Prima Domenica di Avvento, abbiamo acceso la candela come tradizione liturgica insegna e siamo qui in casa davanti al nostro scatolone con gli addobbi natalizi.
Aprire la scatola quest’anno è stato come fare un tuffo nel passato. Un viaggio nella Delorean come nel film Ritorno al futuro. Ogni addobbo racchiude in sé un ricordo specifico, ci sono le tante decorazioni preparate dai ragazzi del gruppo scout, c’è la prima decorazione – una stella cometa – presa la notte di Natale in una messa in cui Andrea mi parlò per la prima volta di matrimonio. Eh sì, sono entrata in chiesa grazie ad una semplice decorazione che veniva donata a fine messa con abbinata una Parola.
Certe volte, per la fretta del nostro vivere quotidiano, ci dimentichiamo dell’ importanza di queste piccole cose banali ma che scaldano il cuore. Dietro una decorazione c’è sempre anche un volto, ci sono delle mani di bambini, ci sono ragazzi che hanno donato a Gesù il loro tempo per stare accanto a noi senza neanche saperlo.
Già, il tempo. Quante volte si vivono queste piccole attività come un peso, una routine o un compito da fare solo perché me lo dice la catechista? L’Avvento in fondo è quel periodo che ci viene offerto per rallentare, per tornare all’ essenziale di ciò che siamo. Tornare alle nostre origini. Non solo le nostre origini a livello biologico, di dna, ma le nostre origini targate Cielo. Spesso ci si dimentica che siamo fatti di Cielo. E spesso ancora ci dimentichiamo dello squarcio che è stato creato in Cielo grazie a Dio che si è fatto uomo più di 2000 anni fa.
Negli anni passati confesso che per me il Natale è sempre stata una festa abbastanza “pesante”. Pesante perché avevo racchiuso dentro di me il dolore di vedere una culla vuota. La mangiatoia del presepe ogni anno per me era uno strazio. È solamente dallo scorso Natale che mi sono riappacificata con questa festività. Senza Natale anche il matrimonio ne risente. È stato importante dedicare del tempo al discernimento per comprendere il vero significato di quella mangiatoia. Osservare la mangiatoia è stato un cammino sicuramente doloroso ma necessario per fare luce su ciò che veramente procurava il mio vuoto.
La mangiatoia non è solo una culla di legno con del fieno e un lenzuolo che attende un bambino. La mangiatoia è la nostra vita che attende noi stessi, il nostro vegliare per farci luce su tutto ciò che non va e che non abbiamo il coraggio di confessare. Approfittiamo di questo periodo per ritagliarci del tempo per confessarci. Questa è la via da percorrere per preparare la nostra mangiatoia per l’ arrivo di Gesù. Possiamo presenziare a tante messe, a tanti rosari anche via web, ma se non prepariamo il terreno del nostro cuore, Gesù farà sempre fatica ad ancorarsi nella nostra vita.
Buon cammino di Avvento a tutti e a presto.
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Simona e Andrea