Una volta finita la lettura del Vangelo segue l’omelia, ecco le istruzioni segnate sul Messale :
L’omelia fa parte della liturgia ed è vivamente raccomandata: è infatti necessaria per alimentare la vita cristiana. Essa deve consistere nella spiegazione o di qualche aspetto delle letture della Sacra Scrittura, o di un altro testo dell’Ordinario o del Proprio della Messa del giorno, tenuto conto sia del mistero che viene celebrato, sia delle particolari necessità di chi ascolta. L’omelia di solito sia tenuta personalmente dal sacerdote celebrante. Talvolta, potrà essere da lui affidata a un sacerdote concelebrante e, secondo l’opportunità, anche al diacono; mai però ad un laico.
Ovviamente non abbiamo l’intenzione di insegnare ai sacerdoti come tenere le loro omelie, desideriamo però aiutare tutti i lettori, sacerdoti e non, a riscoprire il ruolo della omelia affinché essa sia di aiuto alla fede di tutti.
Le omelie non sono e non devono diventare il centro della Messa, però potremmo paragonarle ad una padella o ad un frullatore di cucina : essi non sono il cibo, non possono sostituirsi al cibo; essi però ci aiutano a cucinarlo, sono indispensabili nella preparazione delle nostre ricette poiché senza di essi il cibo non si cucina e noi non possiamo mangiarlo, non possiamo gustarne il vero sapore e non possiamo nutrirci.
Infatti, tantissime omelie sono divenute famose da entrare a pieno diritto nel novero dei grandi classici della lettura cristiana e parte del patrimonio del Magistero della Chiesa, si pensi ad esempio alle Omelie di San Giovanni Crisostomo, oppure possiamo anche citare il Vangelo di Marco, il quale, secondo gli studiosi, non è altro che la raccolta organica delle prediche di San Pietro fatta dal suo “segretario” Marco.
Inoltre, ci sono state persone che hanno cambiato vita dopo aver ascoltato una predica ben fatta : è il caso famoso di Sant’Agostino ( d’Ippona ), il quale si convertì grazie alle prediche di Sant’Ambrogio ( il rinomato vescovo di Milano ) ; potremmo anche citare la predica di San Pietro nel giorno di Pentecoste, descritta nella Bibbia nel capitolo 2 del libro degli Atti degli Apostoli, alla fine della quale ben tremila persone chiesero il Battesimo.
Questi esempi dei santi devono spronare i nostri sacerdoti affinché le loro omelie siano quello che la padella è per il cibo, cioè non possono sostituirsi al cibo vero ( ricordiamo che il vero cibo della omelia è la Parola di Dio ), ma sono lo strumento necessario affinché questo cibo possa diventare mangiabile e nutrire la nostra anima, il nostro cuore. Ma qual è il segreto delle prediche di quei famosi santi ?
La risposta più ovvia è : la loro santità. Vogliamo quindi spronare, esortare i nostri sacerdoti lettori, affinché si impegnino con tutto loro stessi per diventare ogni giorno sempre più santi ; ce lo avranno ripetuto mille volte che la santità è per tutti, è un dovere di tutti i battezzati al di là del proprio stato di vita, ebbene, oggi vogliamo essere come un boomerang che ritorna indietro dal suo lanciatore : cari sacerdoti, impegnatevi, sforzatevi ogni giorno con tutto voi stessi per diventare sempre più santi, noi sposi abbiamo bisogno della vostra santità per masticare e nutrirci della Parola di Dio affinché il nostro matrimonio splenda di fronte agli uomini. Quando predicate dovreste vederci come vostri ambasciatori nel mondo ; se volete che il mondo creda, dovete infiammare i nostri cuori con le vostre prediche facendo in modo che noi crediamo e ci convertiamo, così da diventare a nostra volta testimoni nel mondo dove viviamo.
Coraggio sacerdoti carissimi, non conformatevi alla mentalità di questo mondo che vi vuole collusi con le nuove ideologie anticristiane, voi siete stati consacrati non per un cristianesimo all’acqua di rose, ma per essere, agire, parlare “In persona Christi“.
Per noi sposi il compito non è meno arduo, poiché la nostra preghiera deve sostenere i nostri sacerdoti, dobbiamo invocare continuamente lo Spirito Santo affinché li illumini nel predicare la Parola di Dio, e mentre invochiamo lo Spirito di Dio per loro dobbiamo chiedere al medesimo Spirito di renderci docili all’ascolto della Sua Parola ; quando le parole dell’omelia giungono ai nostri orecchi dovrebbero essere dei dardi infuocati dello Spirito Santo che sciolgono anche il più duro dei cuori e col loro calore scaldano le nostre vite. Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che il sacramento dell’Ordine e quello del Matrimonio sono come due remi di una medesima barca, l’uno aiuta l’altro. Come ?
Pensiamo, per esempio, solo al fatto che i sacerdoti, prima di essere stati consacrati, hanno vissuto in una famiglia, sono quindi figli. E spesso il loro modo di esercitare il sacerdozio, di rapportarsi con i loro parrocchiani è influenzato dal loro vissuto, da come hanno visto papà e mamma rapportarsi con gli altri, dal modo in cui affrontavano gli eventi tristi e gioiosi della vita, dal loro stile di preghiera.
Cari sposi, noi abbiamo un compito onorifico ma anche oneroso : quello di crescere i nostri figli con un esempio di vita cristiana santa, può darsi che tra i nostri figli maschi ci siano dei chiamati alla vita sacerdotale, ci auguriamo che siano sempre di più, e questo dipende anche dalla nostra collaborazione al disegno che Dio ha su ciascuno dei nostri figli. La nostra vocazione è quella di favorire l’incontro con Gesù, perciò dobbiamo avere cura che i nostri figli ascoltino tante omelie e catechesi, dobbiamo avere cura delle loro anime, ci sono stati affidati dal Padre affinché ce ne prendiamo cura.
Coraggio sposi, questa Domenica abbiamo un’opportunità : quella di pregare per la santità dei nostri sacerdoti, che deve poi riflettersi nelle loro omelie, senza dimenticare di ringraziare il Signore per il dono dei sacerdoti.
PS : Il Messale indica che la omelia non sia fatta mai da un laico (cioè da una persona che non è sacerdote) perché il sacerdote agisce In persona Christi, quindi chi fa l’omelia, è Cristo stesso attraverso la persona del sacerdote… da qui si capisce l’importanza della santità del sacerdote stesso.
Giorgio e Valentina.
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