Gli sposi sono intercessori come Abramo

Cari sposi, oggi la Chiesa ci offre una Parola strutturata mettendo in parallelo due brani: il dialogo drammatico tra Dio e Abramo sulla sorte di Sodoma e la risposta di Gesù alla richiesta di un discepolo su come pregare. Che hanno in comune questi episodi? Si può dire che il Signore oggi vuole approfondire con noi il modo con cui preghiamo e soprattutto l’atteggiamento che soggiace alla nostra preghiera.

Vediamo nella prima lettura una conversazione alquanto strana: qui Dio sembra “cedere” alle richieste di Abramo, riducendo gradualmente il numero di giusti necessari per salvare la città, come se Egli fosse debole e facilmente influenzabile. Ma in realtà, niente di tutto ciò, difatti la Chiesa interpreta questo brano non come un segno di passività da parte di Dio ma come una rivelazione della misericordia divina e dell’importanza dell’intercessione. Dio è giusto al tempo stesso che misericordioso e riesce a trovare l’equilibrio per non distruggere il giusto con l’empio. A questo riguardo dice San Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, I, q. 21, a. 4) che Dio non può cambiare idea ma semmai si esprime in un linguaggio umano, ragion per cui l’apparente “negoziazione” mostra che la Sua misericordia prevale sulla giustizia ma senza contraddirla.

E poi, perché Abramo si prende tutta questa libertà? Perché lui anzitutto si fida oltremodo di Dio. Così facendo, egli rivela essere una prefigurazione profetica di Cristo, l’Intercessore per eccellenza a favore dei peccatori di tutti i tempi. Già si intravede, perciò, un tratto del Vangelo, difatti tutto il colloquio avviene con grande libertà e umiltà da parte di Abramo, ragion per cui Dio ne accetta le richieste, mostrando una relazione personale e non meccanica con l’uomo. Ecco allora che emerge il grande potere dell’intercessione, una delle più alte forme di preghiera perché ci rende simili al Cuore di Cristo, come insegna il Catechismo: “L’intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù” (CCC 2634).

Quella di Abramo è una preghiera umile, insistente, coraggiosa, ambiziosa… che tocca il cuore paterno di Dio e per grazia ottiene il frutto. Ma in tutto ciò sorgono comunque domande profonde: se Dio sa tutto ciò di cui ho bisogno, perché non me lo dà e punto? Perché mai ho bisogno io di chiederGlielo? E inoltre: perché mettere in mezzo in una persona piccola e fallibile come tutti gli altri? Non era meglio se Dio fosse intervenuto direttamente senza tanti fronzoli? La scena evangelica, con i due esempi fatti da Gesù, è assai eloquente e profonda, perché svela, con parole semplici e riferimenti concreti, come la pensa Dio e come è il Suo Cuore. Egli cerca un rapporto personale con ciascuno di noi. Ogni persona non è un birillo da spostare a suo piacimento ma un essere con dignità infinita e che Egli vuole servire e con cui vuole tessere una relazione vera.

Ma c’è un’altra verità sbalorditiva: il Signore desidera compiere il bene in modo che sembri opera nostra, farina del nostro sacco. Dio, per così dire, si cela normalmente dietro le nostre azioni perché ci ama e perché vuole che il Suo Amore pervada la nostra vita, abbellendola e innalzandola. Per questo, sempre S. Tommaso afferma: “A Dio compete comunicare la sua bontà alle creature non solo nel fatto che esse ricevono la bontà, ma anche nel fatto che la trasmettono ad altre” (Summa Theologiae, I, q. 103, a. 6). Questo significa che la mediazione delle creature (ad esempio, degli angeli, dei santi, degli uomini giusti come Abramo) non sminuisce la potenza divina ma la esalta, perché Dio le rende collaboratrici della sua Provvidenza.

A questo punto, il riferimento a voi sposi è molto più immediato. Sodoma può anche essere il coniuge indurito, chiuso, lontano e l’altro è chiamato, in forza della grazia ricevuta nel Sacramento, ad essere quell’intercessore che, come Abramo, cerca di smuovere il cuore di Dio. Lo dico pensando a tante belle testimonianze che il Signore mi ha regalato, nel mio percorso sacerdotale, di coppie così in cui ad un certo punto uno ha dovuto remare di più a favore dell’altro. E anche davanti a comportamenti gravi, non si è posto come giudice ma, alla stregua di Abramo, ha imboccato la via della misericordia. In un mondo che insegna “ti amerò finché dura” oppure “ti vorrò bene finché te lo meriti”, voi sposi avete il grande dono e la possibilità di predicare con la vita che una casa, una famiglia si può reggere solo grazie a questo stile di vita, di preghiera reciproca, di misericordia.

Vorrei concludere con un passaggio di Papa Benedetto, che ci regala un approfondimento proprio sulla figura spirituale di Abramo: “Così, per l’intercessione di Abramo, Sodoma potrà essere salva, se in essa si troveranno anche solamente dieci innocenti. È questa la potenza della preghiera. Perché attraverso l’intercessione, la preghiera a Dio per la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desiderio di salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore. Il male, infatti, non può essere accettato, deve essere segnalato e distrutto attraverso la punizione: la distruzione di Sodoma aveva appunto questa funzione. Ma il Signore non vuole la morte del malvagio, ma che si converta e viva (cfr. Ez 18,23; 33,11); il suo desiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, trasformare il male in bene. Ebbene, è proprio questo desiderio divino che, nella preghiera, diventa desiderio dell’uomo e si esprime attraverso le parole dell’intercessione. Con la sua supplica, Abramo sta prestando la propria voce, ma anche il proprio cuore, alla volontà divina: il desiderio di Dio è misericordia, amore e volontà di salvezza, e questo desiderio di Dio ha trovato in Abramo e nella sua preghiera la possibilità di manifestarsi in modo concreto all’interno della storia degli uomini” (Udienza 18 maggio 2011).

ANTONIO E LUISA

Spesso preghiamo perché nostro marito o nostra moglie cambi, diventi più affettuoso, più presente. Ma il primo cambiamento da chiedere è nel nostro cuore: diventare noi, con la grazia di Cristo, fonte di amore gratuito. È questo amore che può toccare e trasformare l’altro. Io ringrazio Dio perché Luisa ha fatto proprio questo: non ha cercato di cambiarmi, ma mi ha amato così com’ero. E quell’amore ha cambiato il mio cuore. È la forza silenziosa del Vangelo vissuto. Quando uno dei due ama così, senza pretese, diventa via di salvezza per l’altro. E l’amore, quello vero, rifiorisce.

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