La Trinità addosso

Cari sposi, alla fine del tempo di Pasqua, se ci guardiamo indietro abbiamo fatto un lungo cammino iniziato dalla Quaresima ed è culminato nella Pentecoste. Adesso, grazie allo Spirito, possiamo conoscere le intimità di Dio e scopriamo che Egli è una Comunione di amore tra il Padre e il Figlio; l’Amore che li unisce è appunto lo Spirito.

Nel Vangelo Gesù nomina per la prima volta la Trinità e chiede agli apostoli di battezzare. In italiano un sinonimo di “battezzare” è “immergere”, se risaliamo all’etimologia greca del termine. Ciò significa che, dal momento che riceviamo il primo sacramento, la Trinità è addosso a noi o, meglio, noi siamo entrati pienamente in comunione con il Mistero di Dio. Siamo dentro alla Trinità più di quanto possiamo essere immersi in una piscina.

Poi, come già tante volte su questo blog avrete letto, il matrimonio non fa che specificare e precisare il dono battesimale. Questo, per voi sposi, comporta che “la coppia/famiglia rappresenta l’analogia più alta del mistero ineffabile di Dio-Trinità-di-Amore” (C. Rocchetta, Teologia della famiglia, p. 154).

Ora faccio appello soprattutto alle coppie che avvertono un peso nella loro relazione, che sperimentano la fatica del vivere assieme e sono tentate di perdere l’entusiasmo di essere sposi in Cristo. A quelle coppie che, leggendo frasi del genere, solo si demoralizzano. Ci viene in aiuto Papa Benedetto quando, proprio nella Giornata mondiale delle famiglie, disse: “Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò»” (Benedetto, Omelia del Santo Padre Benedetto XVI, 3 giugno 2012).

Mi soffermo sul fatto che l’essere la migliore immagine della Trinità resta comunque una “chiamata”, cioè che il Signore non pretende tutto subito ma pazientemente, dal giorno delle vostre nozze, vi chiama ed esorta costantemente, come disse Giovanni Paolo II: “Famiglia, diventa ciò che sei” (Familiaris consortio 16). Cioè, “famiglia/coppia sii comunione e scambio di doni”.

Perciò, oggi, solennità della Santissima Trinità, oltre a ricordarvi chi siete per la Chiesa – suo “riflesso vivente” (Amoris laetitia 11) – il Signore vi sta nuovamente incoraggiando a non mollare nella ricerca di una piena comunione di vita, di un sempre maggior scambio di beni a tutti i livelli tra voi, tale da far splendere la Divina somiglianza che portate addosso.

Quanto fa bene – non dubitatene mai – di vedere una coppia, pur con i suoi limiti, che si sforza per camminare in quella direzione, che cerca di crescere, anche a distanza di anni dalle nozze, nell’amore vicendevole! È una testimonianza che davvero fa splendere in bellezza e autenticità tutta la Chiesa.

ANTONIO E LUISA

Chi ha incontrato Gesù con il suo amore, ha fatto esperienza dell’amore del Padre. È perché l’Uno è nell’Altro e, insieme allo Spirito Santo, sono una comunione perfetta d’amore. Noi sposi abbiamo per sacramento lo Spirito Santo nella nostra relazione, il che significa che abbiamo un compito grande. Dovremmo instillare nel mondo che ci circonda il desiderio di incontrare Dio. Guardando noi dovrebbe nascere in chi ci osserva il desiderio di conoscere chi ci ha reso così. Lo puoi fare anche tu che stai leggendo! Anche se credi di essere una frana in tante cose. Tu che vai avanti nelle difficoltà ma non molli, tu che finisci per litigare ogni volta ma poi sei capace di chiedere scusa e di ricominciare, tu che sai perdonare, tu che riconosci la tua piccolezza e proprio per questo sei capace di rivolgerti a Dio. Insomma sei una frana ma una frana capace di raccontare l’amore. La Trinità è nella tua famiglia, non è meraviglioso?

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