Attraverso le nostre ferite traspare l’oro di Dio

Quando ci sposiamo, spesso tutto ci sembra perfetto e pensiamo che niente potrebbe arrivare a rovinare quell’amore così bello, così innocente e viscerale che ci ha portati a promettere una vita per sempre insieme: effettivamente questo è l’effetto dell’innamoramento che fa vedere solo una parte di realtà, quella più bella e ideale. Tuttavia, in ogni relazione, prima o poi, si arriva a comprendere che non è proprio possibile vivere sempre sulla luna, ma è necessario fare i conti con la realtà: le fatiche quotidiane, il lavoro, le incomprensioni, le divergenze di atteggiamento, i cambiamenti di personalità dovute a molteplici esperienze e l’educazione dei figli sono solo alcuni esempi. D’altra parte è da illusi ritenere che le farfalle continueranno a volare nel nostro stomaco per tanti anni, la perfezione non è di questo mondo.

Quando avvengono momenti o periodi difficili, questo non deve però spaventarci, fa parte del gioco e anzi è proprio quello il momento in cui è possibile crescere nella relazione, cioè quando si continua a dire “sì” e a rimanere, nonostante i problemi da affrontare: è un segno di maturità, un’occasione per dare una svolta e modificare quello che non va bene. A volte accade proprio quello che non vogliamo e che ci spaventa, altre volte siamo proprio noi a creare delle ferite negli altri, involontariamente, solo perché anche noi ci portiamo delle ferite, spesso generate nella nostra famiglia di origine (per quanto i nostri genitori si siano impegnati e ci abbiano amato, hanno commesso degli errori, perché solo Dio può amare in modo perfetto). Anch’io tante volte mi sento inadeguato nell’educare le mie figlie, sono sempre in bilico tra azioni energiche e lasciar correre, poi quando agisco, mi viene da pensare che forse avrei fatto meglio a fare diversamente. Chissà quante ferite dovranno guarire nelle loro relazioni future per causa mia!

Le ferite più grandi le riceviamo proprio dalle persone che più amiamo o che abbiamo amato: oltre ai nostri genitori, i nostri fratelli e le nostre sorelle, i nostri amici, le nostre storie d’amore, le persone che sono venute a mancare e ora anche nostro marito o nostra moglie. La separazione è una grande ferita, una tragedia peggiore anche di un lutto, perché il morire fa parte del ciclo vitale, si nasce, si cresce e si muore, lo sappiamo fin da piccoli, ma è molto più difficile accettare che una persona che ti ha promesso amore per tutta la vita, con la quale ti sei confidata e con la quale hai condiviso tutto, gli aspetti più intimi e l’unità fisica, ad un certo punto ti dica: “Io non ti amo più, non voglio più avere niente a che fare con te. È davvero uno tsunami, un terremoto fortissimo che ti mette in crisi e in ogni caso, cambia la tua vita.

Naturalmente questa croce è ancora più deleteria per i figli che avrebbero bisogno, per crescere correttamente, di un papà e una mamma che si vogliono bene: si creano delle ferite molto grandi. Ma in tutto questo quadro negativo c’è una bella notizia, le ferite possono essere curate. Come? In alcuni casi anche con un supporto psicologico, ma per esperienza, la psicologia aiuta, ma ha dei limiti, non può rispondere a delle domande profonde come Perché mi è successo questo? Perché soffro così tanto? Qual è il senso di quello che mi accade? Come posso perdonare? È possibile trasformare questo male in bene per me e per gli altri?. Ecco allora che entra in gioco la fede: solo con Gesù è possibile guarire delle ferite e fare in modo che le ferite si trasformino in feritoie, cioè aperture in cui passa la luce. Gesù quando è risorto, mostra tutte le ferite, perché non si possono cancellare, ma solo trasformare, anche perché sono il simbolo dell’amore immenso che ha avuto per noi.

A tale proposito esiste la tecnica del Kintsugi (“kin” (oro) e “tsugi” (riunire, riparare, ricongiungere)), una tecnica giapponese che significa letteralmente “riparare con l’oro”: consiste nel restauro di oggetti di ceramica rotti, assemblandoli con delle colature di oro. In questo modo le ceramiche rotte diventano non solo più belle, ma anche più preziose e soprattutto, uniche al mondo. Tale pratica nasce dall’idea che, dall’imperfezione e da una ferita, può nascere una forma ancora maggiore di perfezione, sia estetica che interiore: questo è molto bello, perché tutti noi ci portiamo dietro delle ferite, fanno parte della nostra vita, non devono essere nascoste; chi ci ama infatti deve prendersi carico anche delle nostre fragilità e accoglierci per quello che siamo. La ferita infatti può essere il terreno fertile in cui agisce la potenza di Dio: è lì che cominciano la vera resurrezione e la guarigione. Quando avviene questo, la coppia sperimenta cosa sia davvero morire a sé stessi e rinascere a una nuova vita, a una nuova fase di relazione ancora più salda e più bella, un livello nettamente superiore! (infatti, la ricostruzione fa diventare creature nuove).

Quando mi sono separato, in un certo senso mi sono “rotto” in tanti pezzi, ma sono stato riparato e rimesso in sesto da Dio che ha fatto colare l’olio della Sua grazia, della Sua consolazione, della Sua gioia e del Suo Amore in tutte le mie fratture: questo lo ritengo un miracolo nella mia vita e la mia rottura ha creato lo spazio per l’azione di Dio.

Ettore Leandri (Presidente Fraternità Sposi per Sempre)

4 Pensieri su &Idquo;Attraverso le nostre ferite traspare l’oro di Dio

  1. “Anch’io tante volte mi sento inadeguato nell’educare le mie figlie, sono sempre in bilico tra azioni energiche e lasciar correre, poi quando agisco, mi viene da pensare che forse avrei fatto meglio a fare diversamente.”
    Ecco, su questo bisognerebbe aprire un blog!!

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