La coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio
PUNTO 11 DI AMORIS LAETITIA
Partiamo subito con il botto. Siamo nel primo capitolo dell’esortazione. Capitolo intitolato Alla luce della Parola. Titolo emblematico per evidenziare come tutta la Sacra Scrittura sia in realtà anche una storia di famiglie. Una storia che racconta la presenza di Dio nella vita concreta e quotidiana di famiglie caratterizzate da tantissime contraddizioni. Non dobbiamo scoraggiarci quindi se anche la nostra famiglia è piena di queste contraddizioni e noi sposi non siamo perfetti. Dio ci dice che abita la nostra vita e la nostra relazione e che se noi, nonostante tutti i nostri limiti, ci affidiamo a Lui e alla Sua misericordia, saremo capaci di volerci bene e di perdonarci per ricominciare sempre. La Sacra Scrittura ci dice che il male non ha l’ultima parola e che noi siamo salvati e redenti grazie alla croce di Cristo.
Questo punto dell’Amoris Laetitia è particolarmente bello. Si parla di scultura. Una scultura contrapposta a quella del vitello d’oro. Ritorniamo all’Esodo.
Dio dice di sè rivolto a Mosè: il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, Dio ripete continuamente lo stesso errore: si fida di noi, nel tempo e nella storia, nonostante le innumerevoli volte che lo abbiamo tradito. Nonostante i tanti idoli che ci costruiamo e che mettiamo al suo posto. Dio dona il suo amore al suo popolo, dona i suoi comandamenti, e il popolo d’Israele si costruisce un Idolo, tradendo l’amore di Dio. Mosè, in un impeto di rabbia scaglia le tavole della Legge contro l’idolo. A rompersi sono le tavole di pietra. Non l’idolo.
Non c’è nulla su questa terra che possa distruggere quell’idolo che abbiamo posto a guida della nostra vita. Le nostre convinzioni sbagliate, i nostri pregiudizi, i nostri vizi, il nostro modo di pensare spesso inquinato dalla menzogna. Non c’è nulla di umano che possa distruggere questa nostra corazza che ci impedisce di amare in modo autentico, di essere veri, di essere pienamente uomo e pianamente donna.
Cosa c’entra tutto questo con la Trinità, con l’essenza di Dio stesso? C’entra molto perchè ciò che può distruggere la nostra corazza di menzogna è l’amore, che non è qualcosa di terreno ma di divino. Nel matrimonio un uomo e una donna che si donano e si accolgono davvero riescono con il tempo, gradualmente, giorno dopo giorno a liberarsi di tutte le bugie e riescono a intravedere la bellezza dell’amore autentico e a farne esperienza.
Per questo l’immagine più aderente alla Trinità che possiamo trovare nella concretezza dell’umanità è proprio la coppia di sposi che si ama. Già perchè una coppia di sposi che si dona completamente all’altro/a in una relazione fedele, indissolubile, feconda, unica riesce a mostrare al mondo chi è Dio. Cioè come si amano le tre persone della Trinità.
Noi sposi possiamo rappresentare una scultura dove non è più raffigurato il nostro volto ma quello di Dio. Che meraviglia! E’ davvero un miracolo che due persone così limitate e fallaci possano essere l’immagine più aderente al volto misericordioso di Dio. Un Dio capace di amare ognuno di noi sempre, senza chiederci nulla in cambio e nonostante i moltissimi nostri tradimenti che sceglie sempre di sopportare e di perdonare. Questo è il matrimonio. Una relazione dove l’imperfezione e il peccato diventano occasione per perdonare e rilanciare. Dove il male si trasforma in occasione per fare il bene. Un po’ come avveniva nel medioevo e nel rinascimento. Un sovrano si faceva ritrarre da pittori e inviava diverse copie di quel dipinto a tutte le corti vicine e lontane. Noi possiamo essere come quel dipinto. Possiamo raccontare, seppur in modo molto limitato, la grandezza dell’amore di Dio. Dio sceglie nell’oggi di mostrarsi attraverso il nostro amore, Noi possiamo farlo, voi potete farlo, perchè l’immagine di Dio è impressa dentro ogni relazione unita dal sacramento, immagine impressa a fuoco dallo Spirito Santo.
Antonio e Luisa
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