L’amore durerà nell’eternità. L’unione sponsale no!

Alcuni giorni fa il nostro amico Michele si è unito in matrimonio con Carla. Io l’ho saputo solo una settimana prima dell’evento. Michele mi ha inviato un messaggio e anche io, lo ammetto, sono rimasto almeno inizialmente un po’ spiazzato. Già, perchè non si tratta di un matrimonio come gli altri. Certo, direte voi, nessun matrimonio è uguale ad un altro ma questo è sicuramente molto particolare. Michele ha già un matrimonio alle spalle terminato con un lutto. La moglie Giorgia è salita al Cielo nel gennaio del 2020 dopo aver lottato contro un brutto male. Erano una coppia molto affiatata ed era già arrivato anche Leonardo ad arricchire la loro unione. Poi, improvvisamente, la malattia di Giorgia. Michele e Giorgia non si sono arresi, sono stati dei tenaci combattenti e, soprattutto, hanno vissuto tutto quanto è accaduto loro con una grande fede e abbandono a Dio e alla Sua volontà.

Non mi soffermo sulla loro storia. Potete leggerla su Aleteia oppure ascolotare l’intervista che ho fatto a Michele alcuni mesi fa. Fatto sta che Michele si è trovato ad essere improvvisamente un punto di riferimento per tanti, è diventato sui social un vero influencer (un testimone ma oggi si dice così) per tante persone che vedevano in lui e in Giorgia dei cristiani autentici. Vedevano delle persone che avevano abbracciato la fede in modo radicale. Per questo alcuni probabilmente si sarebbero aspettati da Michele una scelta diversa. Si aspettavano che Michele avrebbe scelto di vivere il resto della sua vita nel fedele ricordo di Giorgia.

Ammettiamolo è un’idea che affascina. Lui che non si sposa più perchè il suo unico vero amore è salito al Cielo e lui vive nell’attesa di raggiungerla. Bellissimo. Un amore davvero romantico che fa palpitare il cuore. Affascinante per un film ma non nella verità cristiana. La nostra vita resta un mistero e le vie che il Signore può aprirci sono sicuramente incredibili e non prevedibili. Non esiste in realtà la scelta giusta in senso assoluto, ma esiste la scelta giusta per ognuno di noi. Qual è? Non lo sappiamo, dobbiamo cercare la risposta nel dialogo con Dio, aprendogli il cuore e ascoltandolo nel discernimento. Non è vero che decidere di non risposarsi è una scelta più santa di chi invece si unisce in una nuova unione. Dio non vuole mai una sofferenza e delle rinunce se non finalizzate ad un bene più grande e restare soli non è sempre la scelta migliore.

La Chiesa, d’altronde, permette di sposarsi nuovamente sacramentalmente proprio perchè il sacramento del matrimonio cessa con la morte di uno dei due sposi. Facciamo quindi un po’ di chiarezza. Cosa è il matrimonio? Il matrimonio è una vocazione. Attraverso il matrimonio possiamo rispondere all’amore di Dio. L’altro diventa mediatore tra noi e Dio. Amando l’altro possiamo amare Dio. Amando il fratello/la sorella che vediamo e che tocchiamo possiamo riamare Dio che non vediamo. Il matrimonio è quindi un sacramento del corpo. Il corpo è parte integrante del matrimonio. Possiamo vivere il nostro matrimonio solo attraverso il corpo. Non basta la nostra parte più profonda e spirituale (la volontà, l’anima, il cuore) ma serve che l’amore che nasce nella nostra parte più profonda ed intima possa diventare visibile e concreto attraverso il corpo. Non c’è infatti matrimonio senza il primo rapporto fisico, dove il corpo conferma il dono del cuore avvenuto attraverso la promessa durante il rito delle nozze.

Da queste verità della nostra fede è chiaro che il matrimonio cessa con la morte. Con la morte di uno dei due. In Paradiso potremo amare Dio direttamente senza più alcuna mediazione. Viene meno quindi lo scopo principale del matrimonio. Anche il nostro corpo sarà diverso, sarà trasfigurato, non sappiamo come, ma sappiamo che sarà diverso. E’ quindi poco sensato e plausibile credere che la nostra sessualità possa essere vissuta come la viviamo ora. Per questo non esisterà più matrimonio ma resterà l’amore.

Capite bene come non esista nessun obbligo e nessuna ragione per la quale Michele debba restare da solo. Non esiste nessun obbligo, neanche morale, di fedeltà verso una relazione che è finita. Certo per alcuni può essere una strada di santità ma non lo è per tutti. Risposarsi non significa nè mancare di rispetto al coniuge morto nè tantomeno tradirlo in qualche modo. No! Nulla di tutto questo. Una persona vedova non deve restare incollata ad una relazione che non esiste più ma deve cercare di vivere al meglio la sua vita portandosi in dote tutto l’amore che ha sperimentato nel suo passato e nel suo matrimonio giunto a compimento. Deve cercare di aprirsi alla vita e all’amore nella verità di Dio. Sintetizando finisce quindi la relazione ma resta l’amore donato, sperimentato e accolto che cambia le persone rendendole diverse e migliori.

