Vi riportiamo solo la prima parte del Vangelo di sabato scorso :
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-40) In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
E’ un brano poco noto e sicuramente non tra i più facili né digeribili, per questo ci soffermeremo solo sul punto centrale di questa prima parte della risposta di Gesù, la seconda parte non l’abbiamo riportata.
Per Gesù c’è una differenza tra i figli di questo mondo e i figli del regno dei cieli, gli uni prendono moglie e marito pensando che la vita sia tutta qui, gli altri invece sanno che una volta nell’aldilà ( e nella risurrezione finale ) saranno solo figli di Dio. Nella Bibbia sono innumerevoli i passi che ci ricordano la fugacità di questa vita e l’eternità di quella futura in Cielo, eccone alcuni esempi : passa la scena di questo mondo … pensate alle cose di lassù … non accumulate tesori sulla terra ma tesori in cielo … vado a prepararvi un posto nella casa del Padre mio … Io faccio nuove tutte le cose.
Apparentemente il tema del Sacramento del Matrimonio e quello della vita eterna sembrano due temi che confluiscono in uno solo, poiché dentro il cuore umano c’è il desiderio di un amore eterno, come testimoniano anche i sadducei che pongono la questione a Gesù. Già da una prima analisi basilare scopriremo somiglianze e differenze.
Nel Catechismo il Sacramento del matrimonio è nella sezione dei “Sacramenti al servizio della comunione“, come a dire che è un sacramento che serve per aiutare gli altri a diventare santi, la santità personale la si raggiunge puntando a questo obiettivo. Si potrebbe anche spiegare che è un itinerario comune in cui i due sposi si aiutano vicendevolmente sulla via della santità ; molti sacerdoti spiegano anche, giustamente, che la vocazione alla santità è per tutti, e si realizza concretamente nel proprio stato di vita a cui il Signore chiama, nel nostro caso siamo sposi.
Il Sacramento del matrimonio quindi non può essere vissuto come un assoluto, ma come un aiuto alla santità. Certo, non è un aiuto da quattro soldi, non è un oggetto da saldi di fine stagione, ma è la vita di una vocazione particolare : quella di fare in qualche modo le veci di Dio presso il nostro amato/a.
Molti cristiani non disprezzano il matrimonio, però lo deprezzano. Non lo considerano un sacramento, pensano che sia solo uno “stare insieme a chi ti piace” e chiedere a Dio, non si sa bene perché, la sua benedizione. Perché mai Dio debba sentirsi obbligato a benedire due che si piacciono è cosa alquanto strana, quantomeno da definire. Bisognerebbe prima analizzare come intendiamo il piacere : a me potrebbero piacere situazioni/persone/azioni che sono immorali, ma per il solo fatto che solleticano i miei piaceri venerei non significa che esse siano lecite o moralmente accettabili o addirittura buone per la mia anima.
Ecco perché per vivere la vocazione alla santità nel Matrimonio non è sufficiente che i due si piacciano, non è sufficiente che lei/lui sia bello/a, non è indispensabile che i due abbiano gli stessi hobby, non è necessario che la pensino allo stesso modo sempre ed in ogni ambito, MA E’ NECESSARIO che puntino alla santità aiutandosi l’un l’altro nella realizzazione della propria mascolinità e femminilità.
Valentina mi sgrida sempre per come preparo le castagne, perché abbiamo due diverse scuole di pensiero sul giusto taglio da effettuare, il tipo e la durata di cottura… però, questo novembre, dopo 18 lunghi anni di agonie da castagna, la nostra relazione ha fatto un passo notevole in avanti poiché abbiamo trovato un terzo modo e, questa volta, comune, per la preparazione delle caldarroste… fermo restando che, in mancanza del coniuge nei paraggi, ognuno prepara le castagne a proprio modo, ci amiamo tanto lo stesso !
Ma quando questo meraviglioso viaggio intrapreso finirà, noi non saremo più marito e moglie così come lo intendiamo ora, in Paradiso l’altro non farà più nessuna vece di Dio ; non ci sarà più bisogno della mediazione del nostro amato/a per sentirsi amati da Dio poiché Dio stesso riempirà tutti i nostri bisogni, ma nello stesso tempo l’amore che ci siamo scambiati non andrà perso ma ne vedremo la vera fonte.
L’amore che ci scambiamo su questa terra è come se fosse lo stuzzichino dell’aperitivo, non è il pasto completo… in Paradiso non ci verrà nemmeno voglia di riassaggiare lo stuzzichino dell’aperitivo perché saremo seduti al banchetto eterno delle nozze eterne.
Cari sposi, nei nostri cuori ci sono questi aneliti di eternità che trovano la loro fonte nel nostro comune Creatore, e questi desideri devono sostenere la nostra quotidiana prova d’amore verso il/la nostro/a sposo/a. Quindi Gesù ci ha aiutato a svelare somiglianze e differenze tra questa vita (dentro questa meravigliosa vocazione del matrimonio) e la vita eterna dove vivremo il matrimonio eterno con il vero sposo.
Coraggio sposi carissimi, adesso siamo solo all’aperitivo, il bello deve ancora venire !
Giorgio e Valentina.
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