Noi siamo come Assalonne

Dal secondo libro di Samuèle (2Sam 18,9-10.14b.21a.24-25a.30-32; 19,1-3) In quei giorni, […] la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. […] Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all’Etìope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto». […] Ed ecco arrivare l’Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all’Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L’Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!». Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».

In questi giorni la Chiesa ci presenta diversi estratti dai capitoli in cui è narrata la vicenda di Assalonne. Per chi non la conoscesse ne tracciamo un rapido riassunto: il figlio del re Davide, Assalonne, non contento di come il padre stia governando sulla nazione, complotta contro di lui fino a muovergli guerra con un esercito. Davide non vuole la guerra, ma alla fine risulterà “vincitore” poiché Assalonne rimane vittima come descritto in questo brano oggi proposto dalla Liturgia.

Ci sarebbero molte riflessioni da porre in essere circa la ribellione del figlio e la reazione del padre, ma oggi ci vogliamo soffermare solo sul lamento di Davide. Per capirne la portata dobbiamo tenere Davide come prefigura del Padre e Assalonne come figura di noi tutti.

Davide si dimostra un vero padre, perché non fa valere con la forza la propria autorità, al contrario, lascia che il figlio agisca rispettando le sue decisioni, sicuramente col dolore nel cuore, ma aspetta che il figlio rinsavisca.

Quante volte facciamo coì anche noi con Dio? Quante volte ci spazientiamo col Padre per la pazienza che Lui riserva a certi suoi figli, dimenticando che se la perdesse con noi, anche noi saremmo spacciati?

Quante coppie vivono come Assalonne, ci sono troppi sposi che sembra abbiano mosso guerra e stiano complottando contro Dio. Ma il Signore non li annienta, non muove guerra contro loro, ma aspetta sull’uscio l’arrivo di ambasciate con buone nuove. La pazienza del Signore spesso ci disgusta perché abbiamo vivo il senso della giustizia, ma chissà perché esso funziona solo sugli altri, per noi stessi invece, pretendiamo dal Signore pazienza senza limiti.

Ma la vera novità è che il Padre piange la nostra morte, piange il nostro definitivo allontanamento da Lui, ma non fa come Davide che preferirebbe essere morto lui al posto di Assalonne.

Il Signore è morto davvero al posto nostro sulla Croce, il Signore si è annientato per farci vivere. Su quella croce ci dovremmo finire noi, ce la siamo meritata noi coi nostri peccati, ma il Signore Gesù ha voluto pagare Lui al posto nostro il conto col Padre. Certamente una piccola parte del danno l’ha lasciata “addebitata sul nostro conto” per così dire, affinché potessimo esercitare la libertà di riamare il Padre senza coercizioni.

Cari sposi, questa pagina dell’Antico Testamento ci potrebbe lasciare un po’ perplessi circa il comportamento di Davide, forse anche per il fatto che Davide è mosso dalla convinzione che l’Altissimo abbia voluto usare Assalonne come strumento di espiazione per le proprie colpe ed accetta con l’amarezza nel cuore che sia il proprio figlio a congiurare e muovere guerra contro di sé.

Questa vicenda mette in luce anche come ogni famiglia può correre il rischio di essere divisa e spaccata dal suo interno, nonostante un genitore sia il grande re Davide, quello scelto da Dio per le qualità interiori e non per l’estetica, quello che ha sconfitto il gigante Golia, colui al quale sono attribuiti praticamente tutti i Salmi (uno dei quali pregato da Gesù sulla Croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato…“) che ancora oggi la Chiesa prega ogni santo giorno nell’Ufficio divino.

Nessuno di noi sposi può sentirsi immune da tutto ciò.

La notizia che ci incoraggia è che Il Padre non solo piange come Davide, ma ha inviato il Suo Figlio ad espiare al posto nostro le colpe.

Giorgio e Valentina.

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