Sposarsi è tutta un’altra cosa

C’è un falso mito che fa parte ormai della mentalità comune: bisogna convivere prima di sposarsi. Parlando con un’amica solo pochi giorni fa è uscito il discorso. Mi raccontava stupita come un suo collega più giovane sia restato sconvolto dal fatto che lei si sia sposata con il marito senza prima “provarlo”. La sua obiezione è quella della quasi totalità dei giovani italiani: e se poi non funzionava? Se non eravate fatti per vivere insieme? La normalità di una ventina d’anni fa è diventata oggi una scelta strana. Ma è davvero meglio adesso? È davvero necessario passare dalla prova convivenza prima del matrimonio? In realtà i dati sembrano contraddire questa credenza.

Secondo una recente ricerca sembra che le coppie che hanno convissuto prima di sposarsi abbiano più probabilità di andare incontro a una separazione. Secondo una ricerca effettuata negli Stati Uniti apparsa sul  Wall Street Journal, le coppie che convivevano hanno il 15% in più di probabilità di divorziare. Questi sono i dati. Cerchiamo ora di dare una spiegazione. Vi lancio alcune provocazioni.

Chi convive non si abbandona completamente all’altro. Detto così potrebbe sembrare meglio. In realtà bisogna pensarci bene. Esiste un esperimento scientifico che è stato messo in atto per dimostrare la differenza. Sono state prese in considerazione 54 coppie, 27 sposate e 27 conviventi. È stato messo uno dei due partner all’interno di una macchina per risonanza e gli è stato detto che avrebbe potuto ricevere una piccola scossa elettrica sulla caviglia. Questo per creare tensione e ansia nella persona coinvolta nell’esperimento. Poi è stato chiesto ai due partner di tenersi per mano. Qui si è vista una grande differenza tra i conviventi e gli sposati. L’esaminato, se era sposato, subiva una decelerazione immediata dell’ipotalamo, regione del cervello che ha un ruolo chiave nella regolazione delle reazioni dinanzi ad una minaccia esterna, cosa che indicava un alto livello di fiducia e tranquillità tra i partner. A differenza di quanto è avvenuto se l’esaminato era invece convivente che mostrava un rilassamento molto meno marcato. Secondo i ricercatori il prendersi la mano ha un effetto regolatorio più forte fra le coppie sposate che tra quelle che convivono. Questo non perchè chi si sposa faccia qualcosa di diverso rispetto a chi convive. Anzi in apparenza tante coppie di conviventi sembrano più belle e più unite. C’è però qualcosa di inconscio, di non esplicito. Quello che noi diciamo da sempre. Chi convive lancia un messaggio evidente: io sto con te perché mi fai stare bene. Io non mi abbandono completamente a te ma tu sei sempre sotto esame. Chi si sposa lancia tutt’altro messaggio: io sono pronto a scommettere tutto su di te. Ti do la mia vita, il mio cuore e il mio corpo. Te lo do adesso e per sempre. Perché voglio donarmi a te. Completamente un’altra cosa. Questo atteggiamento del cuore poi cambia la percezione che abbiamo dell’altro e della relazione con l’altro. Permette una fiducia nettamente superiore. Poi l’altro può tradire questa fiducia ma questo è un altro discorso.

Nella convivenza i difetti sono meno pesanti. Questa provocazione nasce da una chiacchierata avuta con un amico psicologo. Lui segue tante coppie in crisi. Mi raccontava come la convivenza sia una prova non attendibile di quello che sarà poi il matrimonio. Si è accorto che tanti difetti dell’altro sottovalutati durante la convivenza risultavano poi intollerabili durante il matrimonio. Perchè succede questo? Semplicemente perchè, che ne siamo consapevoli o meno, il matrimonio è una scelta definitiva e quello che ci sembrava tollerabile quando avevamo una via d’uscita in ogni momento, diventa improvvisamente pesantissimo quando ci leghiamo ad un’altra persona per tutta la vita. Lasciate stare che esiste il divorzio e quindi ormai tanti si slegano anche dal matrimonio. Psicologicamente le due relazioni sono percepite ancora in modo molto diverso.

Possiamo trarre alcune conclusioni. Chi decide di passare dalla convivenza va incontro a due illusioni e possibili pericoli: si educa a non fidarsi mai completamente dell’altro e si illude che la quotidianità vissuta da convivente sia uguale a quella da sposato. Chi convive è di solito quello che non vuole sorprese e vuole avere la situazione sotto controllo. Chi si sposa è consapevole che non potrà mai conoscere fino in fondo l’altro e che non potrà mai avere sotto controllo completamente la situazione. Decide però di buttarsi e di darsi totalmente alla persona che ha scelto affrontando gli imprevisti non come un fallimento ma come parte del gioco.

Antonio e Luisa

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3 Pensieri su &Idquo;Sposarsi è tutta un’altra cosa

  1. “Chi si sposa è consapevole che non potrà mai conoscere fino in fondo l’altro e che non potrà mai avere sotto controllo completamente la situazione. Decide però di buttarsi e di darsi totalmente alla persona che ha scelto affrontando gli imprevisti non come un fallimento ma come parte del gioco.”
    Sì, parte del gioco…misterioso e affascinante…giocato in TRE!
    E’ con tanta curiosità e fiducia che ci si affida ad un MISTERO GRANDE, il più grande, pensato per NOI dall’AMORE che, prima di noi, ci ha visti realizzati e contenti, insieme!
    Quando ci si sente “chiamati” dall’Amore…secondo me è davvero inutile convivere prima del matrimonio. E’ come indagare, dubitare del PROGETTO pensato per noi dalla BELLEZZA infinita. E’ come frenare, condizionare, voler dirigere…VENTO. L’amore umano vero si lascia condurre dall’Amore incommensurabile di Gesù, e sa aspettare, i tempi giusti della maturazione, sognando la gioia della pasqua personale e della coppia, SPOSI PER SEMPRE.

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  2. Sono credente e fondamentalmente penso che la volontà di Dio, compreso in questo caso specifico la castità prematrimoniale o forse è meglio parlare di rapporti sessuali (perchè le “prove” di altro genere si possono fare anche da fidanzati) solo dopo il matrimonio, siano indicazioni per il nostro bene, ma, pur essendo lecito cercare di capire razionalmente perchè, simili argomentazioni sanno molto di sostegno ad un’ ideologia più che alla fede cristiana e si prestano a forzature; punterei più sul provare per credere, sulle ragioni del cuore, come la bellezza di affidarsi al Signore e sperimentare e gustare come è Buono con noi al di là delle prove empiriche, dei risultati, che possono variare anche da persona a persona , dalla misura della fede della coppia che varia nel tempo , da mille variabili di una fragilità umana pervasiva … può sembrare stupido come ragionamento ma vi parlo di un aneddoto di quando ero giovane … una volta portai la mia prova di ragionamento ad un’amica, gli spiegai che sapere di essere stato l’unico uomo di mia moglie mi dava più sicurezza che ne avesse provati altri perchè in me poteva sorgere il dubbio che come era stato di altri nel passato poteva esserlo nel futuro e l’amica mi disse ma pensa un po’ ho un’amica che da un po’ di tempo mi dice, ho conosciuto solo mio marito chissà come sarebbe farlo anche con un altro, poi si preoccupò di dirmi che non lo avrebbe mai fatto di tradire suo marito, ma il suo punto di vista era l’altra faccia della medaglia del mio pensiero 🙂 .. la mia motivazione era basata sul desiderio di dare ragioni alla Fede di cui parliamo in questo post, ma mentre poteva essere valido per me, per il mio cuore per altri poteva essere l’opposto … con stima

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