Working in progress insieme a Santa Monica

Maggio è un mese mariano e un mese dedicato alla festa della mamma. Mese dove, se sei nel buio profondo per aver perso una mamma o un figlio, fai fatica a trovare appigli stabili e sicuri, soprattutto se non hai qualcuno accanto . Lo scorso weekend io e mio marito Andrea ci siamo messi sulla tracce di una santa il cui corpo è custodito qui a Roma. Chi? Santa Monica.

Perché proprio sulle sue tracce? Perché la scorsa estate, mentre eravamo con il nostro padre spirituale a fare il punto sul progetto Abramo e Sara, ho compreso che ormai più che Sara ero diventata Santa Monica. Chi è Santa Monica? Certamente è la mamma di Sant’Agostino, ma è anche la protettrice dei matrimoni difficili, delle spose, delle vedove e dei giovani. Quei giovani che vivono momenti difficili e che si sono allontanati dalla fede.  Quindi mi sono incuriosita e sono andata a cercare la chiesa che custodisce il suo corpo.

La chiesa è vicino a dove abitiamo, ma fino a quel momento non ci avevo messo mai piede. Si tratta della chiesa di Sant’Agostino vicino a Piazza Navona. Sostando in preghiera nella cappella a lei dedicata mi ha colpito il suo dipinto. Un dipinto che come potete vedere nell’ovale è come l’Eucarestia, dove possiamo ritrovare tutto ciò che temiamo di perdere o che abbiamo perso.

Indubbiamente ho pensato a tutte le richieste di preghiera e aiuto che ci arrivano per lenire il dolore di chi ha perso un figlio e di chi fatica a passare dall’idea di fertilità a quella più ampia di fecondità nella propria vita personale e matrimoniale. Ecco perché spesso e volentieri vi sproniamo a uscire di casa per non rimanere in solitudine. Può sembrare esagerato ma anche un dipinto può aiutare a sostenerci nel cammino di fede. Bisogna chiedere la Grazia di ricevere aiuto tramite la preghiera e bisogna avere il coraggio di lasciarci guidare anche quando non capiamo tutto.

Quante volte Gesù stesso ripeteva ” Quello che io ora faccio tu non lo capisci ma un giorno capirai“. Nella cappella di Santa Monica abbiamo affidato tutti i nomi dei bimbi mai nati che fino ad ora ci avete inviato. Sono tanti. Cosi come siete tante voi mamme, perché lo siete e lo sarete per sempre perché una mamma lo è dal primo momento che il nostro corpo accoglie la vita dentro di sè.

Spesso chi perde un figlio biologico per aborto spontaneo vive aggrappato alla speranza nell’ attesa di una nuova gravidanza. Aggrappatevi, però, con tutta la forza che avete anche ai grani del Rosario. Santa Monica è riuscita, per mezzo della preghiera, a rendere la sua vita immensamente feconda. Perché dak suo unico figlio Sant’Agostino sono arrivati innumerevoli figli spirituali. Provate a pensare a quanti figli spirituali e vocazioni possono nascere dalla vostra preghiera insistente. Non mollate. A presto!

Simona e Andrea.

Camminiamo insieme andando ovunque.

Da poco è passala la festa di San Marco Evangelista. È da un po’ che non scrivo settimanalmente nel blog per mia scelta, per lasciare spazio a nuovi evangelizzatori, per lasciare il passo all’ opera dello Spirito Santo per godere appieno dei prodigi del talent scout d’eccellenza.

Cosa mi ha spinto a scrivere proprio oggi per il blog? Forse perché siamo quasi alla tappa più attesa di questo pellegrinaggio, l’incontro con lo Spirito Santo nella giornata del 19 Maggio. Lo incontrerò? Sicuramente Andrea e io saremo in compagnia dei bambini che riceveranno per la prima volta il sacramento della Comunione. Tre turni di celebrazioni di Prima Comunione. È tanta roba di questi tempi.

Un mese di Maggio in cui, nella nostra comunità, ogni domenica sarà dedicata a questi bambini. Indubbiamente bello ed emozionante, ma consapevoli che non finisce tutto in una domenica perché il bello viene dopo. Camminiamo insieme a Gesù andando ovunque. Eh sì perché si pensa sempre che il sacramento della Comunione finisce con la festa e il taglio torta e i regali. E invece no. Gesù rimane accanto ad ognuno di noi nel cammino anche dopo.

Sarà accanto a gioire dei tuoi successi su un campo di tennis come di calcetto. Sarà lì accanto a te mentre cerchi di superare il tuo miglior tempo durante la gara di nuoto. Sarà lì mentre accendi il tuo primo fuoco durante l’ uscita scout. Sarà lì mentre disegni cartelloni per il campo estivo. Sarà lì mentre ti addormenti alla prima adorazione notturna. Sarà lì accanto a te anche quando, con il turibolo in mano, ti verrà la tosse per il troppo incenso. E sarà bello così.

Sarà bello così vivere questi mesi che ci separano dall’inizio del cammino cresimale per godere appieno dei ricordi vissuti in questi anni. Anni fa quando mi allontanai momentaneamente dalla chiesa non pensavo minimamente di poter vivere tutto questo. Un cammino che è stato al pari di un vero pellegrinaggio.

Perché durante il pellegrinaggio si porta con sé solo il necessario e si impara a fare a meno delle cose superflue. Si impara a rinunciare. Come direbbe il Beato Carlo Acutis Più Dio meno io. Se si vive e se si crede nelle parole pronunciate il giorno del mandato ai catechisti alla fine non può che essere così.

Rinunciare al tour promozionale per il lancio del mio libro è stato un azzardo enorme ma ne è valsa la pena. Scegliere di evangelizzare e stare accanto alle persone tramite il nostro programma radiofonico in onda su Radio Maria la scelta più bella e importante. Si cresce e si evolve e non potrebbe essere altrimenti. Chi di noi leggendo gli stessi versetti del Vangelo non si ritrova cambiato da un anno all’altro?

Questa estate cammineremo lungo il cammino di Don Tonino Bello se qualche coppia volesse unirsi a noi ci faccia sapere. Vi aspettiamo nel nostro profilo Instagram.

A presto.

Simona e Andrea.

Vi ho chiamato amici

Tempo di Quaresima, tempo di tutte le pratiche liturgiche, tempo di animazioni, di esercizi spirituali, tempo da dedicare a sé stessi, tempo di bignè di San Giuseppe e tempo di digiuno e tempo da dedicare al prossimo.

Ognuno di noi in questo periodo avrà cercato di geolocalizzarsi con Gesù. A che punto della nostra vita spirituale siamo? Dove sentiamo di avere incontrato Gesù? Gli abbiamo rivolto tutte le nostre domande, tutte le inquietudini e tutti i nostri perché più profondi? Abbiamo ricevuto qualche risposta? Chi lo sa? Solo il tempo ci dirà se ciò che abbiamo ascoltato fino in fondo, sostando davanti al Tabernacolo, era la risposta che desideravamo o era uno di quei no che aiutano a crescere umanamente e spiritualmente. 

Io per prima ho riflettuto sui No ricevuti durante l’anno, alcuni onestamente assecondati come obbedienza da figlia. Se si impara a ritagliarsi del tempo per la preghiera alla fine si arriva ad un dialogo familiare con il Tabernacolo.

Esiste un tempo per ogni cosa, ogni tempo ha il suo colore. Esiste un tempo per la semina e un tempo per il raccolto. Per ognuno di noi è previsto un tempo. Un tempo già designato dal momento della nostra creazione. Un tempo per essere dei figli indisciplinati che faticano a compiere la volontà del padre soprattutto se non è compatibile con i propri sogni, desideri e aspettative. Esiste il tempo del ritorno dove si scorge il volto e l’ abbraccio del padre misericordioso.

La liturgia penitenziale è la parte della Quaresima che aspetto con trepidazione. Vi ho chiamato amici. Quante volte ci nascondiamo dietro i nostri impegni lavorativi – e non solo – per evitare di confessarci? Così come è anche vero che spesso alcuni confessionali hanno gli orari stile ufficio pubblico. Ma fortunatamente si trovano ancora sacerdoti che confessano anche fuori orario.

Siamo all’ inizio della Settimana Santa. La settimana più attesa e bella. La più commovente, quella in cui ogni anno si spera sempre in un finale diverso. Per lo meno io durante la lettura del Passio mi commuovo e spero sempre in un finale diverso.

Quando vuoi bene a qualcuno non vorresti mai vederlo morire. Non vorresti mai vederlo esanime avvolto in un sudario. Non vorresti mai accarezzarlo per l’ultima volta. Non vorresti mai confidargli gli ultimi segreti. Non vorresti mai rinunciare a sentire la sua voce. Non vorresti mai rimanere mentre lui muore. Non vorresti mai chiederti eh mo come faccio senza te? Non vorresti mai vederlo chiuso in un sepolcro. Vi ho chiamato amici.

E ripercorri in quell’ istante le tappe della vita insieme a Lui, quei momenti unici che ti aiuteranno a ricordarlo. Ti sentirai beato per aver condiviso del tempo insieme a Lui li in montagna per aver goduto delle sue parole. Beatitudini il discorso più bello. Ti sentirai beato perché, anche se nel dolore, avrai accanto chi ha pensato a lenire il tuo smarrimento.

Donna ecco tuo Figlio. E lì come Maria sotto la Croce si volge lo sguardo ai figli che rimangono. Concludiamo questo articolo dedicandolo al nostro Fabrizio che ci ha preceduto nella nostra Baita in Cielo, e dedicandolo alle “mamme” e ai ” papà “della nostra Baita perché ogni catechista è sempre un po’ tanto anche mamma e papà e in alcune occasioni, anche se si è adulti, si ha la necessità di una guida che ti indica i passi come sul ponte tibetano.

A presto Simona e Andrea, vi aspettiamo in onda sul nostro programma radiofonico su radio Maria e nel nostro profilo Instagram.

Una corona di spine sarà il dress code per la mia festa.

Nel bel mezzo delle serate sanremesi arriva lei Angelina Mango con non solo un cognome importante per quel palco da calpestare ma con un testo scritto insieme, tra gli altri, a Madame.

Si , signori miei, la Madame che ogni anno destabilizza i più per la sua vita privata, ma quest’anno ci sorprende con parole importanti. La canzone è La Noia ed è in buona parte autobiografica perché in alcuni passaggi Angelina confida l’elaborazione del suo lutto vissuto quando aveva solamente 12 anni nel fiore dell’adolescenza.

Non è mai semplice attraversare il dolore per la perdita di un genitore ed è un bene, anche per i nostri figli che forse la ascoltano e ballano le sue canzoni, sapere che ognuno ha i propri tempi e modi di vivere e attraversare un dolore così grande da togliere il fiato. Nel testo la noia, cioè il fermarsi, è un toccasana.

Viviamo in un mondo con dei ritmi frenetici, dove si corre dalla mattina alla sera, dove spesso i nostri figli escono ancora quasi con il pigiama per raggiungere a malincuore nidi, asili, scuole primarie. Spesso non hanno modo di sperimentare la noia. Quella sana noia che ti è di stimolo per conoscere la parte più vera del tuo io. Quella noia che crescendo ti aiuterà a chiederti quale è il progetto di vita per te, quella ricerca instancabile per l’infinito.

Tra le parole del testo spicca questo passaggio importantissimo ” la noia muoio perché morire rende i giorni più umani. Vivo perché soffrire fa le gioie più grandi non ci resta che ridere in queste notti bruciate una corona di spine sarà il dress code per la mia festa“.

A un passo dall’ inizio del cammino quaresimale è un toccasana anche per noi da casa ascoltare queste parole. Tendenzialmente quest’anno in molti testi dei cantanti in gara emerge questa ricerca di infinito, questa sete di Dio, così come nel testo di Alfa con la sua Vai.

Lo stesso video della canzone su YouTube termina con il cartello con questa frase “non so chi ha fatto il mondo ma so solo che era innamorato“. Tanta roba. Mettersi in cerca di Dio. La canzone è un invito a mettersi in cammino e a non mollare mai senza guardarsi indietro. Puntando al cielo aperto. E soprattutto puntando al sole.

Altra ricerca di infinito è tra le parole di Mr.Rain che racconta l’amore di un padre che perde i suoi figli. Quante volte un papà si scopre padre e riscopre le sue prime volte grazie ad un figlio? “Parlarti di quello che sento mi sembra impossibile perché non esistono parole per dirti cosa sei per me. Tu mi hai insegnato a ridere , tu mi hai insegnato a piangere l’ho imparato con te che certe volte un fiore cresce anche nelle lacrime.”

Se avete modo ascoltate queste canzoni con le cuffiette perchè assaporerete di più le parole di ogni canzone. Buona serata e buon proseguimento di festival.

Simona e Andrea

Diamanti grezzi

Signori e signore buonaseraaaaa e anche quest’ anno siamo qui a seguire la settimana santa della Musica italiana. Oggi (ieri ndr) è la giornata dedicata al cyberbullismo quindi siate clementi mentre leggete. Perché scrivo così?

Semplicemente per ricordare che tra i tanti artisti in gara Alessandra Amoroso nel 2024 è ancora vittima di commenti fuori le righe, un cantante può piacere o meno ma sui social in particolare si tende sempre ad andare oltre. Ricordiamo che quei profili appartengono a persone reali con dei sentimenti e delle fragilità.

La sua fragilità non è una debolezza ma dà voce anche a quella dei nostri figli adolescenti che magari sono i primi a cadere nei tranelli dei giudizi e dei commenti. Ma ci si rialza. Si impara a rialzarsi dalle cadute. Un po’ tutti gli artisti in gara ci ricordano l’ importanza di fermarsi e prendere del tempo per sè stessi e che soprattutto non bisogna vergognarsi di ricorrere all’aiuto della psicoterapia quando necessaria.

Per non parlare di Emma presa di mira ogni volta per il suo fisico. E’ successo anche nel momento più doloroso della sua vita quando ha perso suo padre. Un padre che era sempre accanto a lei anche nel dietro le quinte. Fragilità. Parola che emerge anche nel testo de Il Tre.

Giovani che ammettono che siamo fragili, inquieti, ognuno con i suoi demoni interiori. Chiedono aiuto. Così come i La Sad; tra le loro parole come non pensare alle serate di sballo in disco o in un qualsiasi rave party? O all’abuso di alcool?

Sarà che mi ricordo le serate di Evangelizzazione in strada con Nuovi Orizzonti e al bene che si compie con un abbraccio vero che allevia le tue ferite. Fermarsi è importante. Lo stesso Ghali ha dichiarato di essersi preso del tempo. La sua canzone mi è piaciuta così come le sue parole “di alzare un polverone non mi va ma come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale per un pezzo di terra o per un pezzo di pane“.

Ghali immagina un dialogo con un alieno ma quante volte anche noi parliamo con qualcuno che tende a nascondere l’ evidenza dei fatti? Ma tali pensieri sono ricorsi anche nella canzone di Dargen. Sarà che il giorno prima avevo ospite in Radio don Mattia Ferrari cappellano sulle navi Onlus, ma nelle parole di Dargen vi era proprio il dialogo avuto con Don Mattia.

In Onda Alta scrive “se basta un titolo a fare odiare un intero popolo non lo conosci Noè? …. C’è una guerra di cuscini, ma cuscini un po’ pesanti se la guerra è dei bambini. La colpa è di tutti quanti abbiamo cambiato le idee abbiamo cambiato leader ma la Madre e le altre donne non hanno niente da ridere“.

