Stiamo vivendo giorni di euforia collettiva. Gioia vera di un popolo che si ritrova coeso grazie ad una squadra di calcio. Siamo campioni d’Europa e questo ci riempie di orgoglio, ci regala, inutile negarlo, delle emozioni belle e un senso di appartenenza che difficilmente riusciamo ad avere in altre circostanze. E’ qualcosa di irrazionale. Se ci pensiamo bene alla fine non sono che undici sportivi ben pagati che corrono dietro un pallone.
Ho letto, in mezzo a tanti post e commenti di festa e di giubilo, tanti altri che invece criticavano la troppa importanza data ad un evento del genere. Alla fine è solo sport. E’ solo calcio. Ci sono cose molto più importanti a cui pensare. Sono d’accordo che ci siano cose più importanti, ma non sottovaluterei per questo il messaggio di questa vittoria. Lo sport non è qualcosa di poco importante. Lo sport è sempre stato veicolo di valori fondanti per ogni popolo e nazione.
Cosa c’è dietro questa vittoria entusiasmante e inattesa, viste le premesse e il fallimento dell’Italia di Ventura? C’è tantissimo. Ci sono dinamiche e valori che hanno permesso ad un gruppo di essere il migliore, nonostante ci fossero rappresentative sulla carta più talentuose e più forti.
E’ importante parlarne, perchè spesso sono le stesse dinamiche che intervengono anche in un matrimonio. Luisa ed io ci siamo sempre detto tra noi, e anche durante le nostre testimonianze, che non siamo meglio di tanti altri. Se stiamo costruendo, mattone dopo mattone, un matrimonio bello e forte, non è perchè siamo meglio di tanti altri che invece hanno fallito, ma con l’aiuto della Grazia di Dio abbiamo operato delle scelte e queste scelte ci hanno permesso, almeno fino ad ora, di vincere la nostra personale coppa.
SPIFRITO DI SQUADRA
Mancini è stato bravissimo a creare un gruppo. La nostra nazionale non sembrava una selezione di giocatori provenienti da squadre di tutta Europa, ma era più simile ad una squadra di club dove c’è spirito, amalgama, unione di intenti. Qualcosa che si ottiene con la relazione e con il tempo. Insomma, Mancini ha permesso che tra i ragazzi ci fosse una vera amicizia sostenuta da un obiettivo comune e dall’aiuto vicendevole. Bellissime le parole del Chiello, il capitano, che davanti alle autorità, il giorno dopo la vittoria, ha affermato: Non ci siamo mai persi d’animo, anteponendo il bene del collettivo al singolo. Solo attraverso il gioco di squadra era possibile raggiungere un risultato così prestigioso. Se oggi siamo qui non è per un rigore segnato in più, ma perché abbiamo condiviso uno dei sentimenti più belli che c’è: l’amicizia. Non è così anche in un matrimonio? E’ importante avere un obiettivo comune che è la nostra personale salvezza. Arrivare alla fine della nostra vita portando in salvo la vita non solo nostra ma anche del nostro coniuge. E’ importante nel matrimonio essere, oltre che amanti e compagni di viaggio, anche migliori amici l’uno dell’altra. Diceva don Giussani che il matrimonio è farsi carico della salvezza dell’altro. E’ proprio così! Questo permette di affrontare le vicessitudini della vita e gli errori e le fragilità dell’altro con uno spirito di squadra dove si vince e si perde insieme. Non siamo più solo Antonio e Luisa. Siamo una squadra dove ci si aiuta e ci si sostiene e se l’altro sbaglia e subiamo un gol ci rialziamo e recuperiamo la partita insieme.
