Confermati da Pietro: accompagnare le ferite nuziali

Carissime coppie,

oggi sono qui a condividervi una grande gioia che il Signore mi ha donato lo scorso 6 novembre. Ero presente quando il Papa ha ricevuto in udienza privata diverse centinaia di coppie dell’associazione Retrouvaille con i loro figli.

Il regalo non è stato unicamente vedere Pietro nella persona di Francesco – già essere vicino a lui è un grande dono – ma soprattutto sentire la sua conferma nella fede e missione di tutte queste persone profondamente toccate dalla crisi e dalla sequela di ferite. Come ha detto Francesco: “«Ferite» è una parola-chiave per voi, fa parte del vocabolario quotidiano di Retrouvaille”. Eccome se lo è! Sono testimone di quello che hanno vissuto tanti di loro e che per questo considero fratelli e sorelle nel cammino. Anzi, dirò di più, il Signore mi ha mostrato il mio cammino personale nel sacerdozio grazie a vari segni legati alle coppie ma uno particolarmente eloquente è stato grazie alla testimonianza di perdono di una coppia di Retrouvaille.

Come ha detto il Papa, e lo sottoscrivo pienamente: “Oggi c’è tanto bisogno di persone, di coniugi che sappiano testimoniare che la crisi non è una maledizione, fa parte del cammino, e costituisce un’opportunità”.

Un’opportunità per cosa? Per rimettersi in gioco se ci si è smarriti nel matrimonio, per andare in profondità nella relazione coniugale, se piombati nella mediocrità e nel grigiore. Quante coppie vivono una vita matrimoniale fatta di compromessi, di patti di non aggressione, di “limiti di velocità” per non urtare la sensibilità altrui. La crisi mette a soqquadro i nostri rammendi precari e fa vedere che l’amore vero va oltre quello che ci immaginavamo un tempo, è un dono totale di sé reciprocamente scambiato.

Come scriveva Chiara Corbella a suo figlio Francesco: “Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti”.

Perciò il Papa ci ha parlato di Gesù Risorto come immagine dell’amore che da ferito, o magari proprio morto, riprende vita. Solo morendo a noi stessi nella coppia possiamo vivere un amore coniugale che va oltre criteri umani e mondani, un amore grande che solo Gesù può donarci.

Da ultimo il Papa ha invitato ad accompagnare chi è ancora “indietro” nel cammino, chi sta ancora sanguinando e soffre: “accompagnare vuol dire «perdere tempo» per stare vicino alle situazioni di crisi. E spesso ci vuole molto tempo, ci vuole pazienza, rispetto, ci vuole disponibilità… Tutto questo è accompagnare”.

Bello, no? Fin qui vi siete seduti a guardare la scena che vi sto descrivendo come davanti alla TV. Ma care coppie quanto detto finora non è Copyright di Retrouvaille. Ognuno di voi è chiamato, in forza del Battesimo e del Matrimonio, a diventare segno vivo, esempio luminoso di guarigione per sé e per alte coppie, siete chiamati a generare comunione sponsale ovunque siate! Vi prego: non limitatevi al sagrato della vostra parrocchia.

Un grande sacerdote scrittore, Henry Nouwen (1932-1996), molto noto per la sua opera “L’abbraccio benedicente”, ci ha lasciato un altro libro altrettanto importante dal titolo “Il guaritore ferito” sul ruolo salvifico del sacerdote, sempre e comunque avvolto dalla propria debolezza.

Per voi sposi vale lo stesso discorso. La potenza di amore che è nei vostri cuori deve fare sempre i conti con le mille sfumature di egoismo. Ma siete chiamati in questo mondo a diventare profeti di un altro Amore, quello che risiede in voi e che, come seme, deve crescere lentamente nella quotidianità e nei gesti di amore, tenerezza e comprensione.

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