Ecco alla parola madre il pensiero è andato alla Madre. E questo è ciò che mi sentivo di condividere su questa prima serata. A domani per altri commenti.

Simona Arcidiacono

Friends. Dal divano di casa al divano di Tv2000.

È passata una settimana dalla nostra ospitata a TV2000 – tranquilli non vi parleremo di quel giorno – ma della prossima tappa di questo nostro cammino umano e spirituale. Il 18 Febbraio 2024 ci sarà a Caravaggio un bellissimo evento a cui noi parteciperemo online. C’è emozione? Beh indubbiamente per ogni cosa nuova c’è sempre un po’ di sana hype (entusiasmo nel linguaggio social giovanile).

Nel tempo ho imparato a prendermi delle soste tra un evento e l’altro per vivere appieno il momento e, come in una caccia al tesoro, riuscire a trovare il bello e il negativo di ogni avvenimento.

Sull’ evento di Caravaggio la domanda che ha prevalso è stata un’altra: Come ci sono arrivata? Cari lettori che state leggendo io ero esattamente dove siete voi. Semplicemente seduta al divano davanti al PC. Sono arrivata al blog di Antonio e Luisa così per caso perche ero in cerca di un articolo che parlasse a me e lo trovai.

In fondo cos’è questo blog se non un estensione di una lectio divina. È una condivisione di un gruppo coppie, di un gruppo famiglie, di un gruppo giovani. C’è la Chiesa in questo blog. Ognuno di noi ne rappresenta una parte. Chi è più avanti chi è più indietro, ma con la certezza che si cammina avendo accanto guide che sanno che all’ occorrenza si deve camminare avanti, dietro o accanto per non lasciare nessuno indietro.

Chi ci segue da un po’ sa che il nostro progetto Abramo e Sara si è evoluto in una trasmissione radiofonica in onda su Radio Maria ogni primo lunedì del mese alle 12 30 e che al momento siamo in promozione del nostro libro edito dalla Tau. Abbiamo pensato poi di rendervi partecipi del nostro programma di Cammino di Quaresima.

Lo scorso anno vi abbiamo guidato ogni giorno con il progetto 40 giorni 40 tabernacoli. Quest’ anno abbiamo scelto di farvi vivere un cammino alternativo passando per la tavola. Quante volte ci capita di sentirci dire Oggi non ho tempo per un caffè sono sempre di fretta..

Ecco il nostro cammino prevede proprio questo. Rimettere al centro le relazioni passando dalla tavola. È dalla tavola che si riparte quando si è stanchi, tristi, amareggiati o semplicemente bisognosi di qualcuno con cui condividere una gioia o un emozione.

Le più grandi catechesi sono nate a tavola. L’ ingrediente principale? L’ ascolto. Dall’ ascolto può nascere un piccolo passo da compiere verso il confessionale. Un piccolo passo che farà intravedere la luce se al momento ci si sente al buio. Un cammino quaresimale non è altro che camminare in un sentiero che porta alla vita.

Noi vi aspettiamo qui a Roma e sul nostro profilo Instagram e vi ricordiamo che potete sostenerci tramite l’ acquisto del nostro libro che in vendita anche su Amazon. A presto Simona e Andrea.

ANTONIO E LUISA

Carissimi non sapete che piacere mi fanno le parole di Simona. Simona ha raccontato benissimo l’evoluzione di questo blog. Nato per esprimere la nostra fede (mia e di Luisa) e la nostra testimonianza ci siamo presto resi conto che noi potevamo parlare al cuore di alcune persone ma altre restavano fuori perchè vivevano situazioni e problemi diversi. Simona e tanti altri blogger sono entrati per rendere più ricco e bello questo blog che è diventato un canale. Un canale dove passa la testimonianza di alcune coppie e attraverso di essa passa l’amore di Dio che è personale per ognuno di noi. Buon cammino Simona e grazie per aver reso questo blog più ricco con la tua vita.

Per partecipare all’evento di Caravaggio registratevi qui

Un San Giuseppe che si prepara per la sua Sposa.

Cosa ci si può aspettare da un venerdì sera di Avvento ad una settimana dal Natale? Cene oratoriali, concerti gospel, tombolate, raccolte fondi, gara fotografica al presepe più bello e chi più ne ha più ne metta. Tutte sane occasioni per avvicinare e sfiorare il cuore di chi al momento ha il cuore ghiacciato in puro stile Frozen e aspetta solamente l’abbraccio caldo di Olaf, per parlare con una metafora disneyana.

Mio marito Andrea ha pensato bene invece di farmi vivere un venerdì sera alternativo. Ha scelto questa sera per farmi vivere l’esperienza della celebrazione penitenziale. Può sembrare una cosa banale, quasi di routine, ma per me, ad esclusione dell’ esperienza a Medjugorje, è stata una delle pochissime volte che mi è capitato di viverla. Specialmente a Natale.

Perché? Può sembrare una cosa impossibile da credere per chi legge, ma durante il periodo natalizio – anche prima della Pandemia – io ho sempre vissuto in zona rossa, ossia, da quando ho cominciato ad avvicinarmi alla fede alcuni anni fa, ho sempre passato le sante feste natalizie con febbre altissima e tosse. Quella febbre e quelle bronchiti che non ti permettono di uscire di casa neanche per una messa. Questo è in assoluto il primo Natale in cui mi sto godendo ogni singolo attimo del periodo di Avvento.

Ieri sera è stata una sorpresa vedere ai piedi dell’altare il mio santo preferito: San Giuseppe. Un San Giuseppe accanto alla mangiatoia vuota. Ma nel vedere la statua il mio cuore è andato non alla mangiatoia ma proprio a Giuseppe. Lì in piedi ad aspettare. Guardate la foto, non vi ricorda i nostri sposi all’ altare il giorno delle nozze? Il nostro padre spirituale ci diceva sempre: Si può essere pronti ma mai preparati. E in effetti se penso alla nostra vita matrimoniale, Andrea stesso – il mio San Giuseppe casalingo – di certo non era preparato a tutto ciò che avremmo vissuto dallo scambio delle promesse matrimoniali fino ad oggi.

San Giuseppe – se ci pensiamo bene – ha attraversato anche lui momenti di paure e di dubbio, ma ha avuto sempre al centro del suo cuore l’amore. Quello con la A maiuscola. Quello che ti fa vegliare mentre la tua sposa riposa, mentre la tua sposa accoglie un progetto che stravolgerà ulteriormente i suoi e i tuoi sogni.

Ogni tempo ha il suo colore è la frase che mi ha detto in questi giorni il mio padre spirituale. E San Giuseppe l’ aveva capito. Maria ha riempito di colore la sua tela dove era disegnata la loro vita che aveva nel cuore. Solo seanche noi mettiamo Dio prima delle nostre scelte, o meglio lo coinvolgiamo nella nostra vita, lo rendiamo partecipe dei nostri dubbi e pensieri – chi non li ha – troveremo il nostro posto.

Proviamo ad aspettare una risposta che sicuramente arriverà. La nostra vita quotidiana e anche matrimoniale migliorerà. Ad esempio ogni tanto mi capita di avere dei dubbi a livello di bioetica, delle scelte mediche concrete che possiamo scegliere, ma se non si condivide il dubbio e il pensiero con il sacerdote o comunque con una valida figura spirituale, si rischia di prendere una strada con il terreno accidentato.

Approfittate della messa di Natale e confessatevi, è il più bel dono di Natale che vi potete fare ed è gratis.

Simona e Andrea

Vi aspettiamo in parrocchia oppure in onda, ogni primo lunedì del mese alle 12 30, su Radio Maria. Infine vi ricordiamo che potete trovare il nostro libro in tutti gli store online o potete chiederlo direttamente a noi attraverso il nostro profilo Instagram. A presto.

…e che mi aspetto chi lo sa, posto vuoto ce n’è stato ce n’è ce ne sarà ho messo via….

Prima Domenica di Avvento, abbiamo acceso la candela come tradizione liturgica insegna e siamo qui in casa davanti al nostro scatolone con gli addobbi natalizi.

Aprire la scatola quest’anno è stato come fare un tuffo nel passato. Un viaggio nella Delorean come nel film Ritorno al futuro. Ogni addobbo racchiude in sé un ricordo specifico, ci sono le tante decorazioni preparate dai ragazzi del gruppo scout, c’è la prima decorazione – una stella cometa – presa la notte di Natale in una messa in cui Andrea mi parlò per la prima volta di matrimonio. Eh sì, sono entrata in chiesa grazie ad una semplice decorazione che veniva donata a fine messa con abbinata una Parola.

Certe volte, per la fretta del nostro vivere quotidiano, ci dimentichiamo dell’ importanza di queste piccole cose banali ma che scaldano il cuore. Dietro una decorazione c’è sempre anche un volto, ci sono delle mani di bambini, ci sono ragazzi che hanno donato a Gesù il loro tempo per stare accanto a noi senza neanche saperlo.

Già, il tempo. Quante volte si vivono queste piccole attività come un peso, una routine o un compito da fare solo perché me lo dice la catechista? L’Avvento in fondo è quel periodo che ci viene offerto per rallentare, per tornare all’ essenziale di ciò che siamo. Tornare alle nostre origini. Non solo le nostre origini a livello biologico, di dna, ma le nostre origini targate Cielo. Spesso ci si dimentica che siamo fatti di Cielo. E spesso ancora ci dimentichiamo dello squarcio che è stato creato in Cielo grazie a Dio che si è fatto uomo più di 2000 anni fa.

Negli anni passati confesso che per me il Natale è sempre stata una festa abbastanza “pesante”. Pesante perché avevo racchiuso dentro di me il dolore di vedere una culla vuota. La mangiatoia del presepe ogni anno per me era uno strazio. È solamente dallo scorso Natale che mi sono riappacificata con questa festività. Senza Natale anche il matrimonio ne risente. È stato importante dedicare del tempo al discernimento per comprendere il vero significato di quella mangiatoia. Osservare la mangiatoia è stato un cammino sicuramente doloroso ma necessario per fare luce su ciò che veramente procurava il mio vuoto.

La mangiatoia non è solo una culla di legno con del fieno e un lenzuolo che attende un bambino. La mangiatoia è la nostra vita che attende noi stessi, il nostro vegliare per farci luce su tutto ciò che non va e che non abbiamo il coraggio di confessare. Approfittiamo di questo periodo per ritagliarci del tempo per confessarci. Questa è la via da percorrere per preparare la nostra mangiatoia per l’ arrivo di Gesù. Possiamo presenziare a tante messe, a tanti rosari anche via web, ma se non prepariamo il terreno del nostro cuore, Gesù farà sempre fatica ad ancorarsi nella nostra vita.

Buon cammino di Avvento a tutti e a presto.

Vi aspettiamo in parrocchia oppure in onda, ogni primo lunedì del mese alle 12 30, su Radio Maria. Infine vi ricordiamo che potete trovare il nostro libro in tutti gli store online o potete chiederlo direttamente a noi attraverso il nostro profilo Instagram. A presto.

Simona e Andrea

L’ arte di imparare a ricevere.

Si dice che quando si torna da un viaggio si torna sempre un po’ cambiati. Un mese fa siamo tornati dal pellegrinaggio a Medjugorje. Era la prima volta per noi, ci siamo sentiti chiamati a calpestare quei sassi. La scorsa primavera una famiglia ci regalò un sassolino proveniente proprio da lì, dalla collina delle apparizioni.

Da quando quel sasso è entrato nella nostra casa il mio pensiero è andato subito a David Buggi, ma anche al nostro padre spirituale che ci aveva raccontato dei Festival della Gioventù di agosto. Diciamo che quel sasso ha rappresentato un po’ un invito, un ” vieni e seguimi”. È stato un viaggio quasi al buio, dove per la prima volta non sapevamo nulla, un viaggio libero dall’ansia e dalla fretta. Conoscevamo solo l’ orario del ritrovo in parrocchia per la partenza e poi tutto è stato una sorpresa. Un viaggio dove sentivo forte dentro di me la frase fidati e affidati.

Siamo partiti in nave e il pensiero ad un certo punto è andato a un’altra barca. E’ andato a Simone e Andrea e agli altri apostoli nella loro notte di paura. Ho pensato alla famosa frase di Gesù getta la rete a destra. Considerando la mia paura per la nave mi è venuto quasi spontaneo pensare a loro. Ma indubbiamente il vantaggio di un viaggio in nave è l’ alchimia e l’ unione che si crea con gli altri pellegrini. I pellegrinaggi comunitari sono importanti perché aiutano a conoscere delle persone che incrociamo spesso nella quotidianità dei servizi in parrocchia ma che non abbiamo mai conosciuto davvero. Si creani dei momenti speciali ed essenziali di dialogo a cuore aperto, per andare oltre la routine del proprio gruppo.

Riunire più parrocchie è stato un grande abbraccio dello Spirito Santo. La Chiesa c’è ed esiste, è viva. Potrei scrivere tanto su Medjugorje, sicuramente uno dei ricordi più belli è stata la confessione e l’ adorazione nella chiesa parrocchiale di San Giacomo. Così come recitare la Via Crucis nella collina delle apparizioni. Adesso che siamo tornati il bello sarà custodire quello che abbiamo ricevuto in quei giorni e renderlo frutto per quelli a venire.

Per chi risiede nei dintorni di Roma e ha modo di passare e raggiungerci inizierà il 24 novembre un itinerario di catechesi e preghiera presso la Parrocchia di San Tarcisio al Quarto Miglio. Noi vi aspettiamo in parrocchia oppure in onda, ogni primo lunedì del mese alle 12 30, su Radio Maria. Infine vi ricordiamo che potete trovare il nostro libro in tutti gli store online o potete chiederlo direttamente a noi attraverso il nostro profilo Instagram. A presto.

Simona e Andrea.

È la fantasia che trasforma i pianeti in sassi.

Eccoci qui a condividere con voi tutti che seguite quotidianamente il blog un grande passo che abbiamo compiuto grazie a voi. Il dieci Ottobre uscirà nelle librerie e negli store online, il nostro libro Montagna, maestra di vita. Spiritualità per coppie in cerca di figli, con la prefazione di don Rocco Malatacca ed edito da Tau Editrice.

L’ uscita di questo libro è un passo compiuto con la spinta di Carlo Acutis. Perchè come abbiamo già scritto in molti articoli pubblicati da questo blog, ogni nostro passo e ogni nostra scelta sono stati presi sostando in preghiera nella Chiesa Nuova ad Assisi e dinanzi alla reliquia del cuore di Carlo nel duomo di San Rufino.

E dono più bello non poteva esserci che presentare il libro proprio nei giorni della sua festa. È un libro particolare, frutto di un cammino umano e spirituale. Pensate: la prefazione è stata scritta per le vie di Santiago. Un segno chiaro del percorso spirituale del libro. Cosa troverete all’ interno? Una strada da percorrere, un pozzo da scavare, vi do un indizio; preparate il vostro zaino con il kit del pellegrino: vangelo, matita e rosario.

Non mi dilungo volutamente oltre perché avremo modo sicuramente di incontrarci per l’Italia dal vivo.

Nell’ attesa vi aspettiamo sul nostro profilo Instagram e nel nostro programma radiofonico in onda su Radio Maria ogni primo lunedì del mese alle 12:30 e infine per chi abita a Roma ci trova presso la parrocchia del San Giuseppe al Trionfale. A presto Simona e Andrea.

