Tra due giorni sarà il 6 gennaio che per i cattolici è una data molto importante perché si celebrerà l’Epifania del Signore.
Il racconto evangelico di San Matteo ci fornisce diversi particolari circa questo evento straordinario: “Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»” (Mt 2, 1-2). E ancora: “Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2, 9-12).
Come già per il Santo Natale ed altre ricorrenze religiose, anche l’Epifania è stata travolta dal turbinio del consumismo anche se in alcuni Paesi ricopre ancora un’importanza tutt’altro che secondaria: pensiamo alla grandissima festa che in tutta Spagna – dal continente alle isole Canarie – inizia già il 5 gennaio e si protrae fino al giorno successivo attorno a Los Reyes (appunto “I Re”) oppure alla venerazione delle reliquie dei Magi custodie nel duomo di Colonia, in Germania.
È importante chiedersi, perciò, quale sia in vero significato di questa solennità, sia dal punto di vista linguistico che religioso. Cominciamo dal primo punto: il termine epifania deriva dal greco e si traduce con apparizione o manifestazione. Applicato al contesto evangelico, possiamo dire che il Bambino Gesù si è manifestato, subito dopo la nascita, a due categorie sociali ben differenti: ai pastori e ai Magi.
Questo significa che la regalità di Cristo si svela e, appunto, si manifesta a tutti, poveri o ricchi, semplici o nobili, esclusi o privilegiati. D’altronde, sarà Gesù stesso a dire a Pilato, poco prima di essere condannato alla croce: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36).
Gesù non fa né il prezioso né il selettivo ma si lascia visitare, osservare e vedere da tutti perché è nato per ciascun essere umano, di ieri, oggi e di domani. La manifestazione del Bambino altro non è che lo svelamento del volto del “Dio lontano” – quello dell’antica Legge, del roveto ardente e dei patriarchi – che si fa il Dio con noi, un Dio che pur essendo Altissimo e Onnipotente è anche un Dio in carne ed ossa, neonato tenerissimo nato nella povertà, nell’umiltà e nel rifiuto del mondo, quello stesso mondo da lui creato e donatoci gratuitamente.
La manifestazione, in quanto tale, necessita di due soggetti: colui che si manifesta e coloro che ne accolgono la manifestazione. In questo senso i Magi hanno fatto degli sforzi non trascurabili: pur partendo da lontano – geograficamente e, forse, religiosamente – si sono fidati di Qualcuno più grande di loro e si sono messi in viaggio, fisicamente e spiritualmente, mettendo da parte il loro status sociale, le loro ricchezze e loro certezze per prostrarsi a un neonato nel quale erano riusciti a scovare la chiave di svolta dell’intera storia umana.
Al di là della descrizione un po’ fiabesca che si può avere di Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, l’importante è riuscire ad arrivare al cuore della solennità ossia comprendere che, attraverso la sua Epifania, Gesù non solo si è svelato al mondo ma ha aperto le strade a tante piccole, o grandi, epifanie quotidiane che possono davvero cambiarci la vita.
Pensiamo, infatti, a quante persone, situazioni o eventi si sono rivelati per noi delle vere e proprie manifestazioni: nella semplicità del quotidiano oppure nei momenti cruciali dell’esistenza, è attraverso questi canali ad essersi proclamato il Signore stesso, obbligandoci a fermarci, a cambiare strada o a svoltare da abitudini sbagliate.
Quanto amore e quanta fede s’intrecciano dell’Epifania! Alla manifestazione del grande amore di Dio che si fa piccolo si contrappone la nostra piccola fede che può però crescere e diventare grande, in un’osmosi che nulla toglie all’Onnipotente ma che tutto dona a noi. Impariamo, perciò, ad essere riconoscenti a Gesù che non solo è stato Epifania in quel giorno lontano ma che, da allora, continua instancabilmente a manifestarsi per ciascuno di noi attraverso tramiti umani che ci aiutano, spronano, incoraggiano. Sì, Piccolo Re: desideriamo amarti anche nei volti del nostro prossimo perché è da questo mondo che inizia il desiderio di poterTi vedere – se ne saremo degni – nell’istante in cui ti svelerai a noi definitivamente e nel quale ti vedremo “faccia a faccia”, proprio come è stato possibile ai Magi.
Fabrizia Perrachon
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