Come passate la notte?

Sal 90 (91) Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente. Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido». «Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io sarò con lui. Lo libererò e lo renderò glorioso. Lo sazierò di lunghi giorni e gli farò vedere la mia salvezza».

Se state cominciando a leggere significa che perlomeno siete svegli un pochino, almeno il vostro livello di vigilanza supera il minimo indispensabile, nonostante una notte magari troppo corta per molti di noi. Tranquilli, non è un test sulla vigilanza, nè vogliamo sapere come abbiate passato la notte scorsa, però nel linguaggio comune si usa dire che il buongiorno si vede dal mattino, ma è anche vero che per cominciare bene una giornata ci vuole una bella dormita, sappiamo bene che dalla qualità del nostro sonno notturno dipende anche l’umore e la qualità del giorno che viene.

Succede a volte di addormentarsi con un tormento che frulla in testa, ed al mattino ce lo si ritrova ancora lì pronto a pungolarci come un chiodo fisso per tutta la giornata. Sono questi i momenti in cui capiamo l’importanza della notte e di come la si affronta; addormentarsi sereni non è la stessa cosa che addormentarsi arrabbiati o peggio, angosciati.

Ma perché la notte abbia tutta questa importanza e spesso la nostra società la declassi ad attività secondaria se non quasi inutile è ancora un mistero, viste le numerose scorribande di giovani generazioni abbandonate ad attività notturne poco salutari che spesso tolgono i freni inibitori se non peggio.

Tutta questa premessa per dire che spesso anche la notte spirituale viene considerata come un’attività inutile e secondaria sperando che passi alla svelta. Ci sono molte coppie che ci rivelano di sentirsi nella notte spirituale, nella notte relazionale, come se fosse un momento talmente buio da togliere la serenità e la pace… e smettono di relazionarsi diventando a poco a poco due estranei.

In casi come questi possono venire in aiuto le scienze umane quali la psicologia o altre, ma queste spesso si rivelano inutili o poco incisive se usate come unica soluzione, se non si va a tagliare le radici del malessere la situazione non cambierà molto.

Le radici del malessere è non abitare al riparo dell’Altissimo, ce lo rivela il Salmo della Liturgia di ieri: “ Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.“. Chiunque di noi passerebbe una notte più tranquilla se sapesse che a vegliare sulla nostra casa, sul nostro sonno, sulla nostra notte, ci fosse una guardia attentissima e pronta ad ogni evenienza, ma chissà perché sembra che molte coppie di sposi si fidino poco non di una guardia che, seppur attentissima si rivela sempre umana, ma dell’Onnipotente.

E’ vero che quando siamo di cattivo umore, tutto ci appare più brutto, eppure tutto è uguale al giorno precedente, ma la nostra sensazione è quella di aver passato una brutta giornata, perché il brutto non era fuori, ma dentro di noi. Similmente quando arrivano delle crisi matrimoniali, quando la nostra relazione sponsale ci appare più oscura, sicuramente ci sono delle cause oggettive di questa sensazione, ma è il nostro sentire che aumenta oltre misura ciò che oggettivamente è.

Non significa che dobbiamo metterci le fette di mortadella sugli occhi e far finta che tutto proceda bene, saremmo degli stolti. Significa invece mettere questa sensazione nelle mani dell’Altissimo, e non è l’unica cosa da fare, ma è sicuramente la prima, perché così facendo il nostro cuore si calma.

Per capirlo meglio proviamo ad analizzare cosa succede nelle relazioni umane: quando un bimbo prova paura vuole stare in braccio al papà, la situazione oggettiva che provoca paura è ancora uguale a prima, ma tra le braccia del papà tutto si ridimensiona, e il bimbo comincia a calmarsi anche senza che il papà dica niente, è sufficiente che lo tenga tra le sue braccia forti e sicure. Solamente dopo avviene che, le parole rassicuranti del papà, il quale spiega cosa sia successo o il perchè di quella paura, aiutino il piccolo a dipanare la paura e a ritrovare la serenità; questo bimbo ne uscirà rafforzato da questa esperienza perché avrà imparato ad evitare altre situazioni simili, oppure avrà imparato che ciò che lo bloccava era più la paura di aver paura che la realtà stessa nella sua oggettività. Quel bimbo è la coppia e quel papà è Dio: se cominciamo così ad affrontare un periodo buio, allora impareremo che “Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.“; attenzione che il Salmo non dice che la notte non esisterà o che non passerà più o che magicamente sparisca, no… la notte bisogna affrontarla ma all’ombra dell’Onnipotente.

Coraggi sposi, abbiamo un Dio che è Onnipotente, affidiamoci per primo a Lui, e poi la Sua Provvidenza ci manderà gli aiuti perfetti per noi.

Giorgio e Valentina.

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