ANTONIO E LUISA

Non parliamo del libro perché non abbiamo ancora avuto il privilegio di leggerlo, ma vi parleremo degli autori. Sì, perché anche se il libro riporta in copertina il nome di Simona come autrice, è un lavoro che nasce dal matrimonio e dalla relazione con Andrea. Simona è incredibile. Difficilmente nella mia vita ho incontrato persone tanto positive, pronte a mettersi in gioco e senza paura di affrontare il futuro. Una donna sempre di corsa, ma senza mai perdere il sorriso. Un vulcano di iniziative e di idee. Insomma, sembra una persona che non sia mai stata ferita dalla vita. Eppure ha dovuto affrontare, come molti di voi sanno, uno dei dolori più grandi per una donna: l’impossibilità di portare a termine una gravidanza. È dovuta passare in mezzo a quel mare di dolore, di domande, di confusione, di incomprensione, eppure non si è persa. Ne è uscita forte e capace di non piangersi addosso, perché capace di far fruttare i talenti che ha e non rimpiangere ciò che le manca. Credo che possa essere un esempio positivo per tante spose e sposi che vivono questo dramma o anche altri. Noi siamo una meraviglia e anche se ci manca qualcosa, Dio è pronto a far fruttare i talenti che ha celato in noi. Ecco, Simona l’ha capito e nel libro credo lo racconti. La sua testimonianza può essere un punto di riferimento per tanti che non vedono luce e futuro.

Per preordinare il libro clicca qui

Rise up. Conta le stelle

Ce l’abbiamo fatta la settimana più attesa dell’anno è appena trascorsa. Una settimana in cui un cristiano praticante era come non mai piacevolmente circondato di eventi per ogni fascia di età. Siamo passati dalla gioiosità della GMG alla Marcia Francescana culminata nel perdono assisano.

Noi quest’anno la Gmg ce la siamo goduta alla grande, grazie anche ai ragazzi dell’oratorio che ci inviavano live le foto e, grazie ad Instagram, abbiamo instaurato dei legami in più anche con dei giovani di altre diocesi. Ma è stato bello anche commentare con le altre mamme: Sono arrivati? Hanno mangiato? Ce la farà a camminare tutte quelle ore sotto al sole per arrivare al campo della veglia?

Ognuno di loro, così come noi da casa, alla fine è sempre in attesa di quella Parola che dà il via alle nostre decisioni, che rischiara i dubbi e le incertezze. Percorrere le strade di Lisbona, passando per Santiago, Lourdes, Fatima, il Sermig di Torino. Abbiamo cercato di far loro compagnia, pensate c’erano anche ragazzi che avevano percorso un viaggio con più di 40 ore di pullman. Quella stessa Parola che ha aiutato anche noi al passo decisivo, che ci ha condotto ancora di più nel nostro sentiero di Abramo e Sara.

All’inizio, come ricorderete, il nostro progetto era nato per curare il dolore delle coppie che un figlio non lo hanno o lo hanno perso. Il progetto è rimasto sempre lo stesso, ma negli ultimi mesi ha preso delle strade inaspettate come con il gemellaggio con le realtà dei gruppi giovanili. Giusto in questi giorni siamo stati insieme ai giovani del “Due o tre” di Marianna Boccolini progetto nato in ricordo di Marianna e portato avanti dalla sua mamma Maria Letizia Tomassoni in sinergia con Padre Massimo Reschiglian.

Non ci stancheremo mai di ripetere alle coppie che dal sepolcro del dolore se ne esce. La risurrezione passa da un incontro. Passa attraverso un touch, passa attraverso una voce che pronuncia il tuo nome “Maria”. I giovani hanno fame di relazioni autentiche, di educatori, che osino rischiare di uscire fuori dallo stantio del si è sempre fatto così per andargli incontro. Chi meglio di una coppia senza figli ha tempo da donare a dei giovani? Di condividere con loro le proprie esperienze di vita. Alcuni giovani hanno dichiarato che in questa settimana si sono sentiti ascoltati.

Provate, osate, andate incontro ai giovani per ascoltarli, potreste aiutarli a lenire le loro ferite. Volutamente non prolunghiamo l’articolo, ma ci teniamo a lasciarvi con queste piccole domande per riflettere in questo periodo estivo: Come ero da adolescente? Cosa mi faceva soffrire ? Avevo chi nel momento in cui mi sentivo un fallito mi tendeva la mano per alzarmi? C’ era chi mi educava con quei No che aiutano a crescere? Basta pensare ad esempio a David Buggi e al No che si è sentito pronunciare dal suo padre spirituale. Solo chi ci ama veramente ha il coraggio di pronunciare quei No che al momento non comprendiamo che ci fanno soffrire indubbiamente ma sono necessari per farci camminare sulla Via della Verità.

Per chi vorrà ci può raggiungere online sul nostro profilo Instagram e ci potrà ascoltare ogni primo lunedì del mese nel nostro programma radiofonico in onda su Radio Maria e per chi è di Roma ci trova presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. A presto!

Simona e Andrea.

Paura mai. Secondo la tua Parola getterò le reti.

Paura mai, è il titolo dell’ultima canzone di Ultimo, al primo ascolto ho pianto. Nicolò ha in comune con me il fatto che dice le cose senza nascondere ciò che il mondo non vede o fa finta di non osservare. Ho pianto perché nelle parole ho ritrovato alcune delle mie paure, alcuni dei miei limiti che sono riuscita a superare grazie alla Parola di Luca 5, 1-11. Sicuramente tutti sappiamo più o meno cosa narra Luca nel Vangelo, ma per chi magari non ascolta Ultimo, vi trascriverò alcuni passaggi del suo testo che riguardano da vicino ciò che abbiamo vissuto nella nostra casa durante il periodo della crisi, nata anche dalle paure.

Ho paura del silenzio in stanza di te che mi ami e non è più abbastanza. Chi non ha figli o li ha persi sa bene cosa si prova ad entrare in una stanza della propria abitazione e vivere quel silenzio assordante. Quel silenzio che è in grado di generare un caos nella nostra testa e nel nostro cuore. Quel silenzio che è in grado anche di sovrastare la voce di vostro marito o vostra moglie. Quel silenzio signori esiste e va attraversato, non si può scappare da quel silenzio ne tantomeno fare finta che non ci sia riempiendolo di altro. La vita matrimoniale non è Temptation island dove abbiamo Filippo davanti al falò che ci aiuta a parlare con nostro marito o moglie. Noi abbiamo molto di più, abbiamo il falò dell’Adorazione Eucaristica e del sacramento della Confessione. La paura del silenzio di una stanza vuota. La paura nel domandarsi specie di notte ce la farò a vivere un altro giorno senza mio figlio tra le braccia? Ce la farò a non sentire la sua voce, a non sfiorare i suoi lineamenti che per mesi ho visto in un ecografia?, queste sono solo le più comuni paure che vive una coppia di sposi che perde un figlio.

Non esiste un modo per definire un genitore che perde un figlio. Ma la paura esiste. La paura si vince perché Dio ha vinto per noi. Quella paura che si prova è essenziale, è necessaria, è vitale esternarla perché siamo umani, siamo della stessa carne di Colui che si è incarnato e morto per noi in croce. Tornate con il pensiero al Getsemani. Lui per primo aveva paura. Si sentiva solo e abbandonato. Non siamo mai soli ad attraversare il nostro buio. Solo entrando dentro noi stessi ritroveremo i nostri colori. Noi anche abbiamo avuto paura. Ma siamo qui. Abbiamo le stesse paure che canta Ultimo, la paura che un figlio magari per miracolo arrivi ma che io sia troppo vecchia.

A 45 anni una donna è più che cosciente dei propri limiti biologici. Sarebbe bello vivere aldila dei nostri limiti, ma alcuni limiti riconducibili alla creazione vanno rispettati. La paura in noi ha generato frutto. È stata come un seme quando viene interrato è al buio ma i germogli e i frutti spuntano proprio anche grazie al tunnel dell’oscurità. Così come la notte oscura dei pescatori che si sentono stanchi provati e sconfortati. Si sentono soli, abbandonati. Ma decidono alla fine di seguire i consigli di un falegname, ricordiamoci signori che Gesù era un falegname e proprio un falegname insegnò a pescare a dei pescatori. Si sono fidati di chi all’apparenza poteva essere inesperto. Hanno abbandonato nelle sue mani tutta la loro vita. Può bastare una semplice notte o una semplice occasione per incontrare Cristo nella nostra vita e vederla cambiare. Spesso si ha paura a lasciarsi andare ma bisogna osare. Osare sempre. Spesso quando ci contattate per chiederci consigli sul come abbiamo fatto, noi vi rispondiamo sempre e solo questo: osate. Tirate fuori quello che avete dentro. Approfittate di questo periodo per lavorare su voi stessi.

A presto Simona e Andrea. Vi aspettiamo sul nostro profilo Instagram @abramoesara_2020.

Maria si alzò e andò

Meno di un mese alla GMG, un evento che ci ha accompagnato per tutto questo anno pastorale all’interno del progetto Abramo e Sara. Un anno lungo, un cammino dal passo lento ma costante e in alcuni momenti con passi veloci e inaspettati. È il tempo anche in cui ci si prepara per il nuovo anno (pastorale). È il tempo in cui ci si dedica ancora di più ai germogli frutto della semina invernale. Perché Dio non va in vacanza d’estate, anzi è proprio l’estate il momento in cui ci si mette senza fretta ad osservare la Sua presenza nella nostra vita.

È stato un anno, senza dubbio il primo in assoluto, in cui abbiamo veramente goduto in santa pace della Sua preziosa compagnia. Come ce ne siamo resi conto? Attraverso gli incontri con le famiglie e i giovani che ci seguono in questo audace progetto di Abramo e Sara. Ogni volta che andiamo a visitare una famiglia, ritorniamo arricchiti in modo impareggiabile. Ascoltare in silenzio i racconti di una mamma con il figlio colpito da una malattia rara è un’esperienza equiparabile al calore che si prova allo stare in adorazione. Abramo e Sara è anche questo: sostare vicino al dolore delle famiglie, tendere la mano che ti solleva e ti guida di nuovo sulla strada giusta. Ma significa anche ascoltare i racconti dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro, interrogandosi se riusciranno mai a sposarsi. Significa anche ascoltare le ansie e le paure di chi ha perso un figlio e ora teme che la gravidanza non vada a buon fine. Sì, avete letto bene, accompagno le future mamme davanti all’ecografo. E questo dono di poter stare accanto a loro in un momento così importante, non ha prezzo.

Si è stato un anno particolare dove io per prima mi sono chiesta in alcuni momenti chi me lo fa fare? In fondo siamo semplicemente una coppia di sposi che ama l’oratorio. Né di più né di meno. Indubbiamente dinamici quello sì, quel dinamismo che diventa scomodo per alcuni. In effetti non è da tutti riuscire a creare dei gemellaggi tra le realtà dei gruppi giovanili e le coppie di sposi senza figli. Sarà che abitando a Roma e alla luce degli ultimi eventi di cronaca, direi che siamo sulla via giusta se si cerca di spronare la fascia adulta ad occuparsi dei giovani.

È stato anche l’anno in cui l’osservazione da parte di alcuni amici per la maggiore è stata siete spariti alternata a ora sei diventata santa Simona. Il che fa sorridere perché i santi della porta accanto, vedi Chiara Corbella, Carlo Acutis, Marianna Boccolini, David Buggi, con la loro vita ti ricordano che anche il barista sotto casa può ambire alla santità. Forse manca questo nella nostra quotidianità, qualcuno che ti ricordi che puoi essere santo anche tu che stai leggendo questo articolo, magari mentre sei in pausa pranzo al lavoro o mentre ti stai rilassando tra una poppata ed un’altra, mentre tuo figlio dorme. La nostra vita, vi assicuro, è più che normale.

L’unica differenza è che io ho scelto di dedicarmi totalmente ad Abramo e Sara. E dedicare del tempo vuol dire per forza di cose imparare l’arte del discernimento. Il distinguere ciò che è necessario dalle priorità. Quest’anno abbiamo applicato nella nostra vita la parabola del seminatore. Tante cose che ci sono capitate sono frutto della semina. C’è chi ha seminato e ha visualizzato un test di gravidanza positivo e chi come noi che ha visualizzato la nascita del nostro programma radiofonico su Radio Maria. Onestamente è stata una sorpresa se pensate che lo scorso anno quando iniziammo a scrivere qui sul blog di Antonio e Luisa raccontammo proprio della difficoltà che ho attraversato per fare pace con la figura di Maria. Ognuno di noi ha una storia, un cammino, un percorso il nostro ci sta meravigliando di continuo. Infondo come dice la nostra amica Deborah Vezzani? Renditi disponibile e vedrai meraviglie.

Nell’attesa di incontrarvi per l’ Italia vi aspettiamo sul nostro profilo Instagram @abramoesara_2020 dove troverete anche i nostri gadget con il quale potete sostenere il nostro progetto. A presto!

Simona e Andrea

Rubik. Tutto è connesso.

Si il titolo è quello del tema del Grest del nostro oratorio di questa estate che finalmente è arrivata. No tranquilli non vi parlerò della bellezza e della spensieratezza di questi giorni, ma bensì di una chiamata che ho ricevuto mentre ero lì. Ossia quella di Antonio che mi ha chiesto se avessi letto l’intervista rilasciata per la testata Repubblica da una coppia di sposi. Mi ha chiesto di guardarla e di scrivere un mio pensiero per il blog, visto che il tema ci tocca particolarmente. Ve la riassumo: Debora e Michele, una coppia di sposi cattolici, non riesce ad avere figli. Ne soffre e decide di rivolgersi alla pratica dell’utero in affitto. Come può una coppia cattolica solo pensare a questa pratica? Qui potete trovare l’intera intervista.

Come ho letto l’ articolo, insieme ad Andrea, per prima cosa onestamente ho telefonato a Maria Rachele Ruiu per farmi illuminare sulla parte legislativa, perché confesso di essere rimasta un po’ indietro sugli argomenti di cronaca politica di questi ultimi giorni. Se avete voglia potete leggere sulla bacheca Facebook di Maria Rachele le sue dichiarazioni in risposta a questa coppia. Ma veniamo a noi: leggendo l’ intervista di questa coppia di sposi, arrivati al traguardo dei 12 anni, di vita insieme mi ha colpito molto come abbiano sottolineato l’abbandono da parte delle istituzioni. Leggendo con attenzione le loro dichiarazioni ho scorto un sottotesto più profondo ossia la percezione di come ci sia stato un abbandono più profondo, sono stati soli anche nel loro percorso di coppia, è mancata la presenza di chi forse avrebbe dovuto accompagnarli nelle scelte di vita matrimoniale.

Perché dico ciò? Perché signori miei, se ci si sposa in chiesa è doveroso chiamare in causa il terzo inquilino del matrimonio ossia Lui. Che concretamente è rappresentato anche dalla comunità parrocchiale che ha accompagnato la coppia di fidanzati durante il corso prematrimoniale. Quando una coppia di sposi vive un dolore e viene lasciata sola accade questo. Che si rischia di percorrere il sentiero sbagliato. Questa coppia non solo viveva il dolore, perché non dimentichiamo che è anche un dolore fisico convivere con l’endometriosi al quarto stadio. Esistono malattie che appartengono alla categoria invisibili, dove già è difficilissimo trovare chi ti comprende. In più hanno dovuto sostenere l’aggravante di vivere il lutto del nido vuoto all’interno della coppia.

