In cerca di protezione?

Dal Sal 15 (16) Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. […]

Questa è la prima parte del Salmo che si legge il Lunedi fra l’ottava di Pasqua, ed è una preghiera accorata e fiduciosa, nella quale si riconosce il Signore come rifugio e protezione. Ma da cosa ci dovrebbe proteggere il Signore? Che cosa ci aspettiamo da Lui quando lo invochiamo come rifugio e protezione?

Ogni coppia ha la propria risposta, in base al percorso di fede, alla situazione contingente, al cammino intrapreso. C’è però una risposta che potrebbe accomunare tutte le altre risposte: protezione dal male – tant’è vero che nella riga dopo il salmista prosegue così: “solo in te è il mio bene“.

Ma chi di noi conosce quale sia il proprio vero bene? Chi di noi ha quello sguardo che va oltre il tempo e gli spazi e che sa incanalare tutti gli eventi, siano essi belli o brutti, alla luce del risultato finale? Nessuno.

Quando ci capita qualcosa di bello lo classifichiamo immediatamente come “bene”, ma quando ci capita di vivere una situazione dolorosa, chi di noi riesce a qualificarla come “bene”? Chi di noi, se fosse stato presente sotto la Croce, avrebbe potuto classificare la Passione come “vero bene dell’umanità”? Da quella Croce infatti è venuta la nostra salvezza, quella è l’unica strada, e se l’ha scelta Dio significa che quella era l’unica possibile, la migliore ed anche il nostro vero bene. Eppure agli occhi degli uomini è apparsa come stoltezza.

Cari sposi, questo Salmo ci invita a chiederci in chi sia il nostro vero bene, dove vogliamo rifugiarci: nella stabilità affettiva, nella stabilità economica, nel nostro amore coniugale, nella salute fisica, nell’amore dei figli o verso di essi, nel cammino spirituale del nostro gruppo X, nelle prediche del sacerdote Y, nella comunità parrocchiale Z, nei nostri social media?

Per godere della protezione offerta da un rifugio è necessario recarsi a questo rifugio, è necessario fare la strada verso esso, è necessario entrarci… bisogna che in qualche modo ci lasciamo proteggere dal rifugio, bisogna fidarsi della protezione offerta dal rifugio stesso.

E come facciamo a godere della protezione del Signore? Esattamente come si fa quando si cammina in montagna e si cerca protezione nel rifugio: bisogna volerci andare, bisogna volerci entrare e bisogna volerci restare. La Chiesa non ha molte risorse a propria disposizione, ne ha “solo” una: Gesù stesso. Egli infatti è presente in ogni Sacramento, ma la sua presenza vera, reale e sostanziale la si ha solo nella Santissima Eucarestia.

Quanta tristezza entrare nelle nostre chiese il Venerdì o il Sabato Santo senza la presenza pulsante del Santissimo, abbiamo provato un senso di vuoto incredibile.

Dobbiamo fare in modo che il nostro cuore prima, ed il nostro matrimonio poi, non diventi mai come quelle chiese svuotate della Sua presenza.

Coraggio sposi.

Giorgio e Valentina.

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