“Cosa vuoi fare da grande?” Il ragazzo ancora indeciso, rispose: “Non lo so, sai mi piacerebbe salvare le persone come fa un pompiere. Anzi no, essere un pilota di aerei per viaggiare in tutto il mondo. Anzi no, mi piacerebbe fare il dottore per aiutare chi non sta bene. O forse lo scienziato, il ricercatore per scoprire cose nuove. Oppure sarebbe bello fare il maestro per insegnare ai bambini le materie: la matematica, la storia. Anzi mi piacerebbe essere un uomo di borsa, che conosce l’economia. Sai sarebbe però bello anche fare l’artigiano, fare il falegname come Giuseppe o il meccanico o be’ saper costruire le case come un muratore…” Mentre il bambino parlava e continuava ad elencare tanti bellissimi lavori, il nonno alzò lo sguardo e dalla panchina dove erano seduti vide passare una famiglia. Mamma, papà e due bambini. Lei era in attesa, si intravedeva il pancino gonfio che sporgeva. I bambini che saltavano e gridavano, rincorrendosi intorno alle gambe di papà. I due sposi che mano nella mano cercavano di procedere sul sentiero del parco in riva al lago, guardandosi negli occhi. Il nonno mise la mano sulla spalla del nipote che si interruppe nel parlare e gli disse: “Non ti piacerebbe da grande essere uno sposo? Un padre? Un marito?” Il bambino che aveva alzato lo sguardo e osservava la scena familiare davanti a sé, guardò i coetanei che giocavano, un uomo e una donna che si amavano e dopo un attimo di silenzio fissò il nonno e disse: “Sì nonno! Quello voglio fare da grande! …Ma POI anche Be magari l’idraulico, il gelataio, il poliziotto ….“
Ecco ci piace oggi iniziare con questa piccola pagina di narrativa, per dirvi quanto è bello, bellissimo, importante e primario vivere la bellezza della vocazione all’amore! Abbiamo voluto guardare a questa immagine: un nonno, un anziano che mostra la bellezza della famiglia ad un giovane, ad un nipote, ad un ragazzino in età adolescenziale, nell’età delle scelte. A passare sul quel sentiero nel parco sul lago, poteva essere anche una semplice coppia giovane o anziana, che stringendosi mano nella mano mostrava la grandezza del volto di Dio. Uomo e donna, che si stringono, si uniscono a diventare unico corpo, nella loro complementarietà. Non alludiamo a quella complementarietà che ci mostrano i media: metà mela te, metà mela io, ma ad una complementarietà fatta nel fisico, nella psiche che ha origine e fine non in loro ma in Dio. Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gn 1, 18)
Un uomo e una donna mano nella mano, testimoni di infinito, di un amore per sempre, di amore tenace, che non si scioglie. Un uomo e una donna mano nella mano testimoni di generatività, di vita, di amore. Non c’è testimonianza più bella. Non si può aspirare a niente di più grande nella vita che ad essere sposo o sposa, marito o moglie. Testimoni nel nostro essere di quel che è Dio: volto di amore.
Certo forse poteva passare anche un sacerdote in abito talare mentre recitava il vespro con il suo breviario in mano, o un monaco o fraticello di San Francesco che con i saldali e il cingolo ci mostrava la bellezza della sua scelta di vita povera e casta. O magari una sorella monaca con il velo che nasconde il capo e un poco del volto, mostrandoci l’essenziale. In ognuna delle persone che potevano passare: frate, prete, suora, coppia o famiglia, siamo certi che il ragazzo avrebbe visto di più di un semplice lavoratore, che lui poteva sognare di fare da grande. Il Nonno gli ha mostrato qualcosa di più profondo: ciò che si è chiamati a fare dal cuore e con il cuore in primis. Non ciò che si è chiamati a fare con le mani o con la mente.
Perché questo articolo oggi? A noi lettori di blog che forse siamo già grandi e abbiamo già scelto la nostra vocazione.
1. Perché la vocazione crediamo che debba essere ri-scelta! Ri-verificata! Attenzione: non la moglie o il marito, ma la volontà di essere sposo, marito, padre, di essere sposa, moglie e madre. A volte è importante fermarsi dalla routine della vita. I religiosi periodicamente si fermano per vivere un tempo di esercizi spirituali che gli serve per ricentrarsi, per guardare a Dio, all’Amore, alla loro scelta di vita vocazionale, alla bellezza che questa scelta è! Unica! Tua! Anche noi sposi, abbiamo la necessità ogni tanto di fermarci e specchiarci con ciò che è e dev’essere una famiglia! Abbiamo l’obbligo annualmente di fermarci anche a far memoria del nostro giorno nuziale. Ma questo a volte non basta, ci vuole che anche in altri momenti dell’anno ci ricarichiamo nella vocazione. Al lavoro ti fanno fare i corsi di aggiornamento? All’auto fai il tagliando annuale o almeno la revisione obbligatoria? Al tuo cuore da quando non fai un’iniezione di amore?
2. Perché abbiamo un compito gigante che è quello di essere responsabili di ciò che abbiamo scelto di essere. Un capotreno o un controllore è responsabile dei passeggeri, ogni lavoro ha la sua responsabilità verso il prossimo. Tu quale responsabilità hai? Ancor più grande è comprendere e vivere la responsabilità di essere testimoni dell’amore! Se i giovani credono meno nell’amore, se i giovani non si sposano più non è colpa della Chiesa, ma è colpa tua. Che forse non gli hai saputo mostrare la bellezza dell’amore! Difficile? Certo! Complicatissimo! Ma ricorda che per mostrare la bellezza dell’amore, basta semplicemente amarsi. Concetto semplicissimo ma gigante allo stesso tempo! Non basta una vita per imparare ad amare, ma è utile ogni giorno per esercitarsi a farlo meglio. È più facile per alcuni di noi scindere l’atomo o costruire grattacieli ma non vivere l’amore. Per poter vivere e testimoniare l’amore c’è bisogno di imparare ogni giorno ad amare! Perché l’amore non si finisce di impararlo oggi o domani, quando ci si sposa o quando si trova finalmente il ragazzo o la ragazza.
3. Perché la bellezza della vocazione familiare è ciò che ci ha attratto anche noi a viverla. Perché quando una cosa è bella piace e attira. Non c’è altra lettura. È una regola di marketing intramontabile. Di fronte a qualcosa di bello, bellissimo come l’amore sponsale nasce obbligatorio dal cuore un: “lo voglio anche io. Anche io voglio vivere di quella bellezza”.
Ci fermiamo qua, facendoti ancora queste domande semplici:
1) Quando hai fatto l’ultimo tagliando o revisione alla tua coppia? Non rimandarla! Ci son realtà bellissime che offrono corsi, percorsi, seminari. Son per te! Per voi!
2) Come testimoni il tuo essere sposo/sposa? Ricorda che anche se ora sei solo/sola, al lavoro magari o a casa o per strada, in forza di quel vincolo nuziale si è sempre in due! Tu non sei un uomo solo, ma sei sempre tu e tuo marito, tu e tua moglie! Il volto che mostri è sponsale.
3) Come testimoniate il vostro essere sposi quando siete insieme?
Cercatori di Bellezza
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