negato ciò che ci spetta (lo spazio, la nostra presenza…). Abbiamo un problema e si chiama idolatria. Gli idoli diventiamo noi stessi.
Seconda premessa: succede a tutti e sì, se ne esce. Il piedistallo, comunque, durerà poco. È fatto di carta. Va distrutto quanto prima o lo farà la vita stessa, dimostrando quanto le ambizioni stridano con la fede professata.
La ruvidità che utilizzo ha una motivazione molto semplice. Ho visto e vedo coppie che hanno tanto da donare (in termini di testimonianza). Queste coppie sono escluse da altre coppie, semplicemente per paura di perdere il posto faticosamente “guadagnato”. Coppie che non cedono, che non mollano, che non servono più tanto gli altri ma molto loro stesse. E consacrati un po’ tiepidi che, semplicemente, le lasciano fare, perché è quell’usato sicuro che conforta e dà sicurezza. E così, per anni, a guidare una realtà trovi sempre le stesse persone.
Ogni coppia è diversa, ogni coppia ha qualcosa da dare. La coppia a voi vicina ha qualcosa che voi stessi non potete dare. Invece, ciò che potete offrire voi, potete offrirlo soltanto voi. Capite quanta ricchezza nascosta sottoterra?
Capite quanto farebbe bene a tutti poter godere del tesoro tutto intero, anziché di un solo denaro? Capite quanto sarebbe bello smontare il piedistallo di carta e tornare, uniti, a servire il gregge?
Qualcuno avrà bisogno dei vostri talenti, come Sposi. Qualcuno avrà bisogno dei talenti che ha un’altra coppia. Qualcuno del modo di comunicare la fede di un’altra ancora… e così via. Il Signore ci ha reso bisognosi gli uni degli altri ma non tutti hanno bisogno di voi.
È Dio che soddisfa i bisogni di ognuno – solo Lui può colmare ogni vita. E qua entra in gioco la scomodissima umiltà, che va rispolverata!
Sì, quell’umiltà capace di cedere il passo. Di tornare a quella frase buffa ma vera: “Dio esiste ma non sei tu. Rilassati!”. E di scoprire che (udite, udite) a fare un passo indietro… non perdiamo niente. Anzi, si guadagna e il guadagno raddoppia, poiché diventa guadagno di tutti. No, non succede niente di brutto a mollare un po’ la presa. Lasciamo che vadano avanti altri. Potrebbero non avere esperienza, ma hanno la voglia di mettersi a servizio. Lo fanno con entusiasmo e un po’ di incoscienza. Quanto bene può fare cedere il posto? Scardiniamo questi idoli e dei piedistalli facciamo carta straccia. Sempre al primo comandamento siamo. Non ci si schioda proprio mai. Non a caso è il primo. Non avrai altro Dio all’infuori di me.
Non rendiamoci idoli di noi stessi, sposi da vetrina, da esposizione: il vero potere è e resta il servizio. Spontaneamente dato, ricevuto, anche lasciato quando serve, con sapienza.
Giada di @nesentilavoce