Cari genitori, ascoltando … lotterete

Nel precedente articolo sul sacramento del battesimo («Cari genitori, chiedendo … vi impegnate») abbiamo considerato la realtà dell’aggregazione alla Chiesa nel suo primo momento liturgico dell’accoglienza. Il battesimo è la porta d’ingresso nella comunità cristiana. Perciò, i genitori all’ingresso dell’edificio della chiesa simbolicamente sono accolti e si impegnano nel loro ministero coniugale per l’educazione all’amore.

In questo articolo ci soffermiamo sul secondo momento: la liturgia della Parola. Tale sequenza è formata dall’ascolto della Parola di Dio; dall’illustrazione del mistero sacramentale e dall’esortazione mediante l’omelia; dalla supplica a Dio mediante le preghiere dei fedeli presenti e dall’intercessione dei santi invocati per aiutare la futura rinascita spirituale; dall’orazione di esorcismo che è intimamente connessa all’unzione sul petto del candidato con l’olio dei catecumeni. Il celebrante nell’orazione umilmente chiede al Padre per il candidato la protezione nel cammino della vita e la forza proveniente dalla grazia di Cristo poiché «fra le seduzioni del mondo dovrà lottare contro lo spirito del male» (dal rito liturgico del battesimo).

Nel presente della liturgia accade la realtà compiuta da Gesù nel passato e comunicataci dal Vangelo. «Se io caccio i demoni con il dito di Dio, è segno che il Regno di Dio è giunto in mezzo a voi» (Luca 11,20). È ancora Gesù il dito di Dio che caccia dal catecumeno “i demoni” e apre così a lui la porta ad una vita nuova! L’epoca antica dei padri della chiesa considerava il mondo non cristiano posseduto dalle forze demoniache perciò il catecumeno doveva essere esorcizzato con la preghiera. Gesù avendo subìto e superato le tentazioni del demonio ha dimostrato di essere l’Unico vincitore sulle tentazioni.

Con la preghiera di esorcismo e l’unzione pre-battesimale inizia la comunione sacramentale con Colui che può sottrarci al dominio dell’avversario.

Nell’orazione di esorcismo si fa riferimento alla cancellazione del peccato originale. Questa è la prima purificazione compiuta nel battesimo. L’uomo nasce, ovviamente senza responsabilità personale, ma per la caducità della condizione naturale si trova comunque in uno stato di ingiustizia verso Dio. Il modo giusto di essere davanti a Dio è stato rifiutato dal vecchio Adamo, ma nel nuovo Adamo tutto è stato restituito alla giustizia. Nella lettera agli Efesini 4,24 san Paolo si riferisce alla giustizia che deve essere propria di ogni cristiano: «Dobbiamo rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera». È tipico dell’uomo nuovo vivere nella giustizia.

Ispirandoci al linguaggio biblico secondo giustizia significa essere nel giusto rapporto con Dio e con gli altri. Prendiamo esempio da alcuni presentatici come i giusti d’Israele: Elisabetta, Zaccaria, Giuseppe. Sono stati giusti perché hanno osservato le leggi di Dio, hanno tenuto conto dello spirito della Legge, hanno operato nella verità di Dio e del prossimo. Dio stesso però è giusto perché ristabilisce le cose sbagliate mettendole al loro posto. Perciò, la giustizia di Dio è la sua misericordia. Ristabilisce il rapporto giusto tra Dio e gli uomini, rimette a posto ciò che è stato rotto con il perdono.

La sequenza dell’unzione sul petto può esprimere quanto ci riporta san Paolo: «Siate dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia» (Efesini 6,14). L’unzione del petto con l’olio, per le sue proprietà, è gesto che penetra e introduce benefici; rimanda storicamente alla preparazione dei lottatori che si cospargevano di olio per tonificare i muscoli e sfuggire alla presa dell’avversario. Ispirandosi a questa prassi, i primi cristiani hanno adottato l’uso di ungere i candidati per ricevere la corazza dell’Unto a propria difesa nella lotta contro l’antico avversario, e restituire la verità dell’uomo e di Dio.

La chiesa domestica, da questo secondo momento, dovrà affiancarsi al battezzato nell’educazione alla giustizia. «Il nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli nella fede» (1Pietro 5,8). Questa lotta riguarda innanzitutto il battezzato come persona la cui libertà è stata redenta, ma non siamo soli, siamo tutti aggregati al corpo ecclesiale e alla nostra piccola chiesa domestica (famiglia). Anche i genitori sono chiamati a essere responsabili e ad aiutare il battezzato nella sua lotta contro il male. Il corpo ecclesiale – e quello presente nel focolaio familiare – potrà e dovrà allenare e affiancare il battezzato nella sua personale lotta spirituale. «La Sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito» (1Giovanni 2,27).

I genitori insegneranno testimoniando. Meglio ancora se alla testimonianza sapranno aggiungere la giusta parola di insegnamento. I genitori nel loro compito educativo cercheranno di aiutare il battezzato a comprendere il suo posto nel mondo e nei piani di Dio.

«Dio ci ha creati per opere buone e le ha predisposte in noi perché le pratichiamo come dono suo. Ecco, un atteggiamento importante che ci permette di difenderci da molti pensieri, sia di diffidenza, sia di paura, sia di vanità, sia di ambizione, sia di presunzione di sé. A tutti questi pensieri dobbiamo opporre continuamente la verità del piano di Dio e il nostro riconoscimento del giusto posto che in esso abbiamo: posto di colui che riceve, di colui che è creato, ma di colui che è anche graziato, riempito della multiforme grazia di Dio» (card C. M. Martini).

«Fortificati dal Signore Risorto, che ha sconfitto il principe di questo mondo, anche noi possiamo ripetere con la fede di san Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Noi tutti possiamo vincere, vincere tutto, ma con la forza che mi viene da Gesù» (Francesco, catechesi 25/4/2018).

Don Antonio

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