E in Cielo? Non rimarrà nulla del matrimonio terreno? Non credo. L’amore abbiamo già visto che resta. E’ l’unico bagaglio che portiamo con noi nella vita eterna. Davvero possiamo pensare che i coniugi Quattrocchi, i coniugi Martin, Pietro e Gianna Beretta Molla, e tante altre coppie che hanno incarnato un amore matrimoniale stupendo poi non ne portino i segni anche nella vita eterna? Non ci credo. Di sicuro, più che una certezza è una speranza, resterà un’amicizia particolare. Sono sicuro, per quanto mi riguarda, che Luisa avrà un posto speciale nel mio cuore anche in Paradiso. Tutto quello che ho costruito con lei in questa vita non si cancella, non si resetta. Tutti i gesti di tenerezza, di cura, di intimità, di perdono, di ascolto, di presenza, di condivisione di gioie e dolori, tutte queste esperienze restano impresse in modo indelebile nel mio cuore. Il giorno della mia morte lascerò tutto qui in questa vita. Nella mia valigia porterò solo il mio cuore, l’amore dato e ricevuto e lei ne è parte integrante. Sono sicuro che il giorno del nostro matrimonio, il 29 giugno 2002, è iniziato un amore che durerà per sempre. Nella vita eterna sarà sicuramente diverso e trasfigurato, ma ancora più bello e meraviglioso perchè vissuto nella luce e alla presenza di Dio. Un amore non più esclusivo ma condiviso con tutti i fratelli e le sorelle. E chi si risposa come Michele? Si porterà in Cielo sia l’amore per Giorgia che quello per Carla. Non c’è esclusività e gelosia ma piena condivisione. Ognuno dei tre sarà felice della beatitudine degli altri due. Sono sicuro che la prima che ha festeggiato questo matrimonio è stata proprio Giorgia che, dalla pienezza dell’abbraccio di Dio in cui ora sicuramente si trova, intercede continuamente per questa nuova famiglia appena nata.

Quindi non lasciamoci influenzare dai nostri pensieri e dai nostri pregiudizi. Guardiamo a questa storia d’amore che è appena iniziata tra Michele e Carla come un seme di speranza. Il segno che la vita vince sempre sulla morte e che l’amore è più forte di ogni male. Tanti auguri quindi a Michele e a Carla. Fatevi santi!

Antonio e Luisa

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5 Pensieri su &Idquo;L’amore durerà nell’eternità. L’unione sponsale no!

  1. Il commento di oggi mi ha rasserenata e mi ha procurato una gioia immensa. Vengo da una storia simile e mi ritrovo vestita nello stesso abito indossato da Michele. Nulla accade per caso, neppure i nostri incontri. Mi sono sentita giudicata sopratutto dalle sorelle/fratelli di mio marito che se ne è andato con un tumore cerebrale. Un anno dopo ho incontrato una persona vedova come me, insieme abbiamo deciso di percorrere un un ‘pezzetto’ di strada insieme. La mia fede mi ha sempre sorretta e il Signore con l’intercessione di Maria mi ha guidata.Vorrei conoscere Michele.Grazie di questa meravigliosa testimonianza.

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    • Per me questo del matrimonio che non ci sarà più in cielo è la dichiarazione di Gesù più misteriosa e che lascia perplesso sulla bellezza del Paradiso o per lo meno nell’anelarlo! Sarà risorto anche il corpo perchè noi siamo corpo ed anima ma l’amore col corpo nuovo non ti permetterà di avere la relazione intima che questo corpo ti ha dato: tutti i ricordi nel matrimonio sono legati a questo corpo, non esiste amore senza questo perchè l’amore col corpo è il momento dell’intimità più profonda! Non si può pensare un Paradiso diverso da questo! E’ una cosa su cui si riflette poco ma altro che teodicea questa è la risposta di Gesù che è più di ostacolo ad immaginarci la felicità eterna! Il male che subiremo qua passerò in paradiso ma che non ci sia più il bene , l’intimità, l’amore corporale come l’abbiamo vissuta quaggiù è la cosa più strana dell’eternità! Non sto parlando di sesso e basta sto parlano di essere innamorati dell’odore , delle carezze, dei baci, del sapore dei baci, sto parlando di ciò che significa essere umani… che dire dunque? Ebbene questa è una affermazione, che si scontra con la realtà di chi si è sposato diverse volte a motivo della morte del coniuge, su cui è meglio dire: non sappiamo come sarà perchè ogni aggiunta crea dolore, dubbi di fede a non finire!! Non mi rispondete che in Paradiso vedremo le cose diverse da come le vediamo oggi … il Paradiso deve significare il massimo della felicità da anelare oggi …. Chi parla è un credente di quelli che vive per Gesù e non un miscredente …

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  2. Il racconto di Michele mi ha rasserenato da un lato e nello stesso tempo mi ha procurato altra forte tensione . Vengo da un passato molto difficile che per quasi 10 anni ci ha visti coinvolti nella difficile realtà del morbo di Alzheimer di mia moglie a 56 anni. Coppia molto affiatata, legatissima, coinvolta nelle scelte e nel condividerle. 2 Figli di cui il uno adottato. Da un anno la sua collocazione è presso un istituto specializzato e non mi riconosce. La mia fede mi ha sempre sostenuto e il Signore mi ha guidato fino al limite possibile per l’accudimento della mia Lei che ora non sa chi sono. Giorno e notte abbiamo vissuto questi ultimi anni sostenendoci nella misura possibile che la malattia ci ha permesso. Lei non sa chi sono io …io so chi è Lei.
    Ho incontrato una persona vedova, insieme abbiamo incrociato una strada sulla quale appoggiare qualche momento di dialogo e interesse da percorrere insieme. Tutto questo mi fa paura al punto di doverci nascondere per non incorrere in commenti e giudizi che non sarebbero accolti correttamente. Alla nostra età (65) abbiamo il diritto di essere ancora felici?

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