Attiraci, correremo

Cari sposi,

            il tempo corre e siamo già arrivati alla quarta domenica di Pasqua, un momento particolare nel tempo di giubilo per la Risurrezione di Gesù in cui la Chiesa si focalizza sul fatto che Egli è il Buon Pastore. Leggendo e meditando le Scritture di oggi si evince una preziosa e confortante verità che ha una ricaduta essenziale nella nostra vita di credenti: Gesù mi segue e mi accompagna costantemente, appunto come il pastore con le sue pecore. Da persone fondamentalmente urbane ci è difficile visualizzare questo ma chi ne ha avuto l’esperienza sa bene quanto azzeccata e calzante sia tale immagine.

Può succedere che, nella vita di coppia, giungano momenti di smarrimento, fasi di dubbio, un senso di solitudine, un ché di lontananza da Dio o addirittura la “inappetenza” a vivere assieme. In quelle circostanze la fede può risultare poco attraente o anche provocare repulsione. Sono periodi di aridità che hanno un senso ben preciso agli occhi di Dio e dobbiamo imparare ad abitarli con uno sguardo di fede. È proprio qui che il Vangelo di oggi acquista ancora più valore perché ci fa capire che non siamo noi a tenere il timone della nostra vita né personale né di coppia ma è Cristo il Buon Pastore a guidarci.

Sono due i verbi usati da Gesù per definire come agisce il pastore con le pecore. Anzitutto Gesù le attrae con la sua voce e poi in certi momenti le spinge per la direzione giusta. Noi vorremmo essere sempre spinti, se non trainati a peso morto, ma a ben vedere il Signore vuole piuttosto che il nostro cuore senta il fascino per Lui, desidera che ci innamoriamo e ci fidiamo ciecamente perché Lui ci ha amati per primo. L’hanno capito bene i mistici in cui l’amore e il desiderio sono sempre la scintilla che fa partire la sequela. Santa Teresa di Lisieux lo dice con parole semplici come avviene questa attrazione:

Alle anime semplici non occorrono mezzi complicati. Poiché io sono tra quelle, un mattino, durante il ringraziamento, Gesù mi ha dato un mezzo semplice per compiere la mia missione. Mi ha fatto capire questa parola dei Cantici: «Attirami e correremo all’odore dei tuoi profumi» Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: «Attirando me, attira le anime che amo!». Questa semplice parola: «Attirami!», basta” (Diario di un’anima, 334).

Nonostante ci siano quattordici secoli di distanza, S. Ambrogio lo esprime in modo molto simile: “Abbiamo infatti il desiderio di seguire, ce lo ispira la grazia dei tuoi profumi: ma poiché non possiamo eguagliare la tua corsa, attiraci, affinché, sorrette dal tuo aiuto, possiamo calcare le tue orme. Se infatti tu ci attirerai, correremo anche noi e afferreremo i soffi spirituali della velocità” (S. Ambrogio, De Isaac vel anima 3, 10).

Cari sposi, vi invito a puntare molto su questa verità meravigliosa: Cristo ha il potere di attrarci a sé, di attirarci, di sedurci. Se desiderate che il vostro amore coniugale sia grande, bello, fedele avete anzitutto bisogno di essere alla sequela del Buon Pastore. È Lui, infatti, che vi chiama a questa mèta alta, il “bell’amore” (Giovanni Paolo II, 15 dicembre 1994), che ve lo ha donato nel sacramento del matrimonio e che vuole accompagnarvi ogni giorno perché lo viviate fedelmente.

ANTONIO E LUISA

Chi sono i falsi pastori, i briganti, i lestofanti? Non sono solo, come verrebbe naturale pensare, persone al di fuori della coppia. Non è detto. Il ladro potrebbe essere anche parte della coppia. Cosa ruba il ladro? Cosa può rubarci il nostro coniuge quando si comporta da ladro e non entra dalla porta di Gesù, ma si arrampica ed entra così nel recinto della nostra vita? Ci ruba il coraggio di essere noi stessi. Magari sono io che rubo alla mia sposa il coraggio di diventare pienamente la donna che può diventare, di credere nella meraviglia che è e magari ne faccio cosa mia. Io sono convinto di questo. Se non avessi incontrato Gesù, quindi se non fossi entrato nella vita di mia moglie attraverso la porta che Lui mi ha mostrato, non sarei stato capace di amarla. Avrei cercato di farla mia, avrei cercato di farla diventare ad immagine e somiglianza di come io volevo che fosse. Perché quando non riconosciamo che abbiamo in noi l’immagine del Creatore, non la riconosciamo neanche nella persona che abbiamo sposato e cerchiamo di trasformarla come noi vogliamo. Invece passare per la porta del Buon Pastore significa riconoscerci figli. Significa che riconosco nella mia sposa una figlia di Dio e il mio compito non è di farla diventare come io voglio, ma come Lui desidera che Sua figlia diventi.

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