Il loro discernimento iniziale dove li ha condotti? All’adozione. Ottima scelta purché sia stata presa con la consapevolezza e l’accompagnamento adeguato. Ma per passare dall’adozione all’utero in affitto ce ne vuole. Qui emerge l’abbandono umano e spirituale di questa coppia. Quando una coppia crolla, esce dal sentiero e non è un problema solo di quella coppia, ne siamo tutti coinvolti perché siamo Chiesa. Ed essere Chiesa vuol dire farsi carico delle persone a prescindere da quale comunità si appartenga. Scrive molto giustamente Rachele Sagramoso (ostetrica, scrittrice e amica del blog): Proprio perché si pensa di vivere in un mondo che è ingiusto, si dovrebbe comprendere come l’imporre un’ulteriore ingiustizia su un innocente, sia un aggravamento del dolore, una prosecuzione del dramma dell’infertilità e della sterilità di una coppia. L’acquisizione di un figlio tramite fecondazione extracorporea non è la guarigione dalle proprie vite che si reputano ingiuste e dolorose. Tutte le vite umane sono fonte di sofferenza, ma l’approfittare della moderna scienza per possedere un figlio, non rende la vita meno densa di sofferenza. La realtà non può mutare a piacimento per la felicità di qualcuno, soprattutto se tale felicità può essere una disgrazia per altri.

Secondo me siamo ancora in tempo per poter aiutare questa giovane coppia di sposi a scoprire la loro vera vocazione. Ricordiamoci che il nemico numero uno di una coppia di sposi che si ama è sempre solo uno: il demonio. Sosteniamo questa coppia con la preghiera nell’attesa di riuscire a trovarli per parlarci dal vivo.

A presto Simona e Andrea.

La pietra scartata. 5 Giugno 2023

Siamo arrivati alla meta del nostro viaggio matrimoniale più ambita, quella anche più temuta. La meta più attesa dagli avvocati divorzisti cioè il fatidico settimo anniversario di matrimonio. Ce l’abbiamo fatta signori, è un mistero come ci siamo riusciti visto le acque agitate in cui abbiamo navigato, i terremoti interiori ed esteriori che abbiamo affrontato, ma siamo qui! Come canta Vasco Eh Già siamo ancora qua!!!!!!

Non abbiamo mai creduto nelle pellicole di mucciniana memoria, indubbiamente fatte bene, ci siamo divertiti nel guardarle e abbiamo anche ballato la coreografia di Immaturi. Ma resta un film. La nostra vita la costruiamo noi, nonostante tutto il nostro non essere pronti all’imprevedibilità degli eventi che la vita matrimoniale ha comportato, abbiamo giocato come in una partita a Monopoli. Siamo ancora qua. Sette anni di rischi, probabilità e scenari, come proprio quelle nozioni apprese sui banchi di scuola alle superiori, non a caso Andrea ed io siamo entrambi ragionieri.

Due ragionieri che alla fine hanno dovuto scontrarsi con i numeri di Dio. Sia nel vivere nel Tempo di Dio sia nell’interpretare le sue parabole dove parla di numeri. La parabola del seminatore ci ha accompagnato in questo anno pastorale. Non ci ha accompagnato solo la parabola ma anche un’intera comunità parrocchiale, quella di San Tarcisio. Quanto è importante essere parte di una comunità orante e presente, tante persone ci hanno accompagnato e sostenuto non solo con la preghiera ma anche con i fatti. Proprio come disse Epicoco qualche mese fa in una catechesi proprio in quella comunità.

Quest’anno, complice anche il ritorno a frequentare con assiduità i sacramenti, la parabola mi è calzata a pennello, l’ho indossata come la tshirt del Grest. L’ho sentita addosso sulla pelle. Quante volte negli anni mi sono tormentata tra i numeri della mia riserva ovarica e l’ansietà del tempo che stava passando? Il seminatore invece cosa fa? La mattina si sveglia prende e va a seminare. Ogni giorno. Ogni giorno diventa il suo oggi. Semina a prescindere dagli eventi avversi. Semina a prescindere dai no che riceve. Se cerchi una gravidanza nelle mie condizioni sai quanti no devi accettare prima di vedere una linea doppia in un test? Ma il seminatore non si arrende, magari si sconforta quello sì. Ma continua. Sa che un giorno quando meno se lo aspetta vedrà spuntare i germogli. E continuerà a prendersene cura. Dosando acqua e sole. Dosando l’amore necessario.

L’amore che il seminatore dona è totalmente gratuito e proprio questa gratuita mi ha e ci ha ricordato che alla fine, anche se non biologici, di figli ne abbiamo eccome. Basta vedere la nostra semina in oratorio. Noi siamo stati fortunati ad avere trovato una comunità parrocchiale nel nostro quartiere che sa stare accanto alle coppie senza figli biologici. Una comunità capace di valorizzare anche le coppie sterili. Perchè la fecondità e la bellezza di una coppia non è data dal numero dei figli. Ad esempio il corso post matrimoniale è tenuto da una coppia di sposi senza figli che già con la loro presenza solare e gioiosa ti ricordano che la Chiesa è una e non un circolo privato.

Ricordo ancora quando Cristina Epicoco Righi lo scorso anno gioì nel sapere che stavamo frequentando il San Giuseppe al Trionfale. Eh si, nel nostro zaino matrimoniale noi per primi ci siamo tenuti stretti i consigli ricevuti tra di noi blogger. Il bello di essere una Chiesa in cammino è anche questo. L’incontro è la parte essenziale. Il tendere la mano e il sedersi accanto ad un dolore è vero non è da tutti. Ogni matrimonio ha la sua missione, la nostra è questa: aiutare le coppie che si sentono poco accolte e quasi scartate a divenire invece una delle colonne portanti delle mura di una Chiesa. Lo eravamo anche noi prima. Come vedete se ce l’abbiamo fatta noi ce la potete fare benissimo anche voi. Avanti tutta. Vi aspettiamo questa estate nelle nostre tappe sparse per l’Italia. Nell’ attesa ci potete leggere all’ interno del libro di Antonio e Luisa Sposi re nell’ amore.

A presto Simona e Andrea.

Nel nostro nuovo libro affrontiamo questo tema e tanto altro. Potete visionare ed eventualmente acquistare il libro a questo link.

Il dono della maternità. Buona festa ad ognuna di noi.

Domenica 14 Maggio non è solo la sesta domenica del tempo pasquale del calendario liturgico, ma è anche la festa della Mamma. Quest’anno, rispetto allo scorso anno dove dedicai un articolo al Rosario, i miei pensieri sono andati incontro al dono della maternità a tutto campo.

Complice il dover preparare l’animazione della messa dei bambini di catechismo, mi sono ritrovata ad affrontare quel momento che negli anni addietro ho sempre mal sopportato: la benedizione delle mamme. Perché mal sopportato? Semplicemente mi sono sempre schierata dalla parte di chi attraversava il momento estremo di dolore per una mancata gravidanza. Ho sempre fatto notare al sacerdote di turno che trovavo ingiusto che, in quella giornata, non si pensasse anche a chi in quel momento stava soffrendo per non aver avuto il dono di un figlio. Indubbiamente vedere tutte quelle mamme felici non avrebbe lenito il loro dolore, tutt’altro.

Sicuramente è più istintivo gioire insieme che sedersi accanto ad un dolore. Se siete ferme nel limbo del dolore care donne fatevi coraggio, uscite andate a bussare alla porta della canonica e chiedete una benedizione, anzi chiedete di rinnovare le vostre promesse matrimoniali. Da nord a sud dell’Italia la liturgia di questo giorno va attraversata come se si camminasse sul ponte tibetano nei sentieri di montagna. Ci sarà un passo incerto e traballante ma si arriverà alla meta. Focalizzate la vostra attenzione al Vangelo del giorno e alle letture. Puntate in alto. Ricordandovi sempre che Dio non sarà mai contro di voi, ma per voi. Perché vi sto ricordando che Dio è accanto ed è l’unica via da percorrere? Perché noi per primi, da quando siamo tornati da un pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo nella grotta di San Michele Arcangelo, abbiamo sperimentato ancora di più la presenza tangibile di Dio.

Care coppie non siamo soli. Esiste la protezione dall’Alto. Purché ci si arrenda e ci si abbandoni e ci si affidi. Ricordate il giardino degli Ulivi? Se Dio si è fatto uomo è stato anche per dimostrarci che la paura, la solitudine, la tristezza, il dolore, l’essere circondati da ” dormienti”, l’essere incompresi, l’essere traditi, l’essere feriti, fa parte di questa via da percorrere. L’unica via perché è il nostro Credo. Anche se vi siete allontanati per dolore da Dio ricordatevi che è un padre misericordioso e vi sta aspettando a braccia aperte, per quegli abbracci gratis che donano nuovi orizzonti da contemplare.

Perché vi sto dicendo questo? Perché ultimamente incontriamo persone che ci chiedono se sono incinta, perché ci vedono diversi, più luminosi. Beh amici indubbiamente il frequentare i sacramenti con assiduità aiuta eccome, sul fronte gravidanza che vi devo dire? Ormai abbiamo compreso che è un dono di Dio. Online mi sono imbattuta, in persone che si offrivano di aiutare le donne nella mia condizione, attraverso sedute di Reiki, yoga, e chi più ne ha più ne metta. Le guarigioni spirituali che vi offrono non sono la Via di Dio. Le guide spirituali vere attendibili sono i sacerdoti, le suore, i sacramenti. Per questo noi con il progetto Abramo e Sara, Antonio e Luisa, Padre Luca e gli altri blogger nel nostro piccolo vi stiamo accanto per evitarvi queste cadute nella rete sbagliata. Se una coppia rimane da sola, può accadere anche questo.

La Benedizione per la festa della Mamma la dovete osservare e accogliere come la benedizione per la famiglia. Non c’è mamma senza papà accanto. Non c’è sposa senza sposo accanto. È nel nostro DNA questo legame indissolubile con Dio fin dalla creazione. Vi ricordate il salmo 139: Non ti erano nascoste le mie membra quando venivo formato nel segreto, ricamato nel profondo della terra. I tuoi occhi hanno visto il mio embrione e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi erano stati fissati, quando neppure uno di essi esisteva ancora. Coraggio e se desiderate un figlio che tarda ad arrivare puntate sui santi come San Rita da Cascia. Abbiamo tantissime Sante alleate che intercedono per noi. Scegliete con cura la vostra Santa di Famiglia o Santo. Questa è la Via.

Simona e Andrea.

Vi aspettiamo se volete nel nostro Instagram nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Se passate da Roma ci trovate presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. E se volete continuare a sostenere il nostro progetto è disponibile online il nostro libro su Amazon.

Atti degli Apostoli 20, 1-12

Il tempo di Pasqua continua a donarci, strada facendo, delle occasioni di ristoro per l’anima. Giovedì sera ci siamo recati ad ascoltare una meditazione di Don Luigi Maria Epicoco tenuta nella parrocchia di San Tarcisio, qui a Roma. Una comunità parrocchiale che, abbiamo scoperto con sorpresa, ci seguiva già attraverso i nostri articoli qui nel blog. Un’ulteriore conferma che ci fa rendere sempre più conto dell’importanza di evangelizzare attrsverso il web ed i social. Ancora adesso ci sorpendiamo quando le persone sia dal vivo che online ci ringraziano. Un grazie che va rigirato a Dio, perché indubbiamente è tutta opera Sua.

Come sapete ho un debole per don Epicoco, perché mi affascina il suo legame profondo con Dio e la chiarezza con la quale lo esprime. Se vi state chiedendo se a fine incontro ho avuto modo di incontrarlo da vicino in sacrestia vi svelo subito la risposta: no. L’ho incontrato nel mio modo più congeniale ossia facendo una delle mie solite figure imbarazzanti. Me lo sono ritrovata davanti uscendo dal bagno. Quindi care donne che soffrite di patologie all’utero come me sappiate che Dio ogni tanto ci premia anche con questi doni. La catechesi stessa è stata un dono dall’inizio alla fine. Accanto a me avevo Andrea e onestamente abbiamo rivisto come in un film tutta la nostra storia personale e matrimoniale.

Il primo sussulto al cuore, uno di quelli che ti fa venire il groppo in gola, l’ho avuto ascoltando la frase: Paolo non ha mai conosciuto Gesù come tutti gli altri….. Non faceva parte del gruppo dei ristretti. Beh signori, quelli siamo proprio noi due. Ormai ci leggete da più di un anno e sapete bene che il nostro vissuto parrocchiale è nato soprattutto con il matrimonio, e che abbiamo sofferto nel trovare poi negli anni quel terreno adatto per farci germogliare come famiglia. Abramo e Sara, il nostro progetto, è nato proprio da questo difficile percorso, percorso che ci ha condotto ha cercare di dare calore, amore e accoglienza a chi non fa parte del gruppo dei ristretti. Conosciamo bene il dolore di chi non ha figli e sta cercando di passare dal chiedersi perché proprio a me? al chiedersi come si vive senza figli? È qualcosa che coinvolge soprattutto proprio i gruppi dei ristretti che, per abitudine e routine, non vedono non solo i posti vuoti ma neanche gli occhi di chi hanno davanti. Dal post pandemia fateci caso più o meno tutti i sacerdoti più attivi anche nei social esortano a ritornare al cuore, a passare dalle parole ai fatti. Come ieri sera in un passaggio della catechesi don Luigi esortava a praticare i fatti.

Quante volte anche io, nelle dirette online, ho fatto notare questa tendenza a lasciare le coppie che vivono un dolore da sole nei loro sepolcri casalinghi, quando basterebbe mettere in circolo quell’Eucarestia ricevuta in presenza da chi non salta neanche una messa. Se lasciamo due sposi, che vivono il lutto di non poter essere genitori biologici, nascondendoci dietro il libero arbitrio, poi non scandalizziamoci se possono pensare di ricorrere a pratiche estreme come l’ utero in affitto. Vi ricordo che la sottoscritta prima di ricevere il sacramento della cresima giusto, un paio di mesi prima del matrimonio, la pensava proprio così. È stato un cambiamento umano e spirituale lungo. Un cammino lungo fatto indubbiamente di cadute, ma anche di rinnegamenti in puro stile Pietro.

Ecco perché ci tengo a non lasciare le coppie sole, che non vuol dire rispondere a tutte le loro domande. In ognuno di noi c’è una vocazione all’interno del matrimonio da scoprire. Le coppie hanno bisogno di presenza, di qualcuno che stia con loro. Tutti noi abbiano bisogno di una vicinanza che ci sostiene mentre cerchiamo di sciogliere i nostri nodi umani e spirituali. È vero si passa e si diventa scomodi nel fare notare queste cose, ma in fondo Paolo stesso alla fine era mal sopportato, forse per questo c’è affinità tra me e la sua figura. Compreso il viaggiare. Vi potrei scrivere all’infinito sull’incontro di ieri sera ma preferisco lasciarvi il link della diretta perché ci sono le domande su cui lavorare a livello personale.

Simona e Andrea

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Erano circa le quattro del pomeriggio. (Gv 1, 39)

Siamo nel mezzo del Triduo Pasquale, sta terminando un cammino quaresimale che per la prima volta ho vissuto appieno anche con picchi di allegria e gioia. E’ iniziato con la proposta che ho raccontato anche qui sul blog dei 40 giorni 40 tabernacoli. E’ stato un modo per accompagnare e stare accanto alle persone che non hanno un cammino spirituale o che per dolore si sono momentaneamente allontanate dalla Chiesa.

