Pochi giorni dopo Natale e penso a Rachele. Rachele che piange i suoi figli e non vuole essere consolata. Non riesco, in quanto donna, ad immaginare – nemmeno pensare – in un’altra ottica se non in quella femminile. Quella che mi è data, di cui mi sento impregnata ed è la strada in cui provo a camminare. Penso a Rachele perché il Natale non è una magia, una formula ma un’incidenza che chiede di fidarsi e lasciarsi fare. Lasciarsi raggiungere nella propria storia, nelle proprie pieghe e nelle ferite che al femminile spesso sono questioni di carne, sangue e viscere. Tutto in noi donne si muove e tutto in noi ci muove.
Natale e penso a Giuseppe o a Pietro con le loro mani affaticate dal duro lavoro. Di loro sappiamo poi non molte parole e nel mio immaginario, quando ero bambina, me li ero sempre figurata un po’ burberi. Non sapevo allora, perdonatemi, che erano “soltanto” maschi ma solidamente uomini.
Sono sempre più convinta, anche grazie al mio lavoro di educatrice, che il dono di poterci guardare e trovare differenti sia una grande benedizione e un disegno meraviglioso. Maschio e femmina, uomo e donna. Nella promessa e nella possibilità di essere l’uno per l’altra. Con immense fatiche e solitudini, dolori e gioie di credere a quanto si vede ma non si comprende. Tutto questo nel grande mistero di poter generare e diventare adulti, forse più saggi e attenti ai nostri piccoli, capaci di concretezza nel quotidiano così ostinato.
Guardandomi attorno vedo quanto può essere di aiuto la preghiera, questa costante fragile che non può e non deve smettere di circolare nelle nostre case. Nelle diverse forme che assume, per come riusciamo e a seconda di quanto stiamo vivendo e affrontando nelle stagioni della vita. Le nostre famiglie sono pur sempre piccole storie che crescono, cambiano, cadono, guariscono, sono nutrite da semplice umanità e Grazia impercettibile.
Natale e penso a Maria, giovane coraggiosa, che procede silenziosa perché il silenzio da sempre e in ogni tempo ha accompagnato la vita che nasce, il vero che accade e la libertà che si ottiene.
Si può scegliere, si può starci. Insieme
Buon Natale!
Federica
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