SACRIFICIO
I ragazzi di Mancini non sono arrivati lì, sul tetto d’Europa, da un giorno all’altro. Sono tutti ragazzi che sicuramente hanno tanto talento, ma che hanno coltivato e perfezionato le loro doti innate con il duro lavoro di ogni giorno. Lavoro tattico, fisico e atletico. Fin da bambini, sacrificando energie e tempo libero. Tutto per raggiungere un sogno e trasformare quello che era solo un divertimento in una professione. Le vittorie vanno preparate con sudore e sacrificio. Così è anche per gli sposi. Posso testimoniarlo personalmente. Il matrimonio mi ha cambiato, ha cambiato la mia relazione d’amore, ha cambiato lo sguardo sulla mia sposa e sulla mia vita. Il matrimonio è una palestra dove il coniuge e i figli sono diventati personal trainer esigenti, mi hanno chiesto esercizi continui per uscire da quello stato imprigionante in cui mi trovavo da sempre. Ho avuto la fortuna e la Grazia di avere un grande personal trainer. Mia moglie non ha mai forzato i carichi, ha sempre aspettato i miei tempi e non mi ha mai chiesto più di quello che comprendeva avrei potuto dare in quel momento. Anche e soprattutto nell’amore sponsale vale la regola di Chiara Corbella, quella dei piccoli passi possibili. A volte mi sentivo forte e ho provato a forzare i carichi, ad andare oltre ciò che potevo sopportare e nel giro di breve tempo sono caduto. Non bisogna aver fretta, il matrimonio è un percorso lungo, che dura tutta una vita (di solito!) e con piccoli passi, giorno dopo giorno, si possono raggiungere obiettivi impensabili all’inizio. Questi esercizi continui a cosa servono? Qual è l’obiettivo che il direttore della palestra (DIO) ha affidato al suo miglior personal trainer per me (la mia sposa)? L’obiettivo è liberarmi dai miei sentimenti. Don Luigi Epicoco, in un intervento che ha fatto in una scuola, disse qualcosa che mi colpì molto. Disse che i ragazzi spesso non hanno dei sentimenti ma sono quei sentimenti. Questo è profondamente vero. Anche il parlare comune è condizionato da questo modo di pensare. Sono arrabbiato, sono deluso, sono attratto, sono affamato, sono innamorato. Cosa significa questo? Significa che le sensazioni, le emozioni e i sentimenti che proviamo in un determinato momento sono così forti da fagocitarci, da identificarci completamente in ciò che sentiamo. Invece il matrimonio ti aiuta ad uscire da questa logica. Il matrimonio ti dice che puoi amare sempre. Puoi provare rabbia, delusione, frustrazione, aridità, ma con la Grazia del sacramento e la tua palestra quotidiana, sarai capace di sopportarne il peso, di non farti schiacciare e di fare sempre la scelta giusta. Riuscirai con sempre meno fatica (piccoli passi possibili) a mantenere sempre fede a quella promessa, perchè noi non siamo i nostri sentimenti, noi siamo uomini e donne capaci di amare come Dio anche se siamo fragili e abbiamo sentimenti che a volte vorrebbero condurci da tutt’altra parte.
CONDIVISIONE
L’immagine più bella di questi europei è stata, a mio parere, l’abbraccio tra il Mancio e Gianluca Vialli. I due sono amici dai tempi della loro militanza nella Sampdoria. Parliamo degli anni a cavallo tra 80 e 90. Erano chiamati i gemelli del gol proprio per la loro intesa evidente. Si capivano a meraviglia e si trovavano ad occhi chiusi in campo, costruendo così, attraverso i loro fraseggi e la loro classe, tante vittorie per la loro squadra. Non si sono più lasciati. Hanno preso strade diverse. Vialli ha vinto una Champions con la Juve e poi è andato a giocare ed allenare in Inghilterra, Mancini è andato alla Lazio e poi ha allenato con ottimi risultati, vincendo anche la Premier con il Man. City. Eppure la loro amicizia è rimasta sempre molto forte. Anche se si vedevano poco. Rinsaldata dalla recente malattia di Vialli. Mancini lo ha fortemente voluto al suo fianco per questa sua avventura azzurra e quell’abbraccio ha un significato bellissimo: se sono qui è anche grazie a te, alla nostra storia insieme, alla nostra amicizia. In quell’abbraccio c’era tutto il desiderio di Mancini di trasmettere parte della sua gioia all’amico di sempre. Non è bellissimo anche per noi sposi? Io dico che questo atteggiamento significa guardare il coniuge con un nuovo sguardo, lo sguardo di Dio. Significa com-patire e con-gioire. Condividere gioie e pene. Significa sentire le gioie, i successi, le gratificazioni, i momenti importanti che l’amato/a vive e percepisce in lui/lei, come qualcosa che ci appartiene e che sentiamo un po’ anche nostro, perchè il nostro sposo e la nostra sposa abitano il nostro cuore. Significa anche piangere e condividere la sofferenza per le cadute, gli errori, gli insuccessi, i fallimenti e la sofferenza del nostro coniuge. A volte dobbiamo diventare il Cireneo. Dobbiamo reggere con lui/lei la croce. Consorte, nel bene e nel male, in salute e malattia, in ricchezza e povertà, finchè morte non ci separi, recitava una vecchia formula del rito matrimoniale. Nell’amicizia le gioie si moltiplicano e i dolori si dividono e, come dice il Papa, l’amore sponsale è una forma di amicizia particolare e più profonda e completa delle altre.
Quindi sì è vero. Tutto questo è solo sport, ma lo sport ha dentro di sè valori, dinamiche e insegnamenti che ne fanno qualcosa di meraviglioso ed educante. Qualcosa da cui anche noi sposi possiamo imparare tanto fin da bambini. Lo sport può in un certo senso prepararci alla vita e ad essere degli sposi felici.
Antonio e Luisa
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