Chi amare di più o chi amare prima?

Mi ha contattato Vittorio per chiedermi qualche articolo del blog che trattasse il tema amore genitoriale e sponsale. Qual è più grande? Detto in altre parole: è giusto amare maggiormente il coniuge o i figli? Lui è un tiktoker e ci mette la faccia sempre. In uno dei suoi ultimi video si è accesa una discussione molto calda tra chi sosteneva che l’amore per i figli è insuperabile in quanto sono parte di noi, hanno parte del nostro patrimonio genetico mentre il coniuge è biologicamente un estraneo. Mentre altri, tra cui lo stesso Vittorio, che sostenevano la priorità dell’amore sponsale. Un tema ricorrente e anche molto interessante. Mi permetto di evidenziare alcuni punti che possono fare chiarezza.

Non c’è competizione ma condivisione. Amore genitoriale e amore sponsale non sono in competizione tra loro. Sono due amori diversi, con finalità e modalità diverse. Non posso paragonarli. Posso paragonare per intensità l’amore per i miei amici. Con alcuni è più intenso, intimo e profondo con altri è assimilabile a una conoscenza e nulla più. Ma posso farlo perché sono lo stesso tipo di amore. Io non amo i miei figli nello stesso modo con cui amo mia moglie. Io ho quattro figli e non posso amarli in modo esclusivo. Ho una sola moglie che invece amo in modo esclusivo. L’amore per mia moglie è totale. Presuppone il dono totale di me stesso in anima e corpo. L’amore per i figli no. Ciò non significa che io amo di meno i miei figli ma che li amo diversamente. Sono piani diversi che non si ostacolano ma che anzi quando sono vissuti in modo sano si alimentano tra loro.

È giusto dare un ordine all’amore. Perché senza ordine ci troveremmo nel disordine relazionale ed esistenziale. Ed è ciò che succede a tanti. Qual è l’ordine giusto? È molto semplice. Ogni amore ne ha come sorgente un altro. Faccio un esempio per farmi capire. L’amore per i figli è come un lago. L’amore per il coniuge è il fiume che alimenta il lago. L’amore per Dio è la sorgente che dà origine e acqua al fiume. Quindi esiste l’ordine corretto per vivere relazioni sane e buone è semplice da comprendere. Amare Dio, la sorgente, da cui trarre forza per amare il marito o la moglie in modo gratuito, il fiume, da cui trarre amore per amare i figli in modo sano e non possessivo, il lago.

Proviamo ora a modificare l’ordine e proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere. Se dovessimo eliminare la sorgente, cioè Dio, andremmo a riversare tutte le nostre aspettative e desideri di essere amati nel coniuge. Metteremmo sulle spalle di una persona come noi un peso enorme. Chiederemmo ad una persona finita un amore infinito e senza condizioni. Nel giro di poco, senza la sorgente inesauribile dell’amore di Dio, il fiume si ridurrebbe a un torrente e poi a un deserto. Non è quello che accade in tante relazioni? Diffidate da chi vi dice sei il mio tutto, sei la ragione della mia vita. Lì non c’è amore libero ma dipendenza.

Se dovessimo eliminare anche il fiume e dovessimo cercare tutto l’amore nel lago, nei nostri figli, il disastro è assicurato. Per noi e per quei poveretti dei nostri figli. Cosa voglio dire? Che non solo elimineremmo l’aggancio con la sorgente Dio, ma anche con l’amore esclusivo e indissolubile del coniuge con il risultato che riverseremmo tutti i nostri bisogni affettivi e le nostre aspettative sui figli. Con il risultato di costruire una relazione genitore/figlio simbiotica e dipendente. Completamente fuori da ogni verità. Noi dobbiamo preparare i nostri figli a farcela senza di noi, a lasciare la nostra casa. Non dobbiamo tenerli stretti perché abbiamo bisogno di loro per sentirci amati. Che tristezza quelle madri, ad esempio, che sentono la fidanzata del figlio come una rivale in amore e fanno di tutto per entrare in competizione e parlare male di lei. Capite dove sta il problema?

Non possiamo riversare sui nostri figli il bisogno di attenzione e di affetto. Rischiamo davvero di rovinare tutto. Di rovinare il nostro matrimonio e di non permettere ai nostri figli una capacità di staccarsi da noi quando sarà il momento per loro di formare una nuova famiglia. Permettere loro di fare quel processo difficile e necessario di desatelizzazione. Smettere di orbitare intorno alla nostra stella e di trovare la loro. Non significa non amarli, ma amarli nel modo giusto.  La mia vocazione di sposo è prima di tutto amare la mia sposa. La vocazione della mia sposa è prima di tutto amare me. I figli sono il frutto dell’amore che ci unisce. È sbagliato quindi smettere di nutrire l’amore sponsale e la relazione di coppia per dedicarsi quasi esclusivamente al ruolo genitoriale. 

Non significa che l’amore per i figli venga dopo e valga di meno. Significa che i nostri figli hanno bisogno di nutrirsi non solo dell’amore diretto dei due singoli genitori ma anche di percepire l’amore che i due genitori provano tra loro, perché loro sono il frutto di quell’amore. È un errore gigantesco per gli sposi smettere di trovare momenti di intimità, di dialogo e di cura reciproca. Smettere magari anche di fare l’amore. Significa rovinare tutto. La stanchezza c’è, lo so bene. Abbiamo anche noi quattro figli nati a breve distanza l’uno dall’altro, e sono stati anche loro piccoli, ma non si può prescindere dalla nostra relazione sponsale. Ci occupiamo di tante cose anche quando siamo stanchi perché dovremmo trascurare la nostra relazione che dovrebbe essere messa al primo posto?  Poi i nodi vengono al pettine.

Antonio e Luisa

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Un pensiero su &Idquo;Chi amare di più o chi amare prima?

  1. “Chi amare di più o chi amare prima?”

    Per me, in una famiglia, l’amore vive in un “pannetto di pasta madre” , ossia nei genitori. L’amore è uno storico concentrato che si rinnova ogni giorno, con farina sempre nuova, per nuovo fragrante pane sfornato.

    La sostanza della “pasta madre” è già amore amato, (tanto e per primo). E’ lievito curato e nutrito, sempre vivo, che si trasforma quotidianamente in fragrante dono amato, per nuovi “pannetti di pasta madre”.

    Quando la “pasta madre” per svariate cause inacidisce…il pane sfornato, per quanta cura e amore riceve, non potrà mai essere veramente sano, nutriente e profumato. Sarà come amore amaro, disperso, che non trova se stesso.

    Credo che in una famiglia, l’amore ha per natura una sua chiara e necessaria identità, che sempre si rinnova, nella gioia e nella semplicità, oppure nella fatica, nell’ambiguità e nella tristezza.

    I figli nutriti di amore sano, ameranno a loro volta di amore vivo. Il loro “pannetto di pasta madre”, sarà pasta da sempre amata e che naturalmente e intensamente ama e amerà.

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