Come marinai coraggiosi

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Alcuni giorni fa ero in classe insieme alla quarta superiore con cui lavoro. La lezione era quella del laboratorio scenografico durante il quale stiamo affrontando il tema della navigazione. Ci stiamo addentrando nell’argomento attraverso il classico di H.Melville “Moby Dick”, di cui abbiamo visto una fedele versione cinematografica del ’56 “Moby Dick, la balena bianca”. Per completare il percorso decidiamo di confrontarci con la rivisitazione moderna dell’opera melvilliana, “Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick”, prodotta nel 2015 con la regia di Ron Howard e interpretata da Chris Hemsworth.

Il taglio della vicenda è drammatico e la tensione continua, uno dei personaggi che ruotano intorno alla ricerca della famosa balena bianca lamenta: “Il diavolo ama i segreti taciuti, specie quelli annidati nell’animo di un uomo”. L’espressione mi colpisce e ne prendo nota. Riflettendoci, diventa chiaro il parallelismo tra una flotta sballottata dall’oceano, insidiata dalle creature che lo abitano e una famiglia. Ciurma domestica sfidata da tempeste quotidiane e ordinari nemici. Avversari che, come nella pellicola, non sono solo burrasche e mostri marini, ma gli stessi compagni d’avventura. Il capitano infatti non è sempre l’uomo indiscusso dai suoi sottoposti e l’amico di bordo, nella disperazione, può diventare strumento e oggetto.

“Il diavolo ama i segreti taciuti”. In particolare credo che all’interno di una famiglia il silenzio tra coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle, accresca principalmente la paura e la vergogna. Penso a quando, certamente tutti lo avremo fatto nelle nostre case o nel nostro cuore, infiliamo polvere e sporco sotto al tappeto o nella coscienza. La casa o l’apparenza sembrano intatte ma la pressione cresce sotto i piedi e dentro l’anima. Nella Genesi non a caso, Adamo ed Eva dinanzi al Signore cercano di nascondersi, dopo la loro caduta, provando vergogna dell’essere nudi.

Credo che le nostre famiglie, ora più che mai, hanno bisogno di luce, di verità, di mettere in tavola le proprie carte. Raccontandosi con onestà e coraggio. Spezzando così le catene della colpa e delle umiliazioni. Infatti pur essendo peccatori, non siamo schiavi ma figli e figlie salvati. La riconciliazione, è un Sacramento donato, ritengo sia anche (e veramente) un’azione che riconcilia ogni giorno quei legami di carne che costituiscono e reggono le nostre case. Perché la Verità, in fondo, è un cammino in cui bisogna imparare a navigare tutti insieme fino all’ultima Meta.

 

Federica

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