Cari sposi,
dopo aver celebrato ieri la Solennità del Sacro Cuore di Gesù, oggi la Chiesa guarda con grande riconoscenza, a Colei che Lo ha generato secondo la carne: dal Cuore Immacolato di Maria si è formato quello di Gesù.
Tale festa ha una storia relativamente recente, ne fu grande promotore S. Giovanni Eudes (1601-1680), tuttavia, bisogna aspettare fino a Papa Pio XII (1939-1958), nel 1944, per un riconoscimento universale della festa in tutta la Chiesa. Determinante, per arrivare a una tale proclamazione sono di certo state le apparizioni a Fatima del 1917 e sappiamo bene quanto, per tutto ciò, la venerazione al Cuore Immacolato di Maria abbia ricevuto una grande diffusione sino ai giorni nostri.
Vorrei soffermarmi oggi con voi sulla frase del Vangelo da cui la Chiesa trae grande ispirazione: “Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo Cuore”. Quali cose medita e conserva Maria? Tutto quello che riguarda Suo Figlio, le sue parole, i suoi gesti, la sua missione, la sua vita. Sembrerebbe una frase un po’ scontata, difatti, quale madre non guarda con profondo orgoglio la vita di ognuno dei suoi figli? Quale mamma non ricorda bene i loro momenti salienti, sia belli che difficili? Che c’è allora di così particolare dietro queste parole?
Papa Benedetto ci spiega molto bene cosa vuol dire il meditare e il serbare di Maria:
“L’evangelista Luca ripete più volte che la Madonna meditava silenziosa su questi eventi straordinari nei quali Iddio l’aveva coinvolta. Lo abbiamo ascoltato anche nel breve brano evangelico che quest’oggi la liturgia ci ripropone: «Maria serbava queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Il verbo greco usato “sumbállousa” letteralmente significa «mettere insieme» e fa pensare a un mistero grande da scoprire a poco a poco. […] Alla scuola di Maria però possiamo cogliere con il cuore quello che gli occhi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere. Si tratta, infatti, di un dono così grande che solo nella fede ci è dato accogliere pur senza tutto comprendere” (Benedetto XVI, Omelia 1° gennaio 2008).
Maria sa reinterpretare tutto, riesce a mettere i pezzi assieme di quanto viveva fino a ottenere una trama coerente e leggervi i segni della presenza di Dio. Questo sì che è molto, ma molto rilevante! Spesso ci accade, invece, di vedere la mano di Dio solo in certi ambiti della nostra vita e in altri negarla completamente.
Maria oggi ci dimostra che la presenza di Dio supera il nostro povero comprendono. Prendiamo ora la parola “cuore”, sappiamo bene che in ebraico “לֵב” tradotto come “lev”, ossia appunto “cuore” ha un campo semantico più esteso della semplice affettività. Esprime, difatti, a un tempo l’intelligenza, gli affetti, i desideri, i pensieri, i ricordi. Quindi in Maria il conservare nel cuore significa che lo sguardo di fede era qualcosa di totalmente assimilato e facente parte del suo vissuto, senza divisioni, scissioni o contrasti.
Concretamente, ciò vuol dire che la sua maternità così misteriosa, come anche il cammino di vita che aveva intrapreso con e per Gesù e pure i saliscendi drammatici sofferti in più occasioni, erano tutti “messi insieme” sotto un comune sguardo di fede, in tutti essi Maria vedeva Dio operante nella sua vita e di questo ne era profondamente contenta. Non vuol dire che Maria non abbia avuto dubbi o ripensamenti, tutto il contrario! Lo stesso Concilio Vaticano II dice che “Maria avanzò nel pellegrinaggio della fede” (Lumen Gentium, 58), cioè Maria è cresciuta nella fede, dal momento dell’Annunciazione fino al Golgota.
Che significato sponsale vedo in tutto ciò? Che in quel Cuore Immacolato Maria si è sempre riconosciuta Sposa di Dio, Coniuge dello Spirito Santo e questa consapevolezza è penetrata fino al midollo della sua anima. Perciò, il desiderio e l’augurio, cari sposi, in occasione di questa bella ricorrenza legata alla nostra Mamma Celeste, è che anche ciascuno di voi sappia conservare così bene nel cuore, cioè nella vita, il dono nuziale e di viverlo sempre con una fede crescente.
Padre Luca Frontali