Se Dio ci assiste con la Sua Sapienza proviamo a rivolgere la nostra attenzione non più sul Vangelo ma sulla Prima lettura a cominciare da oggi per una serie di settimane. Non perché il Vangelo non abbia più nulla da dire a noi sposi ma perché ci siamo accorti che molti cristiani saltano a piè pari l’Antico Testamento da cui spesso è tratta la prima lettura della Messa, forse traviati dall’idea ingiusta che Dio sia diventato più buono e misericordioso dal Vangelo in poi. Iniziamo questa nuova avventura dal brano proposto oggi dalla Liturgia:
Dal primo libro dei Re (1Re 8,22-23.27-30) In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore. Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!».
E’ una preghiera accorata fatta dal Re Salomone in nome di tutto il popolo e per esso fu una grande testimonianza di fede. E’ difficile restare impassibili dinanzi a tanta fede affettuosa in un Dio che non viene mai meno alle proprie promesse, è commovente pensare di avere un re che ci rappresenti con così tanta fede; sicuramente tra il popolo presente a quell’evento non saranno mancati uomini che hanno ritrovato l’entusiasmo di una fede magari un poco assopita sostenuti dal fervore del loro re, così ci saranno state altrettante donne che, con le lacrime agli occhi, hanno gioito in cuor loro abbracciando teneramente i propri figlioli. Quanta bellezza!
Provate a fare un gioco di fantasia sostituendo il re Salomone con il nome del vostro parroco e al posto del popolo di Israele usate il nome con cui sono chiamati gli abitanti della vostra parrocchia o del vostro paese/città ne resterete sorpresi.
Come sempre succede quando si medita la Parola, anche questa volta ci troviamo costretti a fare una scelta tra le tante possibili riflessioni per metterne in luce solo una. Ci lasceremo scuotere dalla parte centrale di questa preghiera, quando Salomone si chiede : “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! […] Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome! ”
Com’è possibile che Dio abiti tra di noi se nemmeno i cieli dei cieli non lo possono contenere? E’ un mistero sconfinato, ma è reale. Se ci fermiamo un attimo e rientriamo in noi stessi è possibile anche perdere l’equilibrio.
Vorremmo focalizzare questa inabitazione di Dio in noi in due ambiti specifici: il Battesimo e il Matrimonio. Dal momento in cui siamo stati battezzati Dio ha cominciato a vivere in noi.. ma noi non siamo grandi come i cieli dei cieli, com’è possibile tutto ciò? Misteri dell’amore di Dio… addirittura San Paolo dirà che siamo diventati Tempio dello Spirito Santo… chi? Io? Certo che sì… ma cosa ho fatto per meritare un tale onore? Niente, anzi… spesso sembra che vogliamo scacciare un così illustre ospite con un comportamento indegno di tale onore… come quando si caccia di casa un ospite indesiderato sbattendogli dietro la porta quasi ad urlare con tale gesto il nostro disprezzo nei suoi confronti. E non sembra che i cieli dei cieli se la siano presa a male perché Dio abbia scelto di abitare nella vita di ogni battezzato.
Ma facciamo un passo in più : se due battezzati si sposano e diventano una carne sola, allora significa che il Tempio di cui sopra si allarga, giusto? Come se Dio stesse un po’ stretto in una sola persona ed abbia deciso di aumentare la capacità della persona stessa donandole un’altra persona… un po’ come quando una famiglia decide di comprare anche l’appartamento attiguo per aumentare gli spazi.
Cari sposi, il sacramento del matrimonio è quella casa/luogo citata nella preghiera di Salomone, quando dice: “Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome! “. Il nostro sacramento è ontologicamente proprio quella casa/luogo in cui Dio dimora, ma attenzione a non sciupare un così grande dono/onore, poiché non basta che lo sia per definizione, ma è necessario che lo diventi sempre di più giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, perdono dopo perdono, sguardo dopo sguardo, gesto dopo gesto.
Caro sposo, Dio ha scelto di prendere dimora in te per donarle il Suo amore fedele e premuroso attraverso la tua umanità.
Cara sposa, Dio ha scelto di dimorare in te per aiutare il tuo sposo a vivere nella carne la tenerezza e la dolcezza del Suo amore.
Dio non può essere contenuto neanche dai cieli dei cieli ma si trova comodo nel sacramento del matrimonio e si trova perfettamente a suo agio nell’amore gratuito che ci doniamo scambievolmente.
Coraggio che Dio è proprio lì!
Giorgio e Valentina.
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