La liturgia della Parola trova il suo culmine nella proclamazione del Vangelo, infatti si sta in piedi come stanno sull’attenti i soldati quando parla il loro capitano/generale, inoltre spesso si usa l’incenso per onorare appunto la Parola del Signore e ci si segna tracciando con un dito il segno di croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto mentre si acclama : “Gloria a Te, o Signore”. Quale significato ha questo gesto ?
Innanzitutto dobbiamo sapere che è un gesto antico, nato probabilmente fuori dalla Liturgia vera e propria, ma poi ha avuto un impatto talmente positivo per la fede dei cristiani da entrare a far parte dei gesti liturgici ed è rimasto vivo fino ai giorni nostri proprio in virtù del fatto che è carico di simboli essenziali ma vitali, non va perciò banalizzato né fatto con superficialità.
Già il fatto che si usi la croce come segno ci dice già che è un tratto distintivo dei cristiani, ci dice inoltre che la Croce, la Parola e il Vangelo sono strettamente uniti ; infatti abbiamo già capito come la Parola sia in ultima analisi Gesù, il Verbo fatto carne, e che Lui ha parlato con un ultimo gesto, la Passione, che noi riassumiamo nella Croce, con questa decisione Gesù ci ha dimostrato di essere e di fare ciò che dice, ciò che è scritto nel Vangelo, quindi la “buona notizia” del Vangelo è proprio Gesù stesso. Possiamo riassumere, con un linguaggio semplice, che dire “la Parola di Dio”, “la Croce” ed “il Vangelo” è come dire “Gesù”, sono interscambiabili perché dicono chi è Gesù ma anche cosa ha fatto e continua a fare per amore nostro.
Passiamo ora all’analisi del gesto, compiendolo è come se dicessimo le seguenti parole : <<La Tua Parola Signore, sia nella mia mente, sulle mia labbra e nel mio cuore >>…wow, che carino… penseranno i sentimentaloni… ci dispiace deluderli ma non è un gesto dal sapore romantico, tantomeno sentimentale, è un gesto di fede che, se compiuto bene e con fede, ci fa avanzare nel cammino spirituale.
Nel capitolo precedente abbiamo visto che la Parola di Dio è una mensa alla quale nutrirci e trovare ristoro… bene, con l’analisi di questo gesto approfondiamo il discorso e vedremo che è proprio un cibo spirituale.
Il gesto si divide in tre parti : sulla fronte, sulla bocca e sul petto.
- Con il segno di croce sulla fronte noi diciamo di volere che la Parola di Dio sia nella nostra mente, ma come fa ed entrarvi ? Attraverso la lettura e l’ascolto, ma la lettura/ascolto della sola Messa domenicale si rivelano insufficienti, poiché spesso la liturgia della Parola non viene valorizzata da chi è preposto alla “regia” cerimoniale, e non di rado l’ascolto è distratto e, nel peggiore dei casi, addirittura selettivo. Selettivo significa che si ascolta solo ciò che piace o che solletica i nostri sensi, ciò che invece richiede sforzo e conversione entra da un orecchio ed esce dall’altro ; spesso non si ascolta ciò che chiede di far morire le nostre vecchie, cattive e malsane abitudini, perché in fondo fa male morire a sé stessi e riconoscere i propri peccati. Ma torniamo al nostro gesto sulla fronte. La lettura/ascolto è una condizione che deve diventare quotidiana ; ogni giorno possiamo leggere il Vangelo della Messa feriale anche se siamo impossibilitati a parteciparvi, i mezzi tecnologici di oggi sono di grande utilità in questo caso ; oppure è sufficiente anche solo una frase che ci ha colpito del Vangelo domenicale, ce la segniamo così da poterla rileggere ogni giorno della settimana. A proposito della lettura : è meglio leggere la Parola ad alta voce così come facciamo per qualsiasi altra cosa che dobbiamo tenere a mente… se leggiamo ad alta voce il pin del Bancomat per fissarlo nella memoria, non è forse un pochino più importante la Parola di Dio da fissare nella mente ? Leggendo la Parola ogni giorno e/o più volte al giorno pian piano essa entrerà nella nostra mente, nei nostri pensieri… un piccolo trucco è quello di leggerne una frase prima di addormentarsi cosicché al mattino sia la prima cosa che ci torna alla mente e possiamo continuare per il resto della giornata e farla rimbalzare nei nostri pensieri e , se possiamo, anche recitarla a voce così da ascoltarla.
