La Chiesa, che ci è madre, nei giorni subito dopo Natale, ci fa ascoltare dei brani di Vangelo posti lì per aiutarci a comprendere che la nostra fede non può limitarsi a qualche lacrima di commozione davanti ad un bel presepio, no ! Riportiamo solo una frase di quello di oggi :
Dal Vangelo secondo Matteo ( Mt 2,13-18 ) : […] «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». […]
Quel Bambino non ha lo scopo di intenerirci umanamente, ma di farci prendere una posizione chiara, netta, precisa, invalicabile : o con Lui o contro di Lui. Ecco perché la Liturgia ci presenta subito dopo Natale il prototipo dei martiri, S. Stefano ; ieri ci ha presentato S. Giovanni ed insieme con lui anche Pietro e Maria di Magdala ; oggi invece ci mostra il coraggio e la tenacia di S. Giuseppe che si prende cura del Bambinello e di Sua madre. All’opposto di queste persone che si sono schierate con quel Bambino sono raccontate le figure di chi si è messo contro : gli assassini di Stefano, i crocifissori di Gesù, ed oggi il terribile Erode che architetta e mette in atto la famosa “Strage degli Innocenti”, di cui oggi facciamo memoria liturgica. La Chiesa, quindi, non è una mamma crudele che non lascia ai propri figli godersi neanche un attimo di letizia, ma è una mamma premurosa che mette subito in guardia i propri figli dai pericoli e dalle conseguenze di prendere decisioni sbagliate. Non ci illude, la Chiesa, ma concretamente ci sprona a deciderci per quel Bambino, ne va della nostra eterna salute.
Anche per Giuseppe, come per la sua sposa, non è stato facile prendersi cura di Gesù bambino, è stata una scelta coraggiosa, non sono mancati momenti di sconforto, di tristezza, di incomprensione, di paura, ma la Sacra famiglia è modello anche per quanto riguarda il proverbio : “Aiutati che il Ciel t’aiuta”. Giuseppe infatti fa tutto ciò è in suo potere per proteggere la madre ed il Bambino, poi il Cielo farà la sua parte.
Come per la Madonna, anche per Giuseppe i verbi più frequenti che si sentono rivolgere dagli Angeli sono “àlzati, déstati“. Ci sono venuti in mente questi verbi la mattina presto di Natale, quando abbiamo dovuto destare dal sonno le figlie, che già avevano dormito poco a causa della messa di mezzanotte, per andare alla Messa della mattina di Natale…. faticoso sì, ma la gioia che inonda il cuore dopo ti fa dimenticare la stanchezza e non la senti più… perché l’anima dà vita al corpo. Un argomento su cui torneremo in prossimi articoli.
Ed è un invito anche per noi sposi, perché nel cammino della fede non possiamo permetterci di “dormire sugli allori”, bisogna sempre essere svegli e pronti all’azione. Qualcuno borbotterà che già non si sta fermi un minuto con tutte le cose che ci sono da sbrigare in una famiglia, numerosa magari, ed è vero questo ma… non è questa forse la nostra vocazione ? Spenderci in mille cose da sbrigare per far felici l’altro/a e poi anche il resto dei famigliari (e parenti) ? L’amore non è forse un po’ morire ? Morire a noi stessi per far vivere l’altro/a ?
Probabilmente anche S. Giuseppe stava dormendo profondamente quella notte, magari stava facendo un bel sogno mentre riposava dalle fatiche del viaggio, del parto, della sistemazione provvisoria in quella mangiatoia, eppure… l’Angelo sembra interromperlo in un’attività non solo innocente ma anche da un giusto e meritato riposo, e sembra farlo quasi senza troppi convenevoli… non penso che gli abbia delicatamente fatto toc toc sulla spalla, oppure si sia messo a suonare l’arpa per svegliarlo con dolcezza… (chi dice che nel Vangelo non c’è dell’ironia ?) eppure va subito al dunque non è che dice : scusa Giuseppe se ti ho svegliato in mezzo alla notte, ma mi è appena giunto un fax dall’altro Angelo che mi ha informato su Erode…ecc… no, niente di tutto ciò, ma semplicemente un’indicazione sul da farsi… dopotutto Dio è semplice : questo si fa, quest’altro non si fa, questo bisogna fare, quest’altro bisogna evitare.
Cari sposi, per le cose di Dio non dobbiamo indugiare, nell’amore c’è l’urgenza di fare la volontà di Dio, dobbiamo aver fretta di morire a noi stessi, di consumarci per l’altro/a… ovviamente dobbiamo stare anche attenti a non andare oltre i nostri limiti personali per non divenire un peso per gli altri a causa della nostra imprudenza.
Sposi carissimi, vi invitiamo a fare un piccolo esercizio questi giorni prima di addormentarvi alla sera, provate a chiedervi : “Oggi, sono stato pronto a consumarmi d’amore ? Oppure ho indugiato ad amare ? “.
Coraggio famiglie, destiamoci dal torpore in cui questo mondo ci vuole immergere e restiamo pronti all’azione dell’amore… si sa mai che qualche Angelo si faccia vivo come a Giuseppe !
Giorgio e Valentina.
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