Il sacramento del matrimonio. Dialogo tra chi lo studia e chi lo vive. (1 parte)

Sabato scorso ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con don Manuel Belli. Don Manuel è conosciuto come influencer cattolico grazie al suo canale Youtube Scherzi da prete, ma è soprattutto docente di teologia sacramentale al Seminario di Bergamo. Dal nostro dialogo è scaturito un bel dipinto di ciò che è il sacramento del matrimonio.

Don Manuel cosa è un sacramento? Noi ci sposiamo perchè ci vogliamo bene, perchè lo desideriamo, ma non sappiamo sempre bene cosa stiamo facendo.

Se leggiamo il CCC la definizione è: i sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Cristo. Mi permetto di aggiungere un concetto a questa definizione precisa e sintetica. Noi abbiamo una convinzione. C’è la fede a cui aderiamo attraverso il nostro percorso spirituale, poi decidiamo di fare i sacramenti cioè, di manifestare la nostra fede attraverso di essi. In realtà le cose sono un po’ diverse. Cosa è la fede se non l’incontro personale con Gesù di Nazaret? E’ una relazione forte con Dio attraverso il figlio Gesù. Ciò cosa comporta? Per incontrare e conoscere una persona servono due cose: parole e gesti. Se dovessi esplicitare cosa sono i sacramenti direi proprio questo: sono quelle parole e quei gesti, custoditi dalla Chiesa, che ci permettono un incontro non virtuale e non illusorio con Cristo.

Tu, nel tuo libro, poni in essere una questione importante, quella della relazione tra fede e sacramenti. Il sacramento porta doni oggettivi. Quanto questi doni però sono influenzati dalla nostra fede? Se lo sono.

Una bellissima domanda. Spero di non essere troppo tecnico. Esiste l’oggettività dei sacramenti. La chiesa usa dire dei sacramenti ex opere operato. Un sacramento non è valido per la mia fede e neanche per quella di chi lo amministra. L’Eucarestia può essere celebrata dal prete più peccatore della terra ma quella resta un’Eucarestia valida. La Chiesa ha deciso quindi di fare una distinzione: l’efficacia del sacramento dalla sua fruttuosità. Faccio un esempio che riguarda me come prete. Se domani mattina vado a celebrare messa e sono mezzo addormentato, non capisco nulla di ciò che dico e con me ci sono venti fedeli anche loro mezzi addormentati che non capiscono nulla di ciò che dico loro cosa accade? Quella Messa è comunque valida, il dono oggettivo c’è, Gesù si fa presente nel pane e nel vino. Il dono va oltre la mia libertà e mi precede. La domanda da porsi è un’altra: è fruttuosa per me una Messa così? Certamente no o solo in minima parte perchè al dono gratuito ricevuto da Dio, che è oggettivo e c’è, deve poi corrispondere la mia adesione attraverso la mia libertà e la mia fede. Cioè sta a noi trasformare quei doni in vita. E non deve avvenire per forza subito. Può avvenire nel tempo. Permettimi un aneddoto personale. Il giorno della mia ordinazione stavo malissimo. Ero agitatissimo, avevo un mal di pancia pazzesco, non capivo niente. Questo non significa che io debba essere riordinato. E’ un dono gratuito di Dio e poi ho una vita per farlo fruttare nella mia libera adesione di ogni giorno. Come nel matrimonio. Anche tu magari eri in aria quel giorno, pensavi alla torta e a tutti i preparativi. Perchè eri distratto il matrimonio non è valido? Certo che lo è perchè Dio non è mai distratto. Il Suo dono c’è ed è irrevocabile e a te servirà una vita per renderlo fruttuoso e concreto nella tua relazione sponsale.

Quindi se ho capito bene si può dire che Dio ti da tutti i suoi doni subito ma poi aspetta che tu apra il tuo cuore affinchè tu possa farli sempre più tuoi accogliendoli? Il matrimonio rappresenta bene questa dinamica. Una volta celebrato il rito abbiamo una vita intera per imparare ad amarci sempre meglio e così ad aprire il cuore alla grazia di Dio e quindi a rendere il sacramento efficace come all’inizio ma sempre più fruttuoso.

Si sono d’accordo. Il sacramento ha bisogno di una storia per svilupparsi, non è solo puntuale. C’è una grazia che ti ha già raggiunto. Dio ha già fatto il suo ma poi serve una vita per appropriarsene.

C’è una grande relazione tra Familiaris Consortio di san Giovanni Paolo II e Amoris Laetitia di Papa Francesco. Relazione molto chiara anche per quanto riguarda il sacramento matrimoniale e la missione che ne deriva. Cosa ne pensi?

Si è vero. Aggiungo che anche Benedetto XVI ne ha parlato spesso del matrimonio come missione. Mi viene da dire che il concetto di missione rivolto agli sposi è una consapevolezza nuova, o meglio da riscoprire. Matrimonio ed ordine sono inseriti tra i cosiddetti sacramenti della maturità cristiana. Invece per tanto tempo c’è sempre stata l’idea che fosse il prete a portare avanti la Chiesa. C’è il prete che cura le anime e poi i curati cioè i destinatari della cura che sono i fedeli laici. In una mentalità di questo tipo dove è la maturità riconosciuta a due sposi che hanno vissuto un sacramento della maturità cristiana? Fortunatamente le cose stanno un po’ cambiando. Non esiste più il prete e i suoi collaboratori ma prete e sposi sono collaboratori della grazia. Giovanni Paolo II ci ricorda in Familiaris Consortio che il matrimonio non è solo uno stato di vita e un dato di fatto, ma conferisce una missione. Per questo il matrimonio viene celebrato all’interno di una Messa. Non è una questione privata tra due persone ma c’è una comunità che riconosce che quelle due persone hanno ricevuto un mandato. Mandato di essere immagine dell’amore di Cristo nella Chiesa. Credo che su questo come Chiesa dobbiamo ancora fare un po’ di strada.

C’è differenza tra l’essere sposato sacramentalmente e l’essere solo convivente o sposato civilmente? Se no a cosa serve un sacramento? Se si perchè solo noi cristiani possiamo avere questa ricchezza e perchè tanti matrimoni falliscono comunque?

Avrete la risposta a questa domanda e ad altre ancora con il prossimo articolo

Antonio e Luisa

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