Il conflitto non va nascosto sotto il tappeto

In Amoris Laetitia Papa Francesco scrive: “Occorre anche interrogarsi sulle cose che uno potrebbe personalmente maturare o sanare per favorire il superamento del conflitto”.

Nella mia famiglia di origine il conflitto era vissuto come una grande tempesta, passata la quale tornava la tranquillità, ma non vedevo i miei genitori fare davvero pace. Non si risolvevano i problemi, venivano accantonati fino alla volta successiva ed io, di fronte alla tempesta, mi sentivo spaventata e triste.

Mi sono accorta di aver a lungo evitato il conflitto, memore dei sentimenti di paura provati, ma anche di aver adottato la stessa modalità dei miei genitori: faccio fatica a riparlare di quanto successo, a riparare e fare pace.

Francesco mi ha raccontato che i suoi genitori evitavano di mostrare davanti ai figli i conflitti presenti fra loro e di aver percepito che lo facessero per un forte senso del dovere, lasciando però crescere disagi e incomprensioni tra loro. Mio marito ha assorbito questa tendenza a voler evitare conflitti diretti, ma questo lo porta a covare malessere e a provare sentimenti di frustrazione.

Io e Francesco sulle grandi questioni ci troviamo d’accordo. I conflitti tra noi scaturiscono spesso dalla gestione della quotidianità. Nella nostra famiglia numerosa fatichiamo a trovare tempo, energia e tranquillità per affrontare i conflitti, ma ogni conflitto non gestito è come un sassolino che viene nascosto sotto il tappeto fino a creare una montagna che genera litigi molto accesi.

Abbiamo vissuto nel nostro matrimonio una grave crisi che ci ha portato a partecipare al Programma Retrouvaille e grazie al percorso fatto, stiamo imparando a modificare il nostro approccio alla gestione del conflitto: Francesco ora cerca di tenere conto del mio stato emotivo e dei bisogni che cerco di esprimere e non evita più il confronto ed io, che pensavo che in un conflitto ci dovesse essere un vincitore, ho compreso che vinciamo entrambi se impariamo qualcosa e non mi tengo sulle difensive, ma accetto la realtà che il mio sposo è diverso da me, che prova sentimenti differenti da quelli che io mi aspetterei e che a volte le mie supposizioni sul suo pensiero non coincidono con ciò che lui pensa veramente. Insomma, è necessario che ci ascoltiamo a vicenda con cuore aperto e soprattutto che siamo disponibili a cambiare quei comportamenti che hanno un effetto distruttivo sulla relazione.

Poco tempo fa abbiamo affrontato un argomento che ci creava parecchi attriti: l’alimentazione da seguire in famiglia. È stato molto utile poterci prendere un momento in serenità per dialogare in maniera costruttiva e affrontare la questione con meno chiusure e tensioni, ascoltando a vicenda i sentimenti e le ragioni dell’altro. Francesco per la prima volta mi ha espresso i suoi sentimenti spiacevoli e l’ho visto sollevato, come quando aspetti l’esito di un esame medico e improvvisamente ti arriva la notizia che è tutto a posto.

Quando riusciamo a parlarci con il cuore in mano, è bello vedere come le decisioni che ci siamo condivise vadano nella stessa direzione e che troviamo un accordo sulle cose da fare. Parlare in prima persona di ciò che si prova e di ciò che ci si aspetta da una situazione, ti educa ad assumerti le tue responsabilità, a desiderare di cambiare te stessa e non il tuo sposo.

Con questa consapevolezza mi sento sollevata, come una piuma che volteggia sospinta da una brezza leggera.

Mary e Francesco (Retrouvaille)

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