Il cristiano medio e il matrimonio

Oggi permettetemi un articolo un po’ diverso dal solito. Mi sono immaginato il cristiano medio italico davanti al matrimonio. Ho provato a ragionare con la mentalità del nostro tempo. Non che io mi creda migliore. Semplicemente ho avuto la grazia di incontrare persone che mi hanno fatto capire e una moglie eccezionale. Altrimenti sarei anche io dentro questo modo di pensare. Ne è uscito un quadro direi desolante dove il sacramento non è che un rito senza sostanza. Dove love is love. Finché c’è il love naturalmente. Dove la promessa non sono che parole vuote, dette senza consapevolezza. Quanti si sposano davvero convinti di voler restare sempre e comunque, anche se l’altro li abbandonasse? Credo molto pochi.

Ho appena finito il corso prematrimoniale. Una rottura di scatole. Non vedevo l’ora finisse. Non ci ho capito nulla. Certo che ne hanno dette di cose. Ho solo una domanda: perché mi devo sposare in chiesa? No perché non so se ne vale davvero la pena. L’amore cristiano è davvero qualcosa di strano. Questo Gesù che per amore di gentaglia che non merita nulla, che lo tradisce, si lascia umiliare, picchiare e addirittura uccidere sulla croce. Lo fa per amore e, secondo la nostra fede, attraverso questo amore che viene offerto a chi ne è indegno, redime e salva il mondo. E’ ben strana questa cosa. Non è finita qui. Fosse solo questo. Gesù pretende che anche noi facciamo altrettanto. Chiede ad ognuno di noi di amare in quel modo. Ma siamo matti! Un Dio che si rispetti non mi può volere infelice. Figurati se il matrimonio può essere una croce. No! Non se ne parla. Se non sono felice mollo tutto e cerco altrove. D’altronde Dio a cosa serve? A rendermi felice. E allora come la mettiamo?

Il bello è che chiede proprio a noi sposi di amare così. Lo chieda ai suoi preti! E invece no. Lo chiede in particolare a noi sposi. Bella fregatura insomma averci appioppato il compito di essere icona di Dio, immagine del Suo amore. E si! Come se io fossi un povero cretino che accetta di salire in croce per amore. Scusa Gesù nessuna allusione a te, sia chiaro. Tu puoi, sei Dio, ma io sono un povero uomo. Io voglio essere felice, mi accontento di poco. Vorrei trovare una donna che mi faccia stare bene, che sia disponibile, che quando ho voglia faccia l’amore con me, che mi cucini bene, che mi lasci guardare le partite di Champions senza chiedermi di aiutarla a piegare le lenzuola (sembra lo faccia di proposito, arriva sempre in quel momento). Insomma voglio una donna che mi dia tutto quello che mi manca senza rompere troppo. Non voglio stravolgere la mia vita.

L’amore non è forse questo? Stare bene insieme. Naturalmente stare bene insieme significa che sto bene io. D’altronde l’amore è quella cosa che non puoi governare. Ti viene e così come è venuto se ne va. Non ti amo più, non sento più nulla. Non è colpa mia. Forse è colpa tua che non sei più quella di prima. Non sei quella che credevo tu fossi. Sei sempre insoddisfatta, dici che non ti faccio sentire amata, che non mi prendo cura di te. Cosa pretendi? Devo lavorare e poi lasciami respirare un po’. E poi la dico tutta, è passato qualche anno e non sei più così bella. Non hai più quel seno sodo, è diventato un po’ cadente. E in viso si vede qualche ruga e in testa i capelli bianchi. No non va bene così! Merito di meglio. Ho provato a volerti bene ma proprio non riesco più. Meglio lasciarci.

Non so a voi ma questa breve descrizione a me è sembrata un incubo. Eppure la mentalità di oggi è questa. Ho esagerato, ne ho fatto una descrizione caricaturale, ma è così che il mondo ci porta a pensare. Io, io e poi ancora io. Il MIO matrimonio è buono fino a quando l’altro MI fa stare bene. Il matrimonio è uno strumento come altri per il MIO benessere psicofisico. Come spesso è la fede. La fede va bene finché mi dà qualcosa. Così il matrimonio. Se le difficoltà sono maggiori rispetto alle gioie e allora non ne vale la pena. Ci devo guadagnare. Se trovo di meglio perché no?