Ripercorrere le tappe della nostra storia personale e matrimoniale è stato bello e particolare. Abbiamo parlato, pregato, viaggiato, il tutto sempre nel modo a noi più congeniale: come abbiamo sempre scritto cerchiamo di abbinare alla Mistica anche la Mastica. La Quaresima, almeno per me, è sempre stata un periodo forte, non solo per il tempo liturgico, ma soprattutto per il memoriale dei ricordi personali. Un 5 Aprile di 25 anni fa, in una normale Domenica delle Palme, affrontai il primo lutto della mia vita, la perdita di mio nonno. Quel giorno mi ritrovai con un ramoscello di ulivo nella mano, la stessa mano che di solito mio nonno prendeva per accompagnarmi. Tale evento, come potete immaginare, fu l’inizio di quelle domande esistenziali che mi portarono ad allontanarmi dalla Chiesa. Quelle domande che, come dice don Epicoco, quando saremo in Cielo ci sarà Dio che risponderà a tutte le nostre domande“. Ecco io credo che stalkererò Cristo finché non lo troverò in Cielo.

Quest’anno invece ho avuto la possibilità di vivere la Domenica delle Palme in una maniera gioiosa e allegra circondata dai bambini dell’oratorio. Il dono più bello. Non c’è niente di più bello di loro che come mi vedono mi corrono incontro abbracciandomi. Neanche fossi un supereroe della Marvel. Proprio anche grazie alla loro presenza, Andrea ed io abbiamo approfondito ancora di più i concetti di Priorità e Necessità. Ad esempio nella coppia cerchiamo spesso di avere dei momenti che sono solo nostri, che possono spaziare dall’ascolto di una catechesi, ad una cena con amici e tanto altro. Così è prioritario il tempo per la confessione rispetto alla necessità del lavoro.

È stato un cammino quaresimale che ci ha aiutato a fare luce su alcuni aspetti anche a livello di relazioni. Per me è stato doloroso ma anche necessario operare dei tagli in alcune relazioni. Come la parabola del seminatore insegna alcuni sassi e rovi sono di ostacolo alla crescita. Una pianta per crescere ha bisogno di acqua, luce, calore, ma soprattutto del terreno adatto. Sarà toccante quest’anno poter gettare nel fuoco della veglia pasquale proprio tutto ciò che inconsapevolmente ha rallentato il nostro cammino umano e spirituale.

Chiedetevi anche voi che state leggendo se c’è ancora qualcosa che rallenta il vostro cammino. Trovate quel peso che avete nel cuore che vi schiaccia come un macigno, siete ancora in tempo per prepare il vostro terreno nuovo per la felicità. Osate fare tagli ai vostri rami. È vero, è doloroso ma in alcuni momenti è necessario. Potrà capitare di essere incompresi, di passare per folli, o di sentirsi traditi proprio da chi tra tutti ha più condiviso momenti di vita con voi, quasi ad essere nel vostro cuore il prediletto, ognuno di noi almeno una volta nella vita ha avuto accanto un Giuda. Gesù non è morto in croce solo per i nostri peccati, ma anche per ricordarci che c’è chi ci ama. Solo chi ti ama veramente ti vuole felice. Ricordatevi sempre che la Passione fa parte di noi, è nella nostra realtà che viviamo ma sappiamo che poi vi è la rinascita.

Proprio pensando alla rinascita, subito dopo Pasqua, dal 12 aprile, inizieremo sul nostro Instagram la recita della coroncina Angelica a San Michele Arcangelo, frutto del nostro recente pellegrinaggio nella Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo, chi vuole unirsi, sia dal vivo, che online è ben accetto e ci può contattare.

A presto e buona e Santa Pasqua

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Quello che io ora faccio tu non lo capisci un giorno lo capirai.

Pochi giorni fa abbiamo festeggiato la festività di San Giuseppe. Noi in parrocchia abbiamo vissuto un triduo di celebrazioni iniziate con il rito penitenziale di venerdì presieduto addirittura dal Santo Padre Francesco. Abitare a Roma vuole dire avere anche queste occasioni di incontro. Io e Andrea, come due normali pellegrini muniti di biglietto, ci siamo recati ad assistere all’ incontro proprio nel luogo che ci ha visto muovere i primi passi come neo sposi. Dove abbiamo iniziato la nostra attività cercando di far parte del progetto tanto amato dal Papa: la Chiesa in uscita. Abbiamo cercato, di farci missionari tra le persone in strada.

Personalmente non ho provato molta emozione nel vedere il Papa e nello stargli così vicino, fin da piccola ho avuto la fortuna di poter interagire con tutti i Papi grazie al lavoro di mio padre. Ciò non vuol dire provare freddezza ma bensì saper gestire le emozioni. Ascoltando l’ omelia ho ripensato indubbiamente a tutto il nostro percorso di vita e matrimoniale, ma più che altro è stato nell’attesa del suo arrivo che ho rivisto tutta la mia vita umana e anche spirituale. Umana perché proprio fin da piccola e grazie al lavoro di mio padre ho potuto imparare l’importanza e la cura verso la persona. Occuparsi della sicurezza del Santo Padre ti aiuta a uscire da te stesso per prenderti cura di un altro, differente da te, anche se così importante. Il lavoro di mio padre è stato mezzo per lui dove esercitare la sua paternità a tutto tondo. Anche quando ha dovuto dire dei no ai collaboratori per evitare problemi al Santo Padre. Quei No che diventano essenziali quando educhi un figlio. Mio padre si chiama Giuseppe e, complice anche l’omonimia, ho sempre visto in lui la figura di San Giuseppe.

Uno dei miei santi preferiti. San Giuseppe è il mio preferito perché mi sento pienamente compresa da lui. Mi fa sentire un’appartenenza a quella figliolanza che ci rende fratelli tutti. Nonostante la bellezza delle nostre fragilità e debolezze. San Giuseppe è una figura che abbiamo rivisto ieri anche nel Pontefice mentre salutava festoso tutti i suoi figli, ma anche nella sua fermezza durante un rimprovero. Un padre che ricorda che dopo l’ inverno arriva la primavera con i suoi timidi germogli. In fondo cosa è la Pasqua? L’unica via da percorrere. La stessa via che si percorre nel matrimonio. La croce è la via per l’ eternità. Così come il confessionale diventa la fiaccola che ci aiuta a vedere in un cammino al buio. Quante volte magari ci portiamo dentro dei pesi che ci affaticano il cammino. Ci sono le incomprensioni e i nostri schemi mentali, da cui spesso non riusciamo ad uscirne da soli e fatichiamo ad ammettere che abbiamo bisogno di aiuto per farlo. Nessuno si salva da solo.

Il Papa ce lo ricorda spesso. Il confessionale è un potente mezzo per amare ed essere amati. Il confessionale è stato proprio uno dei mezzi per entrare in relazione con Dio, e nel nostro caso è servita per impostare il Tomtom della nostra via matrimoniale. Avere la grazia di incontrare un padre spirituale è indubbiamente il più bel dono di matrimonio che Dio ci abbia fatto. Andrea ha sperimentato e ha scoperto di poter essere anche lui, non solo un cuore e un volto di padre, ma anche di poter esserlo nella maniera più bella. Lo ha scoperto proprio relazionandosi con il nostro padre spirituale. Ha imparato l’ arte di amare. L’arte di rimanere accanto ad una persona e custodirla dall’inizio alla fine. Questi stessi insegnamenti che sono divenuti una candela da tenere sempre accesa come durante il battesimo da passare alla nostra Alice e ai nostri bambini e giovani dell’oratorio che fanno parte della nostra famiglia, il nostro Noi, il nostro essere sposi è anche merito loro.

Vi aspettiamo se volete nel nostro Instagram nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Se passate da Roma ci trovate presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. E se volete continuare a sostenere il nostro progetto è disponibile online il nostro libro su Amazon.

Simona e Andrea

40 giorni 40 tabernacoli

Da qualche settimana abbiamo iniziato a pubblicare sul nostro account Instagram foto che raccontano le tappe di questo cammino. Un percorso che ci porta ogni giorno davanti ad un tabernacolo diverso, in una chiesa di Roma sempre nuova. L’idea è quella di fare compagnia a chi ci segue e dare un’occasione per fare un po’ di luce dentro il buio che ogni persona ha dentro di sé. Il buio non si percorre mai da soli. Siatene consapevoli.

Nell’attraversare il mio buio io non sono mai stata da sola, altrimenti non ci sarei riuscita. Anche per questo è nato questo piccolo progetto quaresimale. In cosa consiste? Sto ripercorrendo i passi che mi hanno condotto ai Tabernacoli in cui ho sostato per ritrovare prima me stessa e di conseguenza la strada della fede che ha cementificato poi il mio matrimonio. Da dove ho iniziato? Dall’origine. Dal fonte battesimale. Sono andata alla riscoperta delle chiese che hanno accolto sia me che Andrea. Notate bene, ho usato il termine riscoperta perché è stata veramente una riscoperta. Ho notato cose che prima non vedevo. Ad esempio io non ho una foto del mio battesimo e per anni questa cosa mi ha un po’ infastidito, poi ho realizzato che un ricordo da toccare ce l’ho eccome: la tradizionale veste bianca e la candela che i miei genitori conservano con cura. Perché non ho una foto? Per il semplice fatto che hanno preferito godersi il momento appieno senza distrazioni.

Nella chiesa dove è stato invece battezzato Andrea ho visto con occhi nuovi un dipinto dove è raffigurato San Giuseppe che segue da lontano un Gesù adolescente. Quel dipinto mi ha fatto pensare alla vita di Andrea e a come quell’immagine si sia profetizzata con lui. Attrasverso la sua passione per l’oratorio, che è stato il mezzo per scoprire la bellezza di una paternità pensata appositamente per lui. Scoprire la propria strada, credetemi e in questo caso scrivo come moglie, è stata una delle cose più belle che gli poteva capitare nella vita. Quando si raggiunge la propria meta si vive meglio anche con gli altri e non solo con sé stessi.

Una tappa che non poteva mancare è stata la sosta nel Tabernacolo che ci ha visto come neo sposi incamminarci verso il nostro sentiero. Camminando si fa anche memoria di ciò che eravamo. Noi non eravamo preparati per il matrimonio, sfido chiunque a dirsi pronto dopo solo dieci incontri di un corso prematrimoniale. Avere uno zaino colmo di nozioni che non sai interpretare è come pretendere di fare il cammino di Santiago con uno zaino di 80 chili. Io infatti ancora adesso, e non me ne vergogno, frequento insieme ad Andrea il corso post matrimoniale per le coppie che sono sposate da poco. È uno spasso condividere gli alti e bassi della vita matrimoniale. Ti aiuta a sdrammatizzare molto.

Sostare davanti ai Tabernacoli significa notare anche queste piccole cose. Quei piccoli passi che ti permettono di raggiungere grandi distanze. Una tappa importante, e che ci ha fatto commuovere un po’, è stata la visita alla parrocchia di San Basilio. Perché ci siamo commossi? Perché è il nostro rifugio personale. San Basilio è quell’ abbraccio del Figlio al Padre per tutti i suoi sforzi, proprio come canta Ultimo nella sua canzone L’eternità. Confesso che, complice la pandemia e il post pandemia, non avevo avuto ancora occasione di poter andare ad abbracciare quel luogo che più di tutti ci ha fatto crescere e maturare umanamente e spiritualmente. Quelle mura hanno visto anche il peggio di me, non solo il dolore, ma anche la rabbia che si tramuta in silenzio assordante che non ti fa pronunciare neache un Ave Maria. Fino a quando non comprendi che un figlio è veramente un Dono anche se non lo porti in grembo. San Basilio è quel luogo dove più di tutti ho respirato la speranza nel mio momento più buio. È il fuoco della veglia Pasquale. Io e Andrea eravamo come cenere. Ho riflettuto proprio su questo. Il mercoledì delle ceneri a Roma vi è la tradizione di iniziare la Quaresima proprio dalla chiesa che abbiamo scelto per sposarci, Sant’Anselmo all’Aventino. Sdrammatizzando sugli eventi della nostra vita potremmo benissimo dire che siamo stati profeti di noi stessi. Il nostro matrimonio è veramente un 40 giorni 40 tabernacoli.

Vi aspettiamo se volete nel nostro Instagram nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Se passate da Roma ci trovate presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. E se volete continuare a sostenere il nostro progetto è disponibile online il nostro libro su Amazon.

Simona e Andrea

Salirai anche tu sul Golgota insieme a me.

SIMONA E ANDREA (ABRAMO E SARA)

Domenica 22 Gennaio ho avuto la possibilità di assistere ad un incontro tenuto nella chiesa di sant’Andrea delle fratte, una comunità che ha avuto la grazia di accogliere la mamma del beato Carlo Acutis. Sapete già che io sono devota di Carlo, e molte mie scelte di vita, che alla fine hanno coinvolto anche Andrea, le ho prese stando seduta nella chiesa della spogliazione ad Assisi.

Non è stato un semplice racconto della vita del figlio, ma piuttosto un accorato appello di una madre che esorta i propri figli a tornare al cuore dell’essenza della vita stessa: la preghiera. E’ stata una vera catechesi. Ci ha invitato a curare il dialogo a cuore aperto con Gesù. Come? Sostando davanti ai tabernacoli. Vi racconto le parti della riflessioni della mamma di Carlo che più mi sono rimaste impresse. Ci ho ritrovato alcuni passaggi che secondo me sono perfetti per aiutare le persone ad uscire dai propri sepolcri.

Prendete me ad esempio, come sapete ho impiegato del tempo per uscire dal dolore scaturito dall’impossibilità di avere un figlio biologico. Cosa facevo secondo voi? Piangevo. Perché è un dolore, è un lutto per la coppia. Ero un lamento continuo. Mi lamentavo H24. A Roma si dice che facevo sanguinare le orecchie al mio povero don Francesco per non parlare di mio marito Andrea. Il lamento perpetuo è stato da apripista per l’invidia, l’invidia nel vedere donne che riuscivano in pochissimo tempo dal matrimonio a rimanere incinte. Ripiegarmi sul mio dolore ha generato nel tempo un distacco, prima da Dio, e di conseguenza da Andrea. L’invidia, siatene consapevoli, è dentro di noi, Caino e Abele ce lo ricordano. Ma se ne esce con una sana confessione. A piccoli passi con l’aiuto di Dio tutti noi possiamo risanare noi stessi e i rapporti con chi abbiamo accanto. Provate. Uscite di casa e andate a confessarvi. Se il Padre ci ha concesso degli strumenti per aiutarci utilizziamoli. Sono gratis. Pensate quanto ci ama. Spesso quando mi lamentavo mi veniva risposto: ci sono cose peggiori nella vita. È vero. Questa cosa l’ho sperimentata e capita nel tempo. Prendiamo la mamma di Carlo. Le è morto un figlio nella maniera più dolorosa, perché la leucemia di grado M3 è dolorosa. Carlo è morto affrontando dei dolori fortissimi. Ecco. Mettete in relazione il dolore di Carlo, o anche uno dei vostri dolori, corporei o spirituali, con il dolore di un chiodo che viene martellato con forza nel corpo di Gesù. Chi sono io per lamentarmi H24 di una qualsiasi cosa che magari non mi è accaduta nella vita? Come posso rimanere nel mio divano di casa a piangere più del dovuto, quando ho ancora una vita che mi è stata data in dono? O magari mi nascondo dietro la mia pigrizia che si allea con la depressione per farmi vedere solo la parte negativa della mia vita?

