Il matrimonio secondo Pinocchio /26

Pinocchio ritrova la Volpe e il Gatto, e va con loro a seminare le quattro monete nel Campo de’ miracoli.

In questo capitolo XVIII ci sembra doveroso soffermarci un poco a riflettere su cosa possano rappresentare le quattro monete di Pinocchio, noi propendiamo per le quattro virtù cardinali, troppo spesso lasciate nel dimenticatoio da molti sposi cristiani.

Ora, non si tratta di un articolo di dottrina, ma almeno possiamo enunciarle a mo’ di pro-memoria: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Esse sono state ampiamente trattate dai vari Padri e Dottori della Chiesa, il Magistero è molto ricco, e da questa ricchezza cogliamo solo un aspetto circa la virtù della giustizia come fosse una goccia in un mare, consci che le nostre povere parole vogliono solo offrire uno stimolo di meditazione.

E lo facciamo lasciandoci aiutare dalla straordinaria figura del glorioso San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Nel Vangelo di Matteo troviamo questa breve presentazione:

Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto (Mt 1,18-19)

L’uomo giusto, per quella società era colui che viveva rispettando la Legge, la famosa legge di Mosè, e fin qui nulla da obiettare, senonché questa legge ordinava di esporre al pubblico ludibrio una donna colta in flagrante adulterio, per poi lapidarla ( basti ricordare l’episodio raccontato in Gv 8,1-11 con l’adultera e Gesù che usa quella espressione divenuta celebre: “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” ). Ma allora perché Giuseppe non l’ha fatto, pur essendo definito uomo giusto?

Lui, ancora prima dell’intervento angelico, decide di licenziarla in segreto perché sicuramente aveva capito che Maria era intatta nella sua verginità e nella sua purezza, nonostante ciò non capisce tutto subito, prende allora la decisione di andare oltre la legge di Mosè, senza per questo rinnegarla né sminuirla. Con la sua decisione avrebbe salvato la reputazione della fidanzata Maria senza per questo appesantire il proprio cuore di un qualche senso di colpa morale contro l’intransigenza della legge di Mosè… con termini moderni diremmo che avrebbe salvato “capra e cavoli”.

Il resto della storia la conosciamo tutti, ma noi vogliamo soffermarci a riflettere su questa decisione, perché sicuramente essa è arrivata dopo lunga riflessione da parte di San Giuseppe, e possiamo tranquillamente affermare che lui abbia applicato la virtù della giustizia non senza l’ausilio delle altre tre virtù; infatti usa prudenza (“in segreto”), usa temperanza poiché non si fa prendere dal panico e prende tempo, infine usa la fortezza perché di fronte ad una tale prova dimostra grande capacità di dominio di sé andando anche contro, o meglio, oltre la legge di Mosè.

Queste quattro virtù sono dette cardinali perché fanno da cardine, cioè sono base, sostegno e fondamento delle altre virtù, dobbiamo quindi imparare a farne buon uso e non fare come Pinocchio, il quale sembra imitare a sua volta il servo malvagio della parabola dei talenti.

Dobbiamo imparare a praticare queste quattro virtù e non lasciarci ingannare dal Gatto e la Volpe del nostro tempo, i quali ci istigano a sotterrarli per poi non ritrovarne più nemmeno uno. Qualche esempio?

Il Gatto e la Volpe moderni ci dicono che è meglio vendicarsi di un torto subito (giustizia), ci dicono di godere dei beni di questa vita come e quando vogliamo (temperanza), ci dicono di perseguire il nostro “sentirci bene” senza limiti (fortezza), ci dicono infine di scegliere cosa ci piace seguendo il nostro “cuore” (prudenza). Il campo dove giocare la partita delle virtù cardinali è innanzitutto, per noi sposi, la nostra relazione sponsale, il nostro matrimonio. Le monete in nostro possesso sono davvero d’oro, ma per il loro impiego non bisogna affidarsi al Gatto e alla Volpe.

Giorgio e Valentina.

3 Pensieri su &Idquo;Il matrimonio secondo Pinocchio /26

    • Non c’è una ricetta, comunque ogni gesto autentico di amore vero non cade nel vuoto e sarà ricompensato nel Cielo. Spesso in questa vita non vediamo sbocciare i fiori dai nostri atti ma se c’è la pace di aver compiuto la volontà di Dio, questo è già un buon sintomo.

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