Dire mamma o donna è la stessa cosa. Tutte le donne sono mamme se vivono la propria umanità fino in fondo, se sviluppano tutto ciò che sono. Perchè non è vero che sono mamme solo coloro che hanno figli, tutte le donne sono mamme per come sono e se si arrendono a ciò che sono.
C’è una società liquida, la nostra, che sta cercando di eliminare ogni differenza tra la donna e l’uomo, che sta cercando di dirci che tutti sono uguali, che un uomo e una donna hanno lo stesso modo di amare, di vivere, che hanno la stessa sensibilità, le stesse potenzialità, lo stesso modo di fare l’amore, gli stessi desideri. Insomma hanno solo un corpo diverso ma tutto il resto è uguale.
Non credete donne a questa menzogna. Voi siete meravigliose quando riuscite ad essere donne e quindi mamme. Siete una meraviglia per noi uomini perchè ci mostrate quello che noi non siamo e che non potremo mai essere. Ci mostrate una bellezza che è affascinante e incredibilmente attraente. Non che noi siamo meno ma abbiamo un altro modo di essere, siamo differenti. Ed è nella differenza che c’è attrazione.
E le donne che non possono avere figli? E le suore? Non sono donne fino in fondo? Certo che lo sono perchè anche loro sono mamme. Perchè essere mamma non è condizione che dipende dal numero dei figli, ma è un’apertura del cuore, un atteggiamento, è appunto l’abbandono a Dio per essere ciò che siete. Maria non è diventata madre il giorno in cui l’angelo le è apparso e lei ha pronunciato il suo sì. Lì è diventata la mamma di Gesù ma era già madre. Maria è diventata madre giorno dopo giorno negli anni che hanno preceduto quel momento tanto importante per tutta l’umanità. Maria ha saputo dire il suo sì perchè era già madre, era già capace di aprire il cuore per poter accogliere dentro di sè. Alla fine è questo. Voi donne siete una meraviglia perchè sapete amare da Dio. Oggi ho voluto riprendere una riflessione di Luisa che potete trovare nel nostro libro “Influencer dell’amore“. Credo che esprima benissimo quella che è la bellezza della donna che noi uomini, almeno per me è così, la rendono quella meraviglia che è.
Noi donne siamo fatte, è il corpo che ce lo dice, per accogliere dentro di noi. La nostra maternità è accogliere la vita. Vita che non è solo biologica. Serve infatti poi una premessa per non generare malintesi. Una donna che non può generare vita biologica può essere altrettanto madre, se non di più, di chi la genera. E’ un discorso che riprenderò dopo. Dicevo che il nostro corpo è diverso. Il nostro DNA è diverso. Non avere quel cromosoma y fa una differenza enorme. Pensateci! Il nostro corpo è fatto per accogliere. Quando riattualizzo il mio sacramento, quando ho un rapporto intimo con mio marito, sono io che accolgo. Lui entra fisicamente in me. Non io in lui. Questo rende tutto più complicato per noi donne. Serve un abbandono e una fiducia completa nel nostro amato. Accogliere dentro di me lui e il suo seme implica un coinvolgimento non solo del mio corpo, ma di tutto. Del mio spirito e della mia sfera psicologica. Per questo forse il rapporto fisico ha un significato molto più importante per noi donne rispetto agli uomini. Non finisce qui. Noi donne abbiamo un utero. Gli uomini no. Giovanni Paolo I ha definito Dio come padre e madre. Ecco l’utero esprime proprio la maternità di Dio. Come? Uno degli aggettivi con cui viene definito Dio nella Bibbia è misericordioso. Nella traduzione latina misericordia rimanda al cuore. Significa portare nel cuore. In ebraico no. La lingua originale della Bibbia traduce il termine che per noi significa misericordia in modo completamente diverso. L’ho scoperto leggendo una riflessione di Robert Cheaib. In ebraico misericordioso si traduce con rahum. Rahum che deriva da rehem. Rehem è il grembo della donna. E’ l’utero. Noi donne, più degli uomini, esprimiamo questa caratteristica di Dio. Noi esprimiamo la misericordia di Dio. Siamo capaci, quando viviamo pienamente la nostra maternità, di generare nuovamente nostro marito. Sappiamo accoglierlo per quello che è, sappiamo vedere in lui la persona che può diventare, sappiamo scorgere la sua bellezza. Sappiamo guardarlo con gli occhi di Dio. Questo sguardo accogliente lo genera di nuovo, lo aiuta a diventare un vero uomo. Questa accoglienza ci rende vere donne. Questo significa essere madri feconde.
Quindi il problema non è discutere sul lavoro della donna. Donna in carriera o mamma a casa. Non è questo. Ogni donna credo debba sentirsi libera di esprimere le proprie potenzialità come meglio crede. Alcune si troveranno più realizzate dedicandosi completamente alla famiglia mentre altre sentiranno il bisogno di impegnarsi anche nel lavoro. Non è questo il problema e una scelta non è meglio dell’altra. Esiste la scelta giusta per ogni donna, scelta personale e soggettiva. Sentivo pochi giorni fa le polemiche sull’astronauta Samantha Cristoforetti che è partita per alcuni mesi di missione lasciando i figli piccoli a casa con il marito. Non voglio entrare in quelle polemiche. Credo che sia una decisione interna alla coppia e che lì debba restare. Quello che mi interessa mettere in evidenza è che la donna è donna sempre, e anche nel lavoro può essere ancora più efficace e capace quando anche lì non smette di esserlo. Per questo ritengo miopi le scelte di alcune aziende che cercano di disincentivare le maternità delle dipendenti. Significa averle sì presenti sul posto di lavoro, ma significa anche non sfruttare appieno le loro potenzialità andando a toccare la loro fecondità e quindi la loro femminilità. Lo pensava anche San Giovanni Paolo II e mi piace concludere con le sue parole: Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
E io la penso come il papa santo: Grazie a te donna!
Antonio e Luisa
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