Ecco perché la mamma di Carlo esorta a tornare in chiesa. Solo imparando a sostare davanti all’Altissimo si può crescere e guarire le nostre ferite. Partecipate alla Santa Messa. Nel suo discorso spiegava bene anche questo. Diceva che ovviamente nei nostri tempi moderni i sacrifici che ci chiede la Madonna, durante le apparizioni, sono proprio questi, sforzarci di essere presenti in chiesa. Sacrificarsi come Gesù che ha dato la vita per noi. Si è sacrificato per mantenere le sue promesse con noi. Ci aveva promesso che sarebbe stato sempre con noi, e la sua promessa l’ha mantenuta. Dove sta? Nel Tabernacolo. E ci sta aspettando.

Se ci pensate bene, per una coppia di sposi che è in perenne attesa di un figlio biologico, quel vuoto che uno prova è, al pari del Tabernacolo che è lì, nell’attesa che arrivi qualcuno a sostare in preghiera. Il grembo è paragonabile al Tabernacolo perché ci sono gravidanze che non sai mai quanto durano, un po’ come il tempo che dedichiamo in sosta in preghiera. È un miracolo di gioia arrivare ai nove mesi, un po’ come si sussulta di gioia quando vedi entrare i gruppi giovanili per l ‘adorazione per non parlare di famiglie al completo. Domenica la chiesa era piena anche di neo mamme, nonostante il freddo. Ed è stato bello. Viviamo una vita frenetica è vero, si corre sempre. Ad alcuni amici certe volte dico di farsi un planning che possa aiutarli nella preghiera. Deve esistere un giusto equilibrio tra la vita umana e spirituale. L’ascolto della testimonianza ci ha ispirato un nuovo progetto, sarà una bella sfida per il tempo della Quaresima, si chiama “40 giorni 40 tabernacoli”.

MARIANNA ED EMANUELE (UN CORPO MI HAI DATO)

La riflessione di Simona ed Andrea ci ha provocato alcuni pensieri che vorremmo condividere con tutti voi.

Tabernacolo. Il tabernacolo è grembo dell’Eucarestia, grembo della Vita, grembo dell’Umanità. Sempre gravido di amore per noi, pieno del desiderio di incontrarci. Sì a volte l’incontro non è come ce lo aspettiamo e, in fondo, forse, è molto di più. Davanti a quell’ostia consacrata impariamo il gusto profondo dell’attesa. Nel silenzio assordante che spazza via la frenesia delle nostre giornate, incontriamo, spogliati di tutto, la nostra nudità. E nella nudità facciamo spazio, lasciamo che il nostro cuore possa animarsi, palpitare di vita, battere al ritmo del cuore di Gesù. Un ritmo impercettibile inizialmente, uno sfarfallio, del tutto simile a quello che nell’utero ci rivela la presenza reale di una piccola creatura che sta crescendo. Una dolce presenza, annidata segretamente sotto la pelle, sotto la superficie. Noi mamme ci raggomitoliamo attorno a questa meraviglia, “ci sei davvero, allora” esclamiamo dentro, protendendoci per ascoltare nel profondo la rivelazione della vita.
Ci sei. E chi sei piccolo mio? Che odore avrai? Cosa è scritto nel tuo cuore? Quale sarà la tua missione? Leggo nelle trame nascoste del tuo arrivo una storia fatta di eternità, una storia che non si legge a parole, con la testa, con la logica. Una storia che si vive, che porta speranza, feconda oltre me. Io e te. Una cosa sola, eppure due. Tu sei stato fecondo oltre me. Mi hai insegnato che tutto è dono, lo sei stato tu con la tua silenziosa presenza che ha scardinato la mia vita e quella di papà. Lo sono stata io, o meglio ho imparato ad esserlo totalmente, per accoglierti, per fare spazio al tuo progetto. Il Suo sogno su di te, su di noi. Tu hai provocato noi, ci hai spinto avanti nella nostra vocazione di sposi. Una chiamata alla fecondità oltre noi, oltre il nostro limitato spazio. Tu hai trasfigurato il mio grembo da tomba di morte a sepolcro della risurrezione.. e non è questo forse il Tabernacolo? Un pezzo di pane, nascosto nel silenzio, per il mondo morto.. ma per l’anima vivo e traboccante di Grazia.

Due vite. Qualcosa ti esplode dentro ma tu devi festeggiare

Sanremo è finito da poche ore. Ha vinto Mengoni con la sua bellissima Due vite. Siamo ancora in pieno clima sanremese e stavo pensando di scrivere un articolo proprio sulla canzone di Mengoni e invece tratterò di altro. Infatti non solo padre Luca Frontali ma anche altre persone che leggono il blog mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sul monologo di Chiara Francini.

Cosa dire? Io vi confesso che ero andata a dormire dopo il medley di Paola e Chiara quindi non l’ho ascoltata in diretta, ma l’ho su su Rai Play oggi, dopo che Andrea a colazione tutto entusiasta, visto che la conosce di persona, mi ha detto: la devi ascoltare ha detto cose magnifiche mi sono sentito compreso. Mi ha specificato che il monologo proposto a Sanremo è solo una parte di un suo spettacolo teatrale. L’abbiamo quindi ascoltata insieme diverse volte. Io ho l’abitudine di fare prima una visione complessiva, immagine e parlato, e poi una seconda volta concentrandomi solo sull’audio. Un po’ come si fa quando si è nel confessionale e si ha la grada davanti. Lì vi è l’ascolto vero e reciproco. Senza pregiudizio.

Mi sono ritrovata molto in questo passaggio; quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, qualcosa ti esplode dentro, si apre un buco in mezzo agli organi, ma tu devi festeggiare. Ora sicuramente, come è d’ abitudine, chi sale su quel palco il giorno dopo viene riempito di critiche, giudizi, condanne e, il più delle volte, proprio da chi Sanremo non lo guarda. Perché per alcuni non è da cristiani. Ecco io invece lo guardo perché mi piace ascoltare i testi delle canzoni, voglio conoscere ciò che ascoltano i nostri ragazzi per essere in grado di poter dare non solo un giudizio ma eventualmente una direzione. Chiara se avesse fatto il suo discorso in una classica sala parrocchiale, nei gruppi famiglia nel momento delle condivisioni, le sue parole non sarebbero state fuori luogo.

Secondo me ha risvegliato proprio questo: la mancanza di questo tipo di condivisioni nelle nostre parrocchie. Le parole di Chiara sono anche le mie. Io stessa le ho pensate e pronunciate. Credete che chi è che nel pieno del dolore per una mancata gravidanza, per un aborto spontaneo, o per il rimpianto di averci pensato troppo tardi a un figlio, credete che non le ha mai pensate e pronunciate? Io ogni volta che una amica si presentava trionfante con il suo grembo stravitoso ho sempre pensato: come ha fatto in così poco tempo? Si è sposata due mesi fa. Ebbene sì, sono pensieri che bene o male si provano. E’ umano che sia così. La differenza sta che Chiara li ha detti ad alta voce. È stata vera e schietta. Indubbiamente il suo percorso di vita è diverso da quello di ognuno di noi, è diverso da quello mio e di Andrea.

Andrea si è sentito accolto e capito quando Chiara ha ammesso di aver perso del tempo. Il tempo è stato un fattore chiave della nostra crisi matrimoniale. Andrea è cosciente e consapevole che abbiamo rimandato troppo la ricerca di un figlio biologico e ora si ritrova a vivere la pienezza di una paternità diversa. Ma è stato un percorso scoperto all’interno del matrimonio. Abbiamo attraversato l’amarezza e il dolore. La Perdonanza assisiana di qualche estate fa ci è servita proprio a questo: a rinascere a vita nuova . Ascoltando Chiara mi sono tornate alla mente le mie parole quando, nel bel mezzo del dolore, chiedevo a don Francesco: ma posso non averlo questo istinto materno? Talmente era forte il mio dolore non solo emotivo ma anche fisico, e lui mi rispondeva sempre: no non puoi non averlo. Ho faticato un pochino ma poi ho compreso le sue parole, indubbiamente il servizio in Croce Rossa mie è stato utilissimo per questo. Quando ho scoperto la mia chiamata alla Croce Rossa eravamo in piena pandemia.

Il servizio verso il prossimo è stato per me il mezzo per esercitare la mia maternità, è stato quel filo rosso che mi ha ricondotto in chiesa. Per anni, noi che siamo stati senza figli biologici, siamo stati etichettati ” Adulescenti”. E’ vero che vieni considerato di serie B, come quello che non capisce niente di nulla. Quante volte dei genitori ci hanno detto la frase mitica tu non puoi capire, come se avere figli corrispondesse ad avere vinto un premio. Anzi, come spesso dicevo io anni fa ad Andrea, un figlio cos’è il lasciapassare per le vacanze comunitarie della parrocchia?. Se non hai figli vieni quasi messo in attesa come accade al CUP della ASL perché la priorità sono le famiglie con figli.

Potremmo andare avanti ad oltranza su questo argomento, ma le polemiche a noi non interessano e preferiamo l’ascolto e la condivisione. Anzi semmai vi lascio una richiesta: voi che avete figli vi dovete impegnare a spargere speranza verso le coppie che sono ferme nel loro dolore. Noi per primi cerchiamo di seguire la scia luminosa della speranza. Io ho pochissime probabilità di poter dare alla luce un bambino. La gravidanza mi viene presentata al pari di una malattia invalidante e so benissimo che se, a Dio piacendo, dovessi rimanere incinta dovrei stare a letto ferma immobile per mesi, ma sono pronta e preparata per farlo. Qualsiasi cosa accada sono pronta, anche se durasse pochissimo tempo, perché ora so che Dio è custode della vita dal concepimento alla fine, e non dovrò sentirmi in colpa o tantomeno una fallita, se disgraziatamente dovessi perderlo. La vita è fatta di scelte e sentieri, noi come sempre abbiamo intrapreso il sentiero più difficile e, in alcuni momenti, doloroso, ma in fondo si vive per Cristo con Cristo e in Cristo.

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Senza figli non c’è la vita……. Anzi ce n’è anche troppa da investire

Quando ho letto l’articolo di Stefano e Anna Lisa, i Cercatori di bellezza, mi ha colpito una frase: senza figli non c’è la vita. Inizialmente ho pensato che se avessi letto questo articolo anni fa, mentre ero nel pieno del dolore per la mancata gravidanza, conoscendomi avrei preso il primo treno per Milano per andare a parlargli. Ma, con la lucidità mentale e a dolore superato, oggi onestamente vi posso dire che nel cercare un figlio l’ultimo dei miei pensieri era l’Inps e gli assegni familiari.

Ultimamente succede che ci sentiamo con Stefano. Ebbene sì! Dovete sapere che tra noi blogger ci si sente e si creano alchimie e sintonie che ci permettono di aiutare meglio voi che leggete. Se stai leggendo è perché magari sei in cerca di un appiglio, di quella parola consolante che ti fa esultare e dire ad alta voce: oh finalmente qualcuno che mi capisce. Io stessa quando leggo quelli di Stefano e Anna Lisa mi diverto un mondo. Iniziare il lunedì con loro è uno spasso.

Ora torniamo a noi. Io e Andrea, come sapete, siamo solo in due, infatti un figlio non resterebbe nel mio grembo anche se dovessimo usare la Super Attack. Essere in due indubbiamente ha i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Noi due ultimamente ci sentiamo dire beati voi che non avete figli. Spesso e volentieri ce lo sentiamo dire da chi li ha. si sa, come ci ricordano gli antichi e saggi proverbi dei nostri nonni, che chi ha il pane non ha i denti. In alcune occasioni effettivamente noi per primi abbiamo pensato che la cicogna avesse sbagliato indirizzo di consegna. Nell’articolo Stefano fa notare che ci sono pochi aiuti economici per le famiglie con figli, se escludiamo le confezioni formato famiglia al supermercato. Noi due, ma non perché siamo dei santini da pianerottolo, abbiamo imparato l’acquisto condiviso. Avete presente i campi famiglia, quelli che si fanno con la parrocchia, dove si è in autogestione e devi provvedere a spesa e cucina per 50 persone minimo? Ecco, organizzando quei campi abbiamo imparato a fare così la spesa con i nostri amici che hanno figli ma anche con quelli che non ne hanno. Ci si riunisce e nulla va sprecato.

Sicuramente ciò che è venuto a mancare negli anni, non è tanto la sovvenzione statale, ma proprio il gioco di squadra tra le persone. Indubbiamente la pandemia ha reso tutti tanti piccoli satelliti, ma ci si è dimenticati che abbiamo tutti una stella comune che è Dio. Pensiamo ad esempio alle vacanze o ai ristoranti. Noi ad esempio al mare abbiamo l’abbonamento in prima fila come se avessimo dei figli, di solito la prima fila è uso e costume di cederla e riservarla alle famiglie con bambini, perché come diciamo noi hanno più spazio per creare piste o castelli di sabbia, che puntualmente il mio pallone da volley gli butta giù. Non lo faccio per cattiveria ma semplicemente perché ultimamente in spiaggia c’è poco spazio tra un ombrellone familiare e un altro. Non si pensa a chi ha più di un figlio. Devono magari affittarne due.

Sul fronte ristorazione, sarà che in famiglia abbiamo dei ristoratori, stiamo notando che molti esercizi hanno poco spazio in sala se si entra con passeggini e carrozzine. Io per prima mi sono chiesta alcune volte come avrebbero fatto se fosse entrato un passeggino gemellare. Cosa devono fare i genitori? Aspettare che il bimbo sia capace di fare i primi passi da solo per godere di una semplice pizza fuori? Per noi due ovviamente questi problemi logistici non ci sono ed è per questo che spesso e volentieri diamo il cambio a quei poveri amici stanchi che rischiano di riuscire a parlarsi solamente tra un cambio di pannolino e un omogenizzato. Chi ha figli va sostenuto anche con questi piccoli gesti. Perché spesso e volentieri c’è il rischio che qualche famiglia diventi bimbocentrica e si dimentica dell’importanza del rapporto di coppia. Prevenire è meglio che curare.

Quando ogni tanto qualcuno ci dice beati voi che dormite mi arrabbio un po’. Eh no, perché anche noi non dormiamo sempre tranquilli, anche noi abbiamo il pensiero dei nostri ragazzi (i ragazzi che seguiamo) che sono più grandi e che magari già guidano o che sono all’estero per l’Erasmus e ti chiedi: starà bene? Avrà freddo? L’ultimo, ad esempio, è tornato dalla Turchia che non è certo la spiaggia di Fregene. Un legame genitoriale lo si ha a prescindere se un figlio abiti con te o meno. Che lo hai portato in grembo o meno. Perché alla fine sempre in affidamento da Dio ci è stato donato. Le nostre parole vogliono essere uno sprint per le coppie ferme nel dolore, ma anche per chi è magari incerto se avere un figlio o meno. Buttatevi e rischiate che ne vale la pena. Il nostro padre spirituale ci ha insegnato che si vive senza se e senza ma. Qualcuno che sta su una Croce ci ha amato senza se e senza ma. Siamo tutti una famiglia di famiglie.

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Il cuore altrove. Un piccolo training per chi desidera pregare.

Gennaio 2023 siamo nella quotidianità del tempo ordinario, un po’ come ci indica il tempo liturgico. Abbiamo messo via la mangiatoia con dentro Gesù oppure Gesù c’è ancora, ben saldo nel nostro cuore? Qualche articolo fa’ scrissi: vieni nel mio cuore. Fu un pensiero frutto di una catechesi che ascoltammo Andrea ed io nella parrocchia di San Tarcisio qui a Roma. Una catechesi su Maria che scioglie i nodi. Dopo aver scritto l’articolo ho ripensato ad un libro che mi ha fatto compagnia nel 2020 che si lega molto a quella catechesi. Il libro di cui vi parlerò è di Don Rocco Malatacca edito dalla San Paolo e si intitola per l’appunto Il cuore altrove.

