Il vangelo di ieri, che ci ha ricordato la nascita di San Giovanni Battista, mi ha fatto pensare a come fin dalla pancia della madre, Giovanni sia stato originale. Elisabetta ,sua madre, ha stravolto fin dall’inizio gli schemi e le abitudini del tempo scegliendo il nome Giovanni, un nome che non era familiare.
Una madre che ci dà già un esempio importante, che ci ricorda che siamo Figli di Dio a prescindere da quale nome viene scelto, da chi siamo e da dove nasciamo. Giovanni era un predestinato, scelto per compiere meraviglie anche grazie alla scoperta della sua originalità. Chi, se non lui, avrebbe potuto salutare festosamente Maria, che si era recata in visita ad Elisabetta, sussultando di gioia fin da dentro la pancia di sua madre?
Credo che anche ai giorni nostri tali eventi siano una rarità. Ma ci sono. Persone che vivono in modo davvero originale. Quando penso alla vita di Giovanni Battista, il mio pensiero va anche a Carlo Acutis, collegati tra loro, da una linea invisibile legata a Dio, espressa da una vita vissuta autenticamente. Il primo ci ha guidato nei passi del Battesimo e il secondo ci ha accompagnati all’Eucarestia. Giovanni ha speso una vita dedicata all’amore espresso attraverso la fedeltà alla verità. Amore vero. Una scelta radicale che gli è costata la testa. Carlo una vita spesa nell’amare chiunque incontrasse nella sua quotidianità. Entrambi innamorati di Colui che per primo ci ha amati e creati. Creati per amore e creati per amare. Giovanni aveva intuito che per essere dei discepoli dobbiamo battezzarci, immergerci per rinascere a vita nuova, una vita che ci fa fratelli tutti. Carlo ci insegna invece che siamo tutti chiamati a renderci evangelizzatori nella nostra quotidianità partendo anche da piccoli gesti d’amore come prenderci cura delle persone più fragili e deboli, persone sole, persone magari che per timidezza non riescono a chiedere aiuto.
Io ho scoperto la Carità grazie al mio padre spirituale che dopo una confessione mi diede il compito di svolgere servizi di carità. Iniziai proprio come faceva Carlo, preparando i pasti per i senza tetto, servizio che poi ho continuato a svolgere per la Croce Rossa. È un qualcosa che ti dà tanto perché in quel momento vedi concretizzarsi nella vita reale la frase di Carlo “Più Dio e meno io“. Compiere servizi di carità mi ha fatto bene e continua a farmi stare bene, perché più entri in relazione con le persone che Dio ti permette di incontrare, e più trovi sollievo per le tue ferite. Non solo, diventa uno scambio reciproco di Amore e Ascolto. Prendersi cura dei più deboli è paragonabile al preparare la mangiatoia per dare accoglienza alla Famiglia di Nazareth nel momento del bisogno. Gesù stesso non ha mai voluto nulla per sé, la strada era il suo habitat ed era un pellegrino insieme a sua madre e ai suoi amici.
Ho avuto la fortuna di sperimentare questo nel servizio di evangelizzazione rivolto ai giovani grazie alla comunità di Nuovi Orizzonti, ed è bellissimo stare lì ad ascoltare i racconti dei ragazzi, condividere la merenda insieme a loro e aiutarci a scoprire la parte più bella e nascosta di ognuno di noi. La parte più originale di noi stessi. Carlo aveva capito che non solo era importante il Battesimo, ma occorreva nutrirsi alla fonte dell’amore vero che ci rende originali: l’Eucaristia. Sostare davanti al Santissimo e partecipare alla Santa Messa sono la via per scoprire la parte più vera di ciascuno di noi. E Carlo lo sapeva bene. Nonostante le fragilità le nostre piccole ferite e debolezze, siamo tutti un capolavoro, ognuno di noi è un opera d’arte ad edizione limitata. Siamo unici. Anche nel matrimonio lo siamo. Nessuna coppia di sposi è uguale all’altra. Ognuna di noi è giunta all’altare con la propria vocazione. Noi la nostra l’ abbiamo scoperta a piccoli passi possibili e ogni giorno scopriamo cose nuove , e la vostra? Fateci sapere.
Simona & Andrea.