Gli psicologi avvertono sui rischi di crescere a pane e pornografia

Leggo tra le notizie di cronaca di una giovane francese morta, nella Settimana Santa, a soli tredici anni, a seguito di un violentissimo stupro di gruppo. Non posso, da mamma, non piangere dal profondo del cuore sia per la piccola vittima inerme, strappata alla vita in modo inaccettabile, sia per i carnefici, tutti giovani, uno addirittura minorenne. Come è possibile che siano diventati così disumani?

Intanto, mentre mi domando come siano stati cresciuti quei ragazzi per arrivare a trasformarsi in bestie, non riesco a togliermi dalla testa che simili atti (la cui primissima causa si trova, sicuramente, nel peccato originale che offusca lo sguardo e rende impuri) sono connessi anche ad una cultura che non di rado giustifica la violenza sulla donna. A cosa mi riferisco? Alla pornografia.

Qualche tempo fa, una nota influencer di cui non faccio il nome, in una intervista ha dichiarato che, se un domani troverà suo figlio (attualmente di un anno) davanti ad un video porno, ci riderà sopra, chiuderà un occhio e, forse, si limiterà a spiegargli che lì non c’è la realtà del sesso.

Finché continuiamo a minimizzare i danni che la pornografia procura, non potremo, di fatto, combattere con coerenza la lotta contro la violenza sulle donne. In un articolo dal titolo “Svizzera. La pornografia dura aumenta il rischio di violenza sulle donne”, dove si citano diversi esperti tra psicologi e psicoterapeuti, si spiega che una percentuale considerevole dei fruitori di porno consuma pornografia “dura”, ossia con scene di violenza.

La psicologa americana Ana Bridges fa notare come sui primi 50 film pornografici più visti, quasi il 90% delle pellicole ha all’interno scene di violenza. Dei personaggi vengono addirittura legati oppure strangolati. Nel 70% dei casi sono gli uomini i protagonisti di tali atti. D’altro canto, il sessuologo Martin Bachmann afferma che sempre più persone si rivolgono a lui per una consulenza: vi sono infatti individui che sognano oppure mettono in pratica ciò che vedono sullo schermo.

L’uso regolare di pornografia può, infatti, generare un effetto di assuefazione che abbassa l’asticella del tollerabile. Si iniziano a vedere come “normali” atteggiamenti deviati, violenti. Davvero è indifferente se i giovani si riempiono la pancia di questo? Davvero va bene se crescono a pane e pornografia? Davvero basta dire: “Guarda quello che vuoi, l’importante è che ricordi che nella vita funziona diversamente“?

Il nostro parlare sia “sì sì” e “no no”. Che senso ha condannare la violenza in piazza (questa influencer è anche una convinta femminista) e poi accettarla in un video, realizzato da persone in carne e ossa e guardato da persone in carne ed ossa?

Inoltre, la pornografia rovina le relazioni coniugali, perché ci si abitua ad una fantasia disincarnata, si inizia a vedere la propria moglie – o il proprio marito – come un manichino con cui sperimentare le perversioni viste sullo schermo.

Più volte è intervenuto su questo tema specifico lo psicologo dello sviluppo Thomas Lickona, avvertendo sui numerosi rischi che può comportare per una relazione matrimoniale farne uso. A suo avviso, “oltre a separare il sesso dall’amore, presenta un ritratto molto deformato, quasi disumano, delle relazioni sessuali. Non mostra comportamenti sani, come la conversazione amorevole, i baci e i gesti di affetto. Nella pornografia, tutto è deviato e distorto”.

Il consumo massiccio di pornografia è, dunque, associato ad una vita intima di coppia pressoché inesistente o deviata. Se “contrarre matrimonio ed essere genitori sono due dei più grandi impegni che possiamo assumere nella nostra vita; la pornografia invece – sostiene Lickona – proietta nei giovani una visione diversa e del tutto opposta, indebolendo i valori basati sull’amore, la responsabilità e il sacrificio che il matrimonio e la crescita di figli richiedono”. 

Proviamo a non chiudere gli occhi. Mi rivolgo a influencer e no.

Proviamo a riflettere coi nostri ragazzi sul valore inestimabile del corpo. Proponiamo loro messaggi sani, letture edificanti, per aiutarli a scoprire la bellezza della sessualità. E soprattutto – stavolta mi rivolgo a chi ha il coraggio di dire la verità – non perdiamo la speranza. Può sembrare di lottare contro i mulini a vento, ma abbiamo con noi il Vento potente dello Spirito Santo.

Per aiutare le coppie a vivere un’intimità liberata e liberante, proponiamo un libro ricco di testimonianze: Voglio donarmi completamente a te – Per un’intimità liberata e liberante (famiglia.store)

Cecilia Galatolo

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