Giuseppe, lo sappiamo, di Maria era promesso
ma qualcuno, tra loro, fece il suo ingresso;
da un sguardo caduto sul suo addome
egli s’accorse che era un pancione:
“Maria che hai fatto?” pensò nel cuore
e si allontanò per diverse ore.
Nel sonno, però, venne un angelo da Lassù:
“Non temere, è arrivato Gesù!
I tuoi piani non stravolgere completamente,
di lui sarai padre veramente,
qui sulla terra insieme a Maria
come aveva profetizzato perfino Isaia”.
Un po’ sconvolto e un po’ turbato
Giuseppe dalla fidanzata è tornato:
“Maria, una famiglia noi siamo,
insieme a Gesù lo sai che ti amo”.
Fu così che iniziò una grande avventura,
anche se i conti con una mezza sciagura
di fretta e di furia dovette affrontare:
“Veloci a Betlemme a farvi registrare!”.
Giuseppe e Maria si mettono in cammino
anche se è imminente l’arrivo del Piccino;
quanti passi fatti a piedi, senza lamento,
con lo sguaro su Maria vigile e attento.
In città non c’è posto per loro
si sentono dire come in un triste coro;
“Gesù dove nascere potrà?”
“Vieni, c’è una grotta poco più in là”.
E così, forse un po’ impaurito,
Giuseppe solo ha assistito
alla nascita del Redentore,
nel momento in cui tutte le ore
per un attimo si sono fermate
perché le leggi per sempre erano cambiate.
“Così tenero, piccolo e delicato,
eppure per il mondo è stato mandato,
per sconfiggere la morte e il peccato
affinché ciascuno di noi sia riscattato”.
Giuseppe sapeva ma a nessuno diceva
che la sua sposa era una nuova Eva,
madre e figlia nello stesso momento
per dono di Grazia e vero portento.
Quante cose ha dovuto sopportare,
quanto legno ha saputo lavorare,
quanti sguardi d’amore per il fanciullo
anche quando tutto si faceva brullo
e di nuovo, improvvisamente, scappare
perché la vita di Gesù bisognava preservare.
Che dire poi di quel giorno nel tempio
quando, scambiato per empio,
Gesù sembrava da tutti scappato:
“Con chi mai si sarà allontanato?”.
Ancora un volta, in silenzio e preoccupato,
Giuseppe in marcia si era incamminato,
sempre accanto alla sua Maria:
“Speriamo di trovarlo, mogliettina mia”.
Gesù, invece, tranquillo se ne stava
perché la Legge del Padre ora insegnava:
“Non sapevate che Lui devo testimoniare
affinché la gente si possa salvare?”
Giuseppe capisce che l’ora si sta avvicinando
e che quel figlio la storia sta mutando,
“Chissà quanti giorni ancor qui passerà
prima che in croce trafitto sarà”.
Giuseppe non vide quel grande tormento
ma dal Cielo senz’altro ne fu sgomento:
guardare il figliolo con cattiveria oltraggiato
e senza pietà percosso e flagellato;
come il peggior criminale mai esistito,
non gli fu risparmiato nemmeno un dito
ma tutto grondante di sangue e sudore
alle tre tornò dal Padre, il nostro Creatore.
Non una parola di Giuseppe è stata riportata
eppure la Bibbia è un’opera accurata;
forse perché è più importante ricordare
non come egli abbia potuto parlare
ma quello che i fatti hanno raccontato:
grande esempio ben proporzionato
tra rispetto, fede e obbedienza,
amore, dedizione ed esperienza.
San Giuseppe fu sposo e papà,
autentico maestro di somma pietà
perché a Maria e a Gesù ha donato
ciò che mai sarà dimenticato,
tanto appoggio e altrettanta virilità
il tutto condito da profonda umiltà.
Ecco perché oggi festeggiamo i papà!
In Giuseppe hanno un’immagine di santità
a cui tutti sono chiamati:
fatevi forza, non siete scusati!
Questo falegname, com’è scritto nel Vangelo,
vi fa da apripista per il Cielo;
si può essere Lassù, felici e beati,
anche se padri e da anni sposati
anzi è proprio questa condizione
ad essere sicuro segno di vocazione:
se moglie e figli con amore e affetto
si portano nel cuore, oltre che sul petto,
per vivere ogni giorno con pazienza e fedeltà
perche è così che alla vita un sapore si dà.
Immagine potente di castità e purezza
in te abbiamo un modello di saggezza
e quel giglio bianco e profumato,
semplice simbolo per te usato,
ci ricorda che Dio mai ci abbandona
pur se la tempesta a volte risuona
perché mai lasciato solo è
chi confida nell’unico Re.
Anche se le prove non mancheranno
tutti in Giuseppe un appiglio riceveranno:
vera impronta del Padre onnipotente
egli è patrono di ogni morente
perché tra le braccia di Maria e Gesù
è passato da questa terra alla vita di Lassù,
per sempre in Paradiso beato
dopo aver tanto faticato.
Anche questo a noi succederà
se già in vita avremo praticato la carità:
ti preghiamo, Giuseppe, resta a noi vicino
finché un dì saremo con te, accanto al Bambino.
Fabrizia Perrachon