- Con il segno di croce sulla bocca noi diciamo di volere che la Parola di Dio sia sulla nostre labbra. Quando la Parola risuonerà nella nostra mente con disinvoltura, quando essa farà parte dei nostri pensieri, quando l’avremo riletta a voce tante volte, allora potrà sgorgare con facilità dalle nostre labbra, allora essa entrerà a far parte ufficialmente del nostro vocabolario, oltre al fatto che usiamo la bocca per leggerla a noi stessi. Come sarebbe bello se dalle labbra di tanti cristiani uscissero spesso frasi della Parola di Dio anziché maldicenze, parolacce, bestemmie, calunnie, volgarità, oscenità… come sarebbe più bello il mondo se lo sfiduciato potesse sentirsi dire parole di incoraggiamento da Dio attraverso le nostre labbra, se il sofferente trovasse parole di conforto, se il misero trovasse parole di misericordia, se il cattivo trovasse parole di perdono… sembra un’utopia ? Non lo è, e forse molti di noi hanno già fatto questa esperienza ritrovando forza, coraggio e vigore nelle parole di un sacerdote, di una suora, di un monaco, di una sposa o di uno sposo, i quali pare non parlino da se stessi… è proprio quella la sensazione che si ha quando si ha di fronte una persona sulle cui labbra riaffiora la Parola di Dio… non parlano da se stessi… e talvolta, ci è capitato, per grazia ricevuta, di essere noi la bocca di Dio per qualche fratello/sorella, avevamo la sensazione che le parole uscissero ma senza che avessimo preparato un discorso, ed improvvisamente facevamo anche citazioni dalla Parola di Dio perfette per quella situazione… questo significa il segno di croce sulla bocca.
- Da ultimo il segno di croce sul petto, con esso diciamo di volere che la Parola di Dio sia nel nostro cuore. Questo è il tassello finale, dapprima la Parola deve risuonare nella nostra mente per poter riaffiorare sulle nostre labbra, ma tutto ciò perderebbe senso se essa, non cambiasse qualcosa nel nostro cuore, vale a dire nella nostra vita, nelle scelte che facciamo, nello stile di vita che decidiamo, nella conversione che decidiamo di mettere in atto. Se vogliamo che la Parola sia viva e non lettera morta, dobbiamo desiderarlo e invocare lo Spirito del Signore affinché la Sua Parola apra la nostra mente (nel senso più largo del termine), esca dalle nostre labbra e metta radici nel nostro cuore affinché sia essa stessa a guidare le scelte di vita. Se, ad esempio, freno l’impeto di ira e di rivalsa sul fratello che mi ha offeso e decido di perdonarlo sempre e comunque, non può essere solo perché ho deciso di fare il bravo per “sentirmi a posto con la coscienza”… sarebbe ancora un atto egoistico di auto-soddisfazione premiandomi sul podio dei bravi… se invece ho sempre presente nella mente, nei pensieri, nella memoria la Parola di Gesù che invita a perdonare sempre (nonché del suo esempio durante la Passione), e l’ho sempre ripetuta con le mie labbra fino a che ha messo radici nel mio cuore, allora il perdono che ne scaturisce sarà la semplice e più naturale conseguenza dell’azione della Parola di Dio, la quale vivifica ciò che era morto, ridona vita ad un cuore avvizzito dall’egoismo e dalla vendetta.
Cari sposi, questa Domenica abbiamo la possibilità di re-imparare questo gesto per viverlo sempre più in profondità ed insegnarlo ai piccoli, che ci osservano sempre e, se vedono papà e mamma compiere questo gesto con serietà e fierezza, allora nascerà in loro il desiderio di imitazione.
Coraggio famiglie, la Parola di Dio dimori abbondantemente tra voi… per esempio al pranzo della Domenica il papà può chiedere ai figli quale frase li abbia colpiti della Parola che hanno ascoltato a Messa, cominciando lui stesso a raccontare cosa e perché lo ha colpito… è un modo semplice e a tratti divertente di far circolare la Parola di Dio in famiglia, la Domenica si deve differenziare anche per i discorsi che si fanno a tavola. Coraggio, basta iniziare !
Giorgio e Valentina.
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