Oggi trattiamo un tema credo molto urgente e interessante: l’ansia da prestazione. No non parliamo di sesso, almeno non solo di quello. Parliamo di matrimonio. Solitamente questa condizione viene assocciata alla sessualità ma è un qualcosa che va molto oltre e che influenza ogni ambito della nostra vita. Tutta la nostra vita è misurata sulle prestazioni. Sempre di più. Valiamo per quello che possiamo dare. Dalla scuola dove un voto ci qualifica al lavoro dove siamo soggetti sempre a più standard qualitativi. Siamo perennemente in competizione. Alcune volte in modo palese e consapevole altre senza neanche rendercene conto. Siamo abituati a fare confronti. Siamo perennemente in gara. Siamo nell’era dei social dove apparenza e like danno il successo e il valore di una persona. Purtroppo questo modo di ragionare ce lo portiamo anche a casa. Lo portiamo nelle nostre relazioni affettive.
Questo non è un bene, questo non è amore. Cercherò di spiegarmi meglio. Noi abbiamo un desiderio di perfezione e di infinito nel nostro cuore. Desideriamo essere amati in modo perfetto. Ciò, sappiamo bene, non è possibile. Quando ci sposiamo promettiamo di amare sempre nella gioia e nel dolore ma, sotto sotto, desideriamo che ci sia solo gioia e che l’altro ci renda felici. Non sempre siamo pronti poi ad accogliere le debolezze, le fragilità e i difetti dell’altro. La vita matrimoniale con la sua quotidianità e normalità quei difetti li tira fuori tutti. Così tutto diventa difficile. Il problema è che ragioniamo sempre dal nostro punto di vista. Non pensiamo che anche l’altro magari si aspetta da noi la perfezione e neanche noi siamo così perfetti. Capite il rischio? Neanche in famiglia siamo liberi di mostrarci per quelli che siamo. In una continua ansia da prestazione che ci rende tutto meno bello e più pesante. Dobbiamo continuamente dimostrare di meritarci l’amore dell’altro. Solo che così non è amore ma diventa uno scambio di prestazioni appunto. Io ti amo se tu mi dai. Terribile! Poi è un attimo passare al non ti amo più oppure al ho sbagliato a sposarti. Ciò che è davvero sbagliato in questi casi sono i presupposti.
Non è possibile essere perfetti H24 e sette giorni su sette. Non è possibile perchè non saremmo noi. Che bello invece quando la persona che abbiamo accanto è capace di comprendere le nostre fatiche e di accogliere le nostre fragilità. L’amore non si dimostra nella perfezione ma nella fragilità. Quando si fa qualcosa di grande e di bello per l’altro non ci si sente amati ma riconosciuti nella nostra prestazione. E’ quando non diamo il meglio di noi e sentiamo di non meritare quel sorriso, quell’abbraccio, quelle parole d’incoraggiamento, è in quel momento che ci sentiamo amati perchè non stiamo dando nulla se non la nostra povertà. L’altro sta amando ciò che siamo e non ciò che abbiamo fatto. Fare esperienza di questo amore gratuito è liberante e permette di dare il meglio con la consapevolezza di poter sbagliare e ricominciare.
Tenete a mente che l’ansia da prestazione è presente soprattutto dove non c’è amore. Almeno dove non c’è la sicurezza di essere amati. Arriviamo quindi al rapporto fisico che è una sintesi rappresentativa di quello che è il rapporto affettivo a tutto tondo. Spesso le disfunzioni sessuali sono dovute non a cause organiche ma psicologiche. Le persone che soffrono meno di disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce vaginismo ecc ecc) sono proprio quelle che vivono una relazione stabile e ricca di amore autentico. Queste persone sanno di essere amate senza dover dimostrare nulla. Queste persone sanno di non dover dimostrare nulla e durante il rapporto pensano solo a donarsi l’uno all’altra e non alla performance. Sanno che non saranno giudicate per come fanno l’amore ma saranno accolte sempre e comunque perchè amate. Che bello imparare ad abbandonarsi nella fiducia e nell’amore l’uno all’altra. Ciò vale per l’incontro intimo ma vale anche per tutta la relazione in ogni momento della nostra vita. Non è quello che promettiamo il giorno del matrimonio?
Antonio e Luisa
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