Bentornato amore mio: quando a far notizia è una riconciliazione

Per una volta tanto (e grazie al Cielo!) a far notizia è una riconciliazione: stiamo parlando di quella tra Álvaro Morata e Alice Campello. Il 12 agosto 2024 i coniugi avevano spiazzato tutti annunciando la separazione; a distanza di neanche sei mesi tornano a far parlare di loro, in questi giorni, per la riconciliazione.

È una notizia bella non solo – ovviamente – per i protagonisti ma anche per noi perché rompe gli schemi di un gossip troppo spesso malato, che sembra compiaciuto e compiacente quando ci si lascia. Quanti titoloni urlano “separazione vip”, “altra coppia scoppiata”, “sono in crisi”, ecc … Quand’anche, peggio del peggio, a fine anno ogni anno compaiono articoli esplicitamente dedicati alle coppie che si sono lasciate nel corso dei trecentosessantacinque giorni appena trascorsi. Come se separarsi fosse il pegno da pagare per ambire alle vette dell’olimpo vip, precipitando poi  nell’inferno spirituale. Come se uno da una parte e uno dall’altra fosse naturale, quasi scontato. Perché se si sta insieme che notizia è. Assurdo, orribile, tremendo. Eppure queste vicende fanno il botto di audience. Dovremmo farci tante domande. Però oggi non parleremo di buio ma di luce.

Il capitano della nazionale spagnola, nonché attaccante del Milan, e l’imprenditrice e influencer veneta sono “tornati insieme”, hanno avuto il cosiddetto “ritorno di fiamma”, si stanno dando “la seconda possibilità”. Queste sono le espressioni che si leggono ovunque e talvolta fanno sorridere: stiamo parlando di ragazzini poco più che adolescenti, alle prime esperienze amorose, o di coniugi – tra l’altro sposatisi in chiesa – e genitori?

Personalmente preferisco parlare di riconciliazione, termine che deriva dal latino re-conciliare ossia tornare in armonia, riunirsi. Álvaro e Alice si sono ritrovati. E, come loro, tante altre coppie. Notizie che scardinano la perversa macchina trash ma che allargano i cuori di tanti. Di tanti uomini, donne, famiglie, figli. Notizie che, sicuramente, allargano anche il cuore del Padre, quel Dio così buono e innamorato di noi da aver creato e pensato al sacramento del matrimonio.

Mi piace pensare che, quando una coppia si ritrova, in Cielo ci sia festa esattamente come per il ritorno del figliol prodigo. Questo Padre che non molla un istante i suoi figli, che li lascia liberi di fare le proprie scelte – anche quelle sbagliate – affinché se ne rendano conto. E possano tornare, convinti e maturi, sui propri passi. Tornare da Lui, pentiti. E accettare di tuffarsi ancora in quell’abbraccio che ama e perdona. E fa festa.

La coppia che spreca, o rischia di sprecare, la Grazia dell’unione benedetta ma che poi ritorna. Non è un banale “ritorno di fiamma” ma il rimpatrio nell’amore vero: quello di Dio, prim’ancora che quello umano. È il rientro nella potenza di un sacramento che ci avvolge e sovrasta, più celeste che terreno. È il bene che trionfa, che si accorge delle leggerezze, degli egoismi, degli errori e ragiona, con la testa e con il cuore. Tornando a brillare, in un’alba nuova. Per amore e con amore. Nel noi sponsale e nei figli.

Álvaro e Alice non sono i soli: moltissime coppie, dicevamo poche righe più su, si ritrovano. E ripartono, più forti di prima. Non perché siano super eroi, finti e costruiti come quelli della Marvel, ma uomini e donne in carne e ossa che hanno sofferto, e tanto, procurandosi ferite e cicatrici. Però, come dice una frase stupenda: “Il cuore non è di chi lo rompe ma di chi lo ripara. Per questo il nostro cuore appartiene a Dio”. Tutto sta nel riconoscersi piccoli, con difetti e carenze, ma figli del Padre dell’Amore. Non di quello patinato, erotizzato, commercializzato o quant’altro ma di quello vero, autentico, quotidiano. Fatto di sorrisi e di lacrime, di gioie e di fatiche e, soprattutto, della benedizione che il Padre dona nello scambio delle promesse.

Il matrimonio è un sacramento, l’unico che viene amministrato alla coppia, non ai singoli. E che in quel sacramento trova senso, rifugio, riparo, roccia e ragione d’essere. È arrivare impreparati, superbi o superficiali all’altare che fa il danno. Perché, quando infuria la tempesta si scappa o si fa del male all’altro. Se, invece, si è consapevoli che le parole dette quel giorno, davanti al sacerdote, non sono una formula magica o frasette così, dette tanto per far bello un video, ma la salvezza, allora il temporale potrà bagnare ma non marcire.

E l’ombrello della Grazia si aprirà. Bisogna esserne convinti e crederci, coltivando, con coerenza, umiltà e preghiera, il dono ricevuto. Come il fiore più bello mai visto, mai raccolto, mai odorato. Senza cure, muore. Ma se innaffiato, messo in un posto luminoso, al riparo dalle correnti, dal sole cocente e dal freddo, crescerà e darà vita ad altri fiorellini.

Benedette siano tutte le coppie che si ritrovano, mostrando che il sacramento sponsale è più resistente delle burrasche della vita! Che nel loro riconciliarsi, ritrovano Dio accanto a loro. E diventano testimoni del “tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13).

Fabrizia Perrachon

4 Pensieri su &Idquo;Bentornato amore mio: quando a far notizia è una riconciliazione

  1. Scusate volevo chiedervi se il marito chatta online e cerca sesso con altre donne è da considerarsi un tradimento?Anche se comunque è molto umiliante da parte della moglie subire ciò. Mi potete rispondere grazie mille

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    • Buon pomeriggio Rosalba, non sono un sacerdote ma, basandomi su quanto scritto nella Parola, in guide alla confessione, ecc… sicuramente un simile comportamento non è corretto e si può considerare tradimento, tradimento della promessa sponsale di “amarti e onorarti” tutti i giorni della mia vita.

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