Perché invece il matrimonio cristiano è diverso, e diventa davvero un mezzo di salvezza? Badate bene non ho detto di gioia. Non ho detto gioia perché il matrimonio può anche essere causa di sofferenza e di dolore. La croce è li a ricordarcelo. Ho detto DI SALVEZZA! Il matrimonio cristiano ci permette di imparare a donarci. Ci permette di non avere una vista miope. Il miope vede benissimo gli oggetti vicini, sé stesso, ma fa fatica a mettere a fuoco l’altro, la persona amata. Ecco il matrimonio è come se fosse un paio di occhiali che ci permette di focalizzarci sulla persona che abbiamo accanto e sul suo bene. Prima del nostro. E questo cambia la vita, la vita dell’altro che si sente amato in modo gratuito ed incondizionato e anche la mia che in quel dono imparo ad essere chi sono davvero e in quel dono incontro Gesù. Capite che cosa grande è il matrimonio? Uscendo da me stesso trovo chi sono davvero.

Ecco se per voi il matrimonio non può mai essere croce, non sposatevi in chiesa. Convivete, sposatevi civilmente ma non in chiesa. Stareste facendo solo una sceneggiata. Il sacramento ti chiede di amare tutta la vita. Come fate a prometterlo se non pensate che l’amore che date all’altro e a Dio sia un atto di volontà prima che un sentimento, e che a volte significa abbracciare la croce. Sposarsi in Cristo è rischioso ma nulla riempie la vita come dare tutto per amore.

Antonio e Luisa

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Un pensiero su &Idquo;Il cristiano medio e il matrimonio

  1. Sì, il cristiano secolarizzato pensa così.
    Perché “non sa quello che fa”!
    Non sa di quale gioia profonda si priva.

    E’ la tenerezza, la bellezza di un sentimento immutato dentro il cuore. E’ la pace che sento nascere nell’amare sempre e comunque. E’ nel credere a cose a noi impensabili. Credere ad una gioia grande, un di più promesso da Chi ci ha sognati insieme, che mi da la forza…nell’attesa del suo ritorno.

    E’ il dispiacere, la tristezza dell’anima, nel pensare quanto male si è fatto e si sta facendo privandosi dell’amore autentico.
    E’ la consapevolezza che le fatiche, le paure, le prove drammatiche delle tentazioni, (che a volte non sappiamo decodificare e interpretare) sono “esodi”…per crescere, sono “deserti” da attraversare…per giungere alla terra promessa. Sono esperienze da vivere… simili a quella del Figliol Prodigo.

    Gesù, da noi Crocifisso, disse: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”.

    Di che cosa non avevamo avuto consapevolezza?
    Dell’atrocità della Croce, decisa per il Messia tanto atteso? (Povero Giuda…quanta intollerabile disperazione, quanto gonfio di dolore il suo cuore, quando ha capito!)

    Oppure, con quella folle scelta, ci è sfuggita la consapevolezza della morte che, oltre a quella di Gesù Figlio di Dio, causavamo anche a noi stessi, privandoci per sempre dell’esperienza della gioia dell’amore puro e vero?

    Accanto a Gesù Crocifisso stavano due ladroni, ed uno di loro si è interrogato, è cresciuto, ha provato la pace del cuore e la gioia dell’anima… nell’amare.

    Sì, sono convinta che Gesù non ha mai abbandonato questa mia coppia divorziata. Allo stesso modo di Dio, che non ha abbandonato nel deserto il Suo popolo infedele.

    Sono convinta che ogni coppia ha accanto Gesù, sempre, nelle gioie, ma anche nelle proprie fatiche e… sulle immancabili croci.
    Lui solo col suo Spirito, conforta, sostiene, illumina, guida, dona senso, trascende, salva.

    Nel Suo Amore tutto diventa possibile!
    Ne sono convinta, per questo mi sento a Lui alleata nella fiducia e speranza. Con Lui sento coraggio nella solitudine, fortezza nel conservare le cose essenziali e preziose. In Lui so che la gioia verrà.

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