Dare la vita

Cari sposi, in questi giorni pasquali stiamo rivisitando a poco a poco il lungo discorso di addio di Gesù nell’Ultima cena. Ma ora, dal punto di vista della Risurrezione, ha tutt’altro sapore! Più che un “addio” è un vero e proprio “arrivederci”.

E per noi c’è un significato analogo. Difatti, la meraviglia della Pasqua è appunto che il dono di grazia ricevuto nel Battesimo è sempreverde, la nostra vita è definitivamente innestata in Cristo e non c’è inversione a U perché Gesù ci è fedele per sempre nonostante i nostri peccati.

Tutta la Liturgia ci parla oggi di amore! A tale riguardo, in questi giorni riecheggia un anniversario importante, il famoso “maggio francese” del 1968 che ebbe ripercussioni ovunque, al punto da segnare uno spartiacque culturale, le cui conseguenze pesano tuttora sul nostro modo di pensare ed agire, in particolar modo su tutto ciò che riguarda l’amore e la sessualità.

Ancora oggi ronzano in giro certi vecchi slogan: “l’utero è mio… maschio represso… vietato vietare..”. All’epoca, un giovane sacerdote tedesco respirò a fondo quel clima perché era docente universitario e dovette confrontarsi in presa diretta con chi rivendicava un amore finalmente libero da ogni vincolo e norma. Un certo Joseph Aloisius Ratzinger.

Dopo decenni di riflessione e alla luce delle derive di quel tipo di “amore”, il brillante teologo di Ratisbona scrisse al riguardo:

Il termine «amore» è oggi diventato una delle parole più usate ed anche abusate, alla quale annettiamo accezioni del tutto differenti. […] Ricordiamo in primo luogo il vasto campo semantico della parola «amore»: si parla di amor di patria, di amore per la professione, di amore tra amici, di amore per il lavoro, di amore tra genitori e figli, tra fratelli e familiari, dell’amore per il prossimo e dell’amore per Dio. In tutta questa molteplicità di significati, però, l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono” (Deus Caritas est, 2). 

L’amore nuziale primeggia quindi tra i veri tipo di amore che l’essere umano può mettere in atto. Come mai? Per quale motivo? Gesù nel Vangelo ci apre una pista: dare la vita. La nuzialità è l’unica forma di amore in cui si mette al centro il dono totale di sé e così esso diventa generativo e fecondo. L’amore tra i coniugi è totalizzante nello spazio (nel corpo) e nel tempo (per tutta la vita) ed ha perciò la capacità di procreare un nuovo essere umano. Ogni scorciatoia porta a svilimenti della persona e a pericolosi errori antropologici.

In forza del sacramento del matrimonio, voi sposi avete messo Cristo nel vostro amore di coppia. Colui che incessantemente ci ha dato la vita, dal Cenacolo fino al Calvario, partecipa in continuazione nella relazione nuziale e cerca di modellare ogni giorno il vostro rapporto a sua immagine.

Cari sposi, in questo tempo pasquale tutti siamo chiamati a risorgere con Cristo, a lasciarci trasformare dalla vita nuova di Gesù. Anche voi sposi permettete al Risorto di plasmare i vostri cuori affinché siate sempre disposti a darvi mutuamente vita, a vivere in atteggiamento offerente e donante.

ANTONIO E LUISA

Dare la vita – scrive padre Luca – è totalizzante nel corpo e nel tempo. Con il matrimonio ho promesso di donarmi totalmente a Luisa. Ho promesso di darle tutta la mia vita in anima e corpo e fino alla morte. Sembra una fregatura. Non lo è. E’ un modo meraviglioso per fare esperienza di un amore incondizionato e gratuito. E’ un modo per fare esperienza di un amore da Dio. Dio che ama ognuno di noi come uno sposo innamorato e fedele.

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