Spesso, quando mi contattate in forma privata, mi chiedete come ho fatto a superare il dolore di non aver potuto essere madre biologica. Come ho fatto? È stata determinante una frase di don Rocco, ricordo che un giorno mi disse: tu questa cosa la superi. Mi ha aiutato tantissimo ascoltare la voce di chi aveva la certezza che io ce l’avrei fatta. Nel buio più totale della mia vita, perché sapere che non puoi più avere un figlio ti spacca il cuore, ti senti soffocare dal dolore, in quella mia mancanza di aria c’era chi mi ha rianimato con forza donandomi l’ossigeno della speranza. Ho sperimentato come spesso nelle nostre ferite non sia opportuno utilizzare sempre e solo miele, ma è essenziale anche il sale. Il sale brucia è vero ma cicatrizza anche più velocemente. È essenziale avere accanto qualcuno che ti conforta sì, ma che nello stesso tempo ti rialza per tirare fuori il meglio di te che tieni nascosto per dolore.

Il libro di don Rocco è stato un aiuto fondamentale per riavvicinarmi alla preghiera, anche perché don Rocco è legato da un’amicizia forte in puro stile Tale padre tale figlio con il mio padre spirituale, quindi mi sentivo doppiamente accompagnata. Vi trascrivo un passo del libro:

Ti voglio prendere per mano e qui ti chiedo, per introdurci in questo accompagnamento, di avere un’attenzione che ti accompagni per tutto il libro: non vedere cose che ti suggerisco ma vedi me che ti accompagno con queste parole. Nonostante tu abbia un libro tra le mani, in realtà hai la mia mano che vuole fare con te un po’ di strada in tua compagnia. Non ho altro modo per starti accanto, e stare accanto ad altri, che scrivere. Le parole sono dita, le frasi sono mano, le pagine sono passi……..

Appena ho iniziato a leggere il libro, che ve lo dico a fare, ho iniziato a piangere a dirotto. Mi ha commosso anche solo la frase che avevo qualcuno che mi dava la mano. Non che non avessi accanto il mio padre spirituale, anzi, ma nel momento cruciale di dolore io mi vergognavo nel farmi vedere che piangevo da lui. Considerate che io mi commuovo anche quando leggo le letture a Messa. Man mano che avanzavo nella lettura, mi resi conto che non era scritto come uno dei tanti libri che si trovano negli scaffali delle librerie religiose, quei manuali pesanti e complicati che sembra che non arrivano mai all’essenziale, ma bensì era un libro che permetteva una relazione, dove l’autore instaurava davvero una relazione con me. Se ci pensate bene chi scrive libri ci dona la sua vita, e in quel momento avevo un compagno di viaggio nel cammino della fede. Avevo qualcuno che mi ha accompagnato all’incontro con Gesù. Mi ha accompagnato nel reset della mia vita, un po’ come si fa come con il PC o il cellulare quando si riavvia il sistema.

C’è un passo fondamentale ed emozionante nel libro, quando ti chiede di essere discepolo, lo fa attraverso il passo del Vangelo di Gv 1,38-39. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».  Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.E in quel momento inizia lo step. La tua scelta. Che per me ha significato lo spostare la pietra che era davanti al mio sepolcro rappresentato dal dolore. Ecco perché io e Andrea ci impegniamo a fondo per il riportare le coppie che si sono allontanate dalla Chiesa per dolore, per le sofferenze e i lutti della vita. Il tabernacolo è in chiesa, non altrove. Ce ne sono molti altri di passaggi nel libro, spero di avervi incuriosito e magari spronato a rileggere questo passo di Vangelo con occhi nuovi. Ne approfitto dell’articolo per ringraziarvi perché acquistando il nostro libro ci state aiutando moltissimo, non solo a dare voce ad un argomento di cui si parla poco, ma con il ricavato stiamo aiutando molte realtà che seguiamo con la nostra associazione Abramo e Sara.

Simona e Andrea

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Tale padre tale figlio. Ciao Benedetto!

Il 5 gennaio 2023 Andrea ed io abbiamo festeggiamo il traguardo di 6 anni e 6 mesi di matrimonio. Stiamo procedendo spediti verso il settimo anno. Durante la celebrazione del funerale di Papa Ratzinger ci è venuto naturale chiederci quanto gli ultimi tre Papi abbiano influito sulle nostre vite. Tutti e tre sono a nostro avviso collegati, anche se sono molto diversi come uomini e come modalità di esercitare il loro ruolo di papa. Il mondo in maniera ansiogena già si sta chiedendo cosa farà ora papa Francesco. Cosa farà?

Semplicemente sta esistendo, come direbbe Rosini. Indubbiamente ci si sente tutti un pochino traballanti ed inquieti è venuto a mancare l’inquilino che era una delle colonne portanti della Chiesa. Non era più regnante ma la forza derivante dal suo silenzio e dalla sua preghiera si avvertivano. Benedetto è stato colui che ci ha insegnato più di tutti a compiere delle scelte stando in silenzio in adorazione. Da lui ho imparato anche l’arte del “non posso”, specie negli ultimi anni mi ha aiutato ad accettare i miei limiti fisici nell’accogliere una gravidanza. Io e Andrea siamo cresciuti sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Io ho respirato l’aria un po’ più da vicino in quanto mio padre era un membro della sua scorta italiana. Quindi posso dire di aver condiviso mio padre con il Papa anzi con i Papi. Il lascito più bello di Giovanni Paolo II nella mia vita? I Viaggi. Andrea ne è testimone, a casa nostra ho lo zaino sempre pronto per partire. Avverto la stessa esigenza che aveva il Papa di prendere e scappare da Roma per andare a respirare aria buona in montagna. Amo i grandi eventi che solo le sentinelle del mattino sanno apprezzare. Amo anche quel chiasso che ti rimane nel cuore proprio come diceva il papa polacco. Viaggiare ci ha aiutato tanto a risanare il nostro matrimonio quando Andrea ed io eravamo entrati in crisi. Un Papa può seminare nella maniera più inaspettata nella vita delle persone. Sta sempre a noi farci trovare pronti ad accogliere i messaggi e i consigli.

Sotto il pontificato di Benedetto XVI mi sono fidanzata con Andrea e abbiamo iniziato a pensare al matrimonio. Andrea è infatti legato molto anche a Benedetto. Io mi sono avvicinata alla figura di Papa Ratzinger con estrema cautela e lentezza, passare da un Papa mediatico, giovanile e sportivo come Giovanni Paolo a Benedetto, che invece era caratterialmente l’opposto, mi ha un pochino destabilizzata. Dobbiamo anche ricordare che, all’epoca della sua elezione, non tutta la stampa era a suo favore. Se vuoi conoscere veramente una persona nel profondo, devi lottare contro chi cerca di darti un immagine falsa e distorta dalla realtà. Il demonio ha giocato parecchio nel creare confusione e nello sferrare attacchi mediatici e non solo. Ogni papato convive con gli scandali. Il papato dell’era di Ratzinger ha lasciato in me proprio questo insegnamento: rispondere al male con la preghiera. Il suo passo indietro che ancora adesso è fonte di gossip, ha lasciato non solo una sede vacante in quei giorni, ma un grande insegnamento: vivere il ruolo non in modo possessivo ma nel servizio. Quante volte nelle nostre comunità vi è difficoltà a far circolare lo Spirito Santo per via di parrocchiani che vivono il servizio come un possesso? A Roma si dice “la cozza con lo scoglio” oppure “ama ma non t’accolla’”. Noi per primi, durante questo anno in cui è nato il progetto Abramo e Sara, abbiamo coinvolto altre coppie e persone a darci una mano. Sappiamo che non è un nostro progetto ma il progetto è di Dio. Lo stesso Benedetto ci ha tracciato la via da seguire. Quante volte ci arrivano richieste di preghiera e che condividiamo per sostenerci gli uni con gli altri? Non potremmo mai operare Carità senza preghiera. Ecco l’unione spirituale tra Benedetto e papa Francesco. Siamo tutti cresciuti con ognuno di loro e abbiamo tanto da tramandare alle nuove generazioni. Siamo tutti tale padre tale figlio. Un po’ come quando si cresce e si matura insieme alla propria guida spirituale.

Simona e Andrea

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Il Te deum per gli sposi.

SIMONA E ANDREA

Oggi a Roma splende il sole non sembra neanche di essere in inverno, anche quest’anno sono a casa con l’influenza. Lo stare sola, perché Andrea lavora, non mi pesa troppo anzi mi è di ispirazione per entrare nel deserto che conduce al Te deum. Abito di fronte al Vaticano tanto vicino che dalle finestre godo della stessa visuale del nostro Papa emerito Benedetto XVI. Il caro Papa emerito, mi chiedo come stia, chissà come si sente in questi giorni in cui i fedeli di tutto il mondo sono preoccupati per le sue condizioni (è arrivata in fase di pubblicazione la triste notizia della sua nascita al cielo). La parte più bella dello stare male, almeno per me, è questa, il godere delle ore che passano lente, senza fretta, un tempo che mi aiutano a ripercorrere l’anno che sta per terminare.

Di solito non ho l’abitudine di dividere le cose belle dalle cose brutte, perché ho imparato che anche le cose brutte hanno dentro di sé qualcosa di fecondo e di particolare. A livello matrimoniale questo indubbiamente è stato il secondo Natale vissuto in pace, senza stress, un Natale di armonia e sintonia, di vera unione. Durante i nostri sei anni di matrimonio arrivare a questa pace domestica non è stato per nulla semplice. E’ stata una grande impresa, una semina continua, anche quando il terreno era pieno di erbacce ed era arido, sembrava non dare frutto. Già solo per questo c’è da rendere grazie a Dio. Ho ripensato alle cose belle che ci sono capitate, agli incontri fatti durante l’anno, a tutte le persone, alle famiglie e ai giovani che con la nostra associazione Abramo e Sara stiamo accompagnando e aiutando. Sono cose che ti dimostrano ancora di più che di nostro c’è veramente poco, c’è stata solo la nostra adesione a questa chiamata di Dio, a questo progetto pensato appositamente per noi. Per alcuni siamo matti, siamo dei pazzi, non ci capiscono, ma a noi poco importa. In fondo Gesù stesso era il primo ad essere deriso mentre evangelizzava. Per alcuni siamo diventati scomodi perché diciamo le cose senza tanti giri di parole. Cerchiamo di andare dritti alla meta, ma in fondo non faceva così anche il Maestro nell’annunciare la Verità? Era semplice e diretto.

È stato un anno dove come moglie e marito ci siamo uniti ancora di più. L’unione nel matrimonio ci ha reso più forti nel superare le varie tempeste, alluvioni e catastrofi varie. È stato l’anno che ci ha visto compiere delle scelte sempre insieme a Dio, cercando di comprendere la Sua volontà. Ad esempio la scelta di mettere radici in una comunità parrocchiale, così come lo scegliere di dedicarci ad Abramo e Sara, all’Oratorio che è già una Casa Famiglia a cielo aperto, rinunciando al volontariato in Casa Famiglia. L’arte del discernimento lo si impara stando in adorazione, chiedendo sempre tramite la preghiera: cosa vuoi che io faccia per aiutarti? È stato l’anno più bello in assoluto perché siamo ritornati a godere della messa in presenza insieme. Spesso capitava che per lavoro Andrea non riusciva a seguire la messa con me. Invece fortunatamente siamo tornati in coppia alla messa delle 10:30 che è anche la messa dei bambini che seguo come catechista. La messa insieme è un appuntamento importante, ricordatevelo sempre, può prevenire molti litigi. È stato un anno dove abbiamo visto come il nostro dolore sia sbocciato in un bellissimo ramo di una pianta di rose, proprio come le rose di Santa Rita da Cascia. Nulla è impossibile a Dio. Non so cosa ci riserverà il prossimo anno, ma siamo pronti ad accoglierlo con l’aiuto di Dio. Che è un esperto nel portare la Croce.

Vi lasciamo con una nostra preghiera: Grazie per tenderci la mano nei sentieri bui e nei tratti di strada dove ci sono pietre che sono difficili da scavalcare, grazie per le giornate in cui sembra che non ci sei accanto ma è nell’ostinazione nel seguirti che è il bello del cammino, grazie per gli amici che ci hai donato e grazie anche per le persone che fanno fatica a capirci ma è proprio grazie alla loro presenza che si prosegue ancora di più nel cammino da te segnato, grazie per la famiglia che ci hai donato, grazie perché anche nei dubbi hai sempre lasciato dei segni nel sentiero per seguirti, grazie per aver creduto in noi sposi quando ancora noi stessi non credevamo nella bellezza del matrimonio, grazie perché ti comporti da padre amandoci in libertà, quella libertà che ci rende figli di Dio e ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi, grazie per il dono della vita. Vi aspettiamo se volete nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp.

ANTONIO E LUISA

Approfitto dell’invito di Simona che mi ha chiesto di condividere con lei questo articolo. Il mio personale grazie lo rivolgo a Dio non solo per le tante cose belle. Per mia moglie, per i miei figli, per gli amici, per il mio lavoro. Per tutti questo ringrazio ogni giorno. Oggi voglio dire un grazie per qualcosa che di solito faccio più fatica a ringraziare. Grazie Dio per le mie difficoltà e fragilità. E’ importante fare fatica, è importante scontrarsi con situazioni dalle quali si esce perdenti. La vita è fatta anche di fallimenti. Ogni fallimento è stato un’occasione per fare esperienza della mia debolezza e del mio bisogno di un Salvatore. Ogni fallimento mi ha avvicinato a Dio forse più dei successi e delle attestazioni di stima. Grazie Dio perchè hai scelto di starmi accanto anche quest’anno.

L’ anima mia magnifica il Signore.

SIMONA E ANDREA

Nel preparare l’ articolo in questi giorni mi sono chiesta quante volte nella mia vita ho cantato così di gioia come Maria per il Signore? Voi ve lo siete mai chiesti? Il tempo di Avvento porta sempre dentro di sé delle domande per aiutarci a compiere dei passi avanti nel cammino di fede, e il vangelo di oggi ne è un esempio.

Chiudiamo gli occhi per un attimo e immaginiamo la scena: Maria è in dialogo con sua cugina e dal cuore di Maria sgorgano parole di amore verso il Signore. Nel Magnificat è racchiusa anche la nostra storia. Racchiude le promesse di amore di Dio per il Suo popolo, verso di noi. C’è un legame, una relazione, un tu ed un io. Un legame cresciuto anche con la preghiera. Ripensando a questo ultimo anno della mia vita mi sono resa conto che indubbiamente Dio ci è sempre stato accanto anche nel nostro matrimonio. Lo si vede e lo si avverte. Più si avanza nella preghiera e più ci si rende conto del legame che diviene ogni volta più forte.

Nel leggere alcune frasi del Magnificat ho ripensato ad alcuni periodi bui e difficili del nostro matrimonio, come ad esempio quando eravamo nella sofferenza per non avere avuto un figlio. Ho pensato al versetto ha ricolmato di beni gli affamati. Ho sentito proprio come se parlasse a noi. Non siamo genitori biologici ma siamo “ricchi” di figli non nostri, che ci riempiono ugualmente la vita. Ognuno di noi credo, leggendo quel versetto possa sentirsi coinvolto. Volutamente lasciamo l’ articolo aperto alle vostre meditazioni, scrutatevi dentro. Vi diamo un suggerimento: approfittate di questi pochi giorni che ci separano dal Natale per pensare al Magnificat nel vostro matrimonio e confessatevi. La confessione è un grande supporto nell’interpretare il Magnificat della nostra vita. A presto. Vi aspettiamo se volete nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp.

