Le scuole sono chiuse e noi insegnanti, educatori ma anche i nostri alunni, dai bambini ai ragazzi più grandi, viviamo un inaspettato momento di riposo e di studio sospeso. Molte mamme chiedono, quasi con disperazione che le scuole riaprano, ma si legge quanto è misto il desiderio di stare insieme. Dentro alla difficoltà di una vicinanza che ti sbilancia perché toglie equilibrio e terreno saldo.
Tutti sotto lo stesso tetto senza scappatoie, si sta come in confini fragili dove si è esposti. L’odore dell’altro che più si fa vicino più è imperfetto. E più lo è, più è vivo perché non si lascia dire (non lo fanno i figli, non lo fanno gli sposi) secondo quanto pensiamo di aver capito. Capire, dal latino capere, è tutto ciò che muore perché non vogliamo veramente saperlo (assaporarlo) ma prendere per afferrarlo.
Quanto più una famiglia, un matrimonio – lo spazio dei coniugi cioè coloro che stanno sotto lo stesso legame – respira questa imperfezione tanto più si lascia ispirare con obbedienza per vivere. Credo che spesso dimentichiamo, ciechi e sordi ma parlanti, che lo Spirito proprio perché Santo non chiede reverenza ma domanda ascolto.
Una famiglia ispirata, una coppia ispirata è realtà di persone che prendono e traggono fiato, quell’aria buona per vivere. Per vivere in pienezza se pensiamo alla vita eterna come a ciò che se anche si consuma si rivela sotto altre forme.
L’ascolto dunque, nelle relazioni più importanti, penso debba poggiare su un’obbedienza che è ascoltare ciò che ho davanti. Questo figlio, questo marito, questo fratello che mi stanno contro quasi avversari. Sempre dal latino “ad-versus” come lo era probabilmente Eva per Adamo e reciproco: un aiuto che mi sia rivolto per mantenere la diversità.
Non è bene quindi essere soli perché non è bene rischiare che, senza relazioni libere, stiamo lontani da Chi ci salva. Dove sei dunque? Tu marito? E tu moglie? Tu figlio mio? E tu figlia mia?
Questo non per farci immagini simili, come spesso accade tra familiari, di sacrificare al nostro egoismo l’altro per una forma di paura che decade nel controllo e nella sfiducia. Siamo in realtà, ognuno di noi, compartecipi di quanto possiamo chiedere ancora di poter diventare. Per andare avanti senza chiusure. Semplicemente vivi.
Federica