ANTONIO E LUISA

Sono stato colpito dallo stesso versetto che ha toccato Simona. Stavo scrivendo anche io un articolo quando Simona mi ha contattato. Abbiamo così deciso di proporre un articolo condiviso. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Dio quindi è vendicativo? Disprezza i ricchi e non dà nulla a quella gente? Non li riconosce più come figli? Nulla di tutto questo. Dio ama ogni persona che sia essa ricca o povera. Vorrebbe dare tutto a tutti. Tanto che Gesù è morto per ognuno di noi. Questi versetti dicono altro. I ricchi se ne vanno a mani vuote perchè sono loro a volerlo. Prendo l’esempio di Simona. Se lei ed Andrea si fossero posti davanti a Dio con la loro idea, con le loro pretese, sarebbero tornati a mani vuote. Non avrebbero ottenuto quel figlio che chiedevano e quindi si sarebbero sentiti poveri e abbandonati da Dio. Invece si sono presentati poveri, con l’intenzione di affidare a Dio la loro sofferenza ma senza alcuna pretesa. Si sono messi lì in ascolto e hanno compreso la volontà del Padre. Dio non gli ha dato comunque quel figlio ma li ha resi fecondi in un modo bellissimo che li ha fatti sentire ricchi. Esattamente come Maria hanno saputo dire il loro sì e tutto si è trasformato in una meravigliosa avventura che li condurrà dove Dio vorrà e dove loro si lasceranno condurre.

In attesa……. Di futuro.

Maria concepita senza peccato. Il concepimento è un argomento che come tutti ormai sapete mi tocca particolarmente. L’8 dicembre racchiude in sé il senso delle scelte che compiamo nella nostra vita. Maria è stata preservata dal peccato ma poi ha dovuto lei, liberamente, compiere tante scelte durante la sua esistenza terrena. Maria ha scelto, ha pronunciato il suo Eccomi. Si è fidata, ha rischiato pur non sapendo come sarebbe andata a finire. Maria è quella che nonostante fosse incinta “si alzò e andò in fretta” e fece chilometri per andare ad aiutare sua cugina anche lei in attesa. Maria è quella persona a cui ho posto le mie domande più scomode durante la preghiera.

Sapete che sono geneticamente predisposta all’aborto spontaneo, le domande che le facevo sempre erano: tu hai fatto km anche sotto al sole e io devo rispettare delle regole tra cui lo stare a riposo? Tu alla fine il volto di tuo figlio, anche se adagiato in una mangiatoia, l’hai visto. Come fai a non capire le mie preghiere? Il tenore dei mie dialoghi con Maria durante i Rosari erano pressapoco sempre questi.

Questo è stato uno dei nodi che mi ha condotto alla scoperta della preghiera di Maria che scioglie i nodi, di cui vi ho scritto nell’articolo precedente. Ultimamente anche delle canzoni mi hanno fatto pensare a questo nodo, a questa ferita che tante, tantissime donne provano. Sofferenza comune anche a tanti mariti, anche se magari rimangono in silenzio come San Giuseppe. Il domandarsi “chissà che volto avresti avuto. Esistono le notti in cui non dormi e ti poni questa domanda. Ascoltando Buonanotte di Ernia ho trovato un passaggio dedicato proprio a questo dolore. Se siete sensibili non l’ascoltate o semmai fatelo con i fazzoletti a portata di mano perché arriva dritta in pancia. Ti apre a mille domande.

Ognuno di noi ha le sue domande personali con cui avrà sicuramente prosciugato i condotti lacrimali e consumato i grani del Rosario. Io ho compreso che Alfa e Omega (l’inizio e la fine), qualsiasi cosa accada, non sono nelle nostre mani. E’ qualcosa che ho imparato sul campo, in Croce Rossa. Io posso mettere a servizio le mie mani per bloccare una ferita, per rianimare il cuore di una persona, ma tutto il resto è nella volontà di Dio. Maria ci ricorda proprio questo: il nostro corpo è a servizio di Dio. Come Maria si è messa a servizio con il suo Eccomi per noi. Ci ha donato la vita per l’eternità. Ci ha donato la forza per andare avanti e aspettare con gioia di scoprire i nostri doni racchiusi nei nostri talenti. Ci ha donato persone che ci sono accanto per condurci in quelle sere dove il cielo ti prende per mano, proprio come canta Ultimo nella canzone Pianeti che è stata per me la colonna sonora che mi ha aiutato a riscoprire il bello della vita.

E’ la gioia dell’attesa del Natale. Se siete nel dolore vivetelo, attraversatelo, ma con lo sguardo rivolto verso l’alto a caccia della stella cometa. Indubbiamente, noi per primi, contemplando una mangiatoia con una culla vuota in attesa abbiamo realizzato, soprattutto negli ultimi anni, che se non avessimo attraversato quel dolore non avremmo vissuto le cose belle ed inaspettate che sono capitate e che continuano a realizzarsi. È lecita la sosta durante il cammino, ma ripartite perché nel cammino di fede non si butta via niente.

Se vi va di camminare durante l’Avvento con noi su Amazon è disponibile il nostro sussidio e se volete compagnia nel vivere la ricerca di una gravidanza sta per uscire su Amazon il nostro libro. Vi aspettiamo se volete nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Per chi è di Roma se ci vuole incontrare ci trova alla Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. A presto

Simona e Andrea.

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Vieni nel mio cuore.

Oggi vi racconteremo un incontro di preghiera che abbiamo vissuto insieme alla comunità della Parrocchia di San Tarcisio al Quarto Miglio. Come ci è venuto in mente di andare proprio lì? Semplicemente accogliendo l’invito di una locandina dove era raffigurato un dipinto della Madonna che scioglie i nodi. Un invito esteso a tutti, anche a te che stai leggendo questo articolo,anzi se sei di Roma cogli al volo l’occasione e vai . Fidatevi di noi. Ne vale la pena, ci sarà un incontro una volta al mese. Un impegno gestibilissimo anche nella nostra quotidianità frenetica, traffico compreso.

L’incontro si è svolto nel classico orario serale delle 21, un orario che ricorda molto la gioiosità della vita sociale parrocchiale di un mondo pre-pandemia. Siamo arrivati che io stavo ancora canticchiando, per la felicità di Andrea, la canzone di Ultimo “Vieni nel mio cuore“. Ormai, se ci leggete da un po’, avrete capito che non solo mi piace Ultimo, ma i suoi testi per me sono un mezzo per intercettare e per dialogare con i giovani che il Signore mi permette di accompagnare. Onestamente la canzone di Ultimo mi ha fatto sempre pensare a quell’invito che ci viene fatto per andare in chiesa. Pensateci bene, quante volte ci è stato detto fin da bambini: venite a messa che vi fa bene! Se state leggendo questo blog, probabilmente state cercando anche voi Qualcuno che vi venga a dire le stesse cose!

Vi devo confessare che, entrando in chiesa, siamo riusciti ad assistere alle prove canore delle suore francescane che intonavano la super hit delle canzoni di chiesa “Vieni Spirito“. Una delle nostre preferite tra l’altro. Un invito costante ad un incontro atteso. Scoprire di essere amati .Così come siamo, con tutte le nostre imperfezioni. È stato un incontro vivo, dove i sacerdoti hanno reso viva ogni parola che pronunciavano, non erano semplici parole lette su una fotocopia. È stato l’inizio di un viaggio di formazione spirituale da compiere insieme. Abbiamo imparato a pregare insieme. Quante volte magari ci capita di pregare un pochino come un disco rotto? A memoria, dimenticando il senso delle parole che stiamo pronunciando? O peggio ancora stiamo seduti in chiesa ma con i pensieri altrove? Oppure che ci troviamo seduti in chiesa controvoglia, solo perché rivestiamo un “ruolo” all’interno della parrocchia rimpiangendo di non essere acasa a guardare Netflix? Tali pensieri, mentre ci accostiamo alla preghiera, sono anche dei tentativi di distrazione da parte del Maligno. Si, esiste Noi ci crediamo. E bisogna mantenere alta la guardia e giocare di difesa per schivare l’ avversario più temuto per tutti noi.

Nel nostro viaggio spirituale abbiamo degli alleati fantastici che sono Gesù e Maria. Solo dedicando del tempo per stare insieme a loro potremo farcela. Dio può agire nella nostra vita e sciogliere tanti impedimenti che abbiamo dentro di noi e che neanche ci accorgiamo di avere il più delle volte. Prendete me, ad esempio, vi ricordate che in un articolo passato vi ho raccontato che non pregavo più? Che non entravo più in chiesa perche mi sentivo sbagliata e difettosa? Non sapevo dove collocarmi in una comunità parrocchiale. E uno non è che ci nasce con questi pensieri è che spesso ti ci conduce il mondo esterno che ti fa credere che vai bene solo se sei perfetto. E nella mia testa la perfezione significava avere una famiglia numerosa con figli da accompagnare ai sacramenti. Tali pensieri sono stati da apripista per la depressione. La depressione rende fragile il matrimonio perché il marito soffre nel vederti stare male. Diventa il tutto un gioco a favore del Maligno. Diventa un combattimento vero e proprio, la cui unica arma che mi ha permesso di andare a segno è stato il Rosario. Lasciate stare maghi, letture delle mani,guide astrologiche, servono solo a stare peggio.

Vi dovete ricordare che ogni vostro difetto, vizio, stortura della vita non cancella che la vostra vita è valso il sangue di Cristo. Quando vi sentite persi, depressi, che non sapete dove andare e cosa fare, ponete il vostro sguardo sulla Croce. Prendete un crocifisso in mano. Toccatelo dove ci sono i chiodi. Pensate al martello che batte con forza sui chiodi, ne vale ancora di stare a soffrire da soli? Avete un alleato che ha sofferto per voi è che vi sta dicendo io sono qui. Sto accanto a te.Ti ho donato anche una madre a cui puoi chiedere tutto tramite la preghiera. Vieni nel mio cuore che c’è un posto migliore, proprio come canta Ultimo. Vi lascio con la Preghiera a Maria che scioglie i nodi. Per me è stata importantissima.

Vergine Maria, madre che non hai mai abbandonato un figliolo che grida aiuto, Madre le cui mani lavorano senza sosta per i tuoi figli tanto amati, perché sono spinte dall’amore divino e dall’infinita misericordia che esce dal tuo cuore, volgi verso di me il tuo sguardo di compassione, guarda il cumulo di nodi che soffocano la mia vita. Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore. Sai quanto mi paralizzano questi nodi e li ripongo nelle tue mani . Nessuno neanche il demonio può sottrarmi dal tuo aiuto misericordioso. Nelle tue mani non c’è modo che non sia sciolto. Vergine madre con la grazia e il tuo potere di intercessione presso tuo Figlio Gesù, mio Salvatore ricevi oggi questo “nodo” (nominarlo se possibile) per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierlo e di scioglierlo per sempre. Spero in te. Sei l’ unica consolatrice che il Padre mi ha dato. Sei la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione da tutto ciò che mi impedisce di essere con Cristo. Accogli la mia richiesta. Preservami, guidami, proteggimi. Sii il mio rifugio. Maria che scioglie i nodi prega per noi.

Vi aspettiamo come sempre se volete sulla nostra pagina Facebook Abramo e Sara e i nostri canali social WhatsApp e Telegram e per chi è di Roma ci trova presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale.

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Simona e Andrea.

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Ti va di stare bene

Il titolo dell’articolo di oggi me l’ha suggerito l’ultima canzone di Ultimo. Leggendo le parole del testo i nostri pensieri sono andati non solo a Zaccheo, che riceve l’invito di scendere dall’albero, ma ai nostri ultimi anni di matrimonio, anni in cui abbiamo incontrato l’accoglienza amorevole della comunità parrocchiale di San Basilio. I giovani che ci leggono sanno che Ultimo è un fiore nato dalla semina parrocchiale di quel quartiere della periferia di Roma.

Chi ci conosce sa bene che abitiamo a 10 minuti dal Vaticano e forse potrà suonare strano che Dio l’abbiamo incontrato proprio laggiù a poco più di mezz’ora da casa. Personalmente sono legata a quei luoghi perché il Tabernacolo è illuminato da una piccola luce che, puntando sullo sportellino, mette in rilievo il disegno della Natività. Come l’ho notato? Sostando davanti a quel Tabernacolo diverse mattine in cui avevo bisogno di stare da sola a riflettere sul mio matrimonio. Perché proprio a San Basilio? Non solo perchè lì c’era il mio padre spirituale, ma sapevo che in quel posto sicuramente non mi avrebbe cercata nessuno. Era il mio rifugio personale vicino casa, quando non potevo prendere il primo treno per Assisi.

La comunità di San Basilio ci è stata accanto e ci ha visto crescere durante tutti questi anni compresi quelli della pandemia. È stato quell’abbraccio e quel sostegno nella paura del non sapere dove ci avrebbe condotto questo Covid 19. È stata la prima comunità dove abbiamo potuto vedere moltiplicarsi i nostri 5 pani e 2 pesci per poter aiutare i ragazzi. E’ li che abbiamo potuto partecipare ad un pellegrinaggio in Terra Santa ed è sempre lì dove abbiamo visto la presenza del Vino nel momento in cui nella tavola del nostro matrimonio ne eravamo rimasti senza. È stata la prima comunità che si è unita alla nostra preghiera per chiedere la grazia di un figlio durante un pellegrinaggio a Cascia da Santa Rita.

A San Basilio abbiamo imparato ad avere speranza nei momenti bui della vita, abbiamo imparato a non farci rubare i nostri sogni per un futuro migliore. Se viene a mancare la speranza è un disastro. E’ anche peggio di non avere soldi a sufficienza per pagare le bollette. Credetemi. La notte di Natale a San Basilio è come un abbraccio caldo perché, per chi era nel dolore come noi, vedere percorrere la navata da bambini festosi vestiti da angelo che corrono felici scampanellando è stato sempre un momento unico e indimenticabile. Così come l’accensione del fuoco durante la veglia di Pasqua. Ricorderò sempre il ministrante con una torcia che illumina il Messale mentre il sacerdote legge nel buio della chiesa.

San Basilio è quell’invito costante di Gesù a Zaccheo, è quel scendi che voglio stare con te, vengo a casa tua, sto insieme a te e non mi importa se è una casa senza termosifoni, se è una casa dove si fa fatica ad arrivare a fine mese, se è una casa dove si fa fatica a pregare, se è una casa dove magari per qualche errore ti ritrovi a scontare qualche pena. Ma Gesù ti fa scendere dall’albero per dirti che ti vuole bene così con tutti i tuoi errori e difetti, con tutto ciò che di te vedi ancora brutto nella tua vita. Se digitate San Basilio su Google leggerete solo notizie di cronaca brutte, ma a noi interessa da sempre la parte migliore il cuore delle persone, e li di cuore ce n’é tanto. Ci sono giovani che danno la vita per le generazioni future, perché sanno, perchè l’hanno visto come noi, che Dio esiste ed è Misericordioso come un Padre. Il Padre nostro che ci rende fratelli tutti. Se venite a Roma e siete sul raccordo uscite a San Basilio non abbiate paura, se vi recate in Parrocchia potrete ammirare un mega dipinto di Rupnik, oppure se vi piace camminare, come piace a me, potete scendere alla metro Rebibbia, e avviarvi per le vie che hanno tutti nomi di città della Marche sarà un po’ come camminare verso Loreto.

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Simona e Andrea.

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