Domenica e famiglia : un connubio possibile / 26

Dopo aver affrontato con un po’ di fantasia la questione delle ostie piccole e di quella grande ritorniamo ad un argomento solo accennato: cosa e a chi bisogna offrire.

Abbiamo imparato che possiamo unirci nell’offerta che Gesù fa di se stesso al Padre grazie al nostro sacerdozio battesimale, abbiamo già capito che il destinatario di queste offerte è sempre il Padre, abbiamo ormai inteso bene come tutta la Messa sia un atto di culto rivolto al Padre, risulta chiaro quindi che offrire al Padre, il nostro Creatore, sia l’atto che meglio racchiude l’esperienza di essere Suoi figli.

Si potrebbe pensare che prima di offrire un sacrificio a Dio ci siano atti quali pregare, adorare, lodare, ringraziare, compiere rituali, recitare novene, partecipare a processioni, ecc… ma se ci pensiamo bene tutte queste azioni (che sono comunque tutte doverose) sono contenute, e in un certo senso confluiscono, nell’atto di offrire un sacrificio al Padre. Infatti, come potremmo offrire sacrifici a Colui il quale prima non adoriamo, crediamo, preghiamo, amiamo amando il prossimo, ecc…? Ecco allora che l’atto di offrire sacrifici è un po’ come la punta di una piramide verso cui tende essa stessa.

Ora affrontiamo la seconda parte: cosa offrire. Per capire bene dobbiamo sempre guardare all’offerta di Gesù. Egli, per quanto riguarda l’intenzione, non ha compiuto un sacrificio tanto diverso rispetto a quello che comunemente i sacerdoti leviti offrivano a Dio : essi dovevano infatti sacrificare l’agnello più bello del gregge, senza macchia alcuna, puro, il più mite… insomma, il migliore, quello che non avrebbero mai sacrificato per nulla al mondo, proprio quello.

E qua abbiamo un insegnamento diretto per le nostre vite, che cosa offriamo noi al Signore? Spesso sentiamo persone che dicono di offrire a Dio questa o quella situazione dolorosa, questa o quella sofferenza, ma non capita spesso di sentire persone che offrano il meglio della loro vita al Signore.

Spesso offriamo al Signore gli scarti che nemmeno noi vogliamo.

Con questo non vogliamo rinnegare tutta quella dottrina dell’offerta della propria sofferenza al Signore unendola alla sofferenza del Figlio: è un altro tema che non vogliamo assolutamente mettere in dubbio anche se i più attenti noteranno qualche simmetria.

Vogliamo solamente mettere in risalto l’atteggiamento dei sacerdoti leviti che offrivano il meglio del gregge, come del resto ha fatto Abramo, il quale si è talmente fidato di Dio da offrirgli il meglio che aveva: Isacco, l’unico figlio che aveva, tanto desiderato da anni. Anche Abramo, prefigura del Padre, non ha offerto a Dio gli scarti, ma il meglio. E noi?

Certo, risulta a tutti più conveniente offrire a Dio gli scarti e tenere per sé il meglio. Quanti di noi invece hanno il coraggio di offrire le cose belle? Da quando abbiamo imparato a vivere così l’offerta, la nostra vita di fede (e la partecipazione all’offertorio della Messa) ha preso un’altra piega : vediamo un bel tramonto e offriamo al Signore questa gioia, nasce una nuova vita e offriamo questa felicità, un figlio/a si laurea e offriamo questa soddisfazione, passiamo una bella giornata in mezzo alla natura e offriamo questa pace, ci divertiamo con gli amici intorno ad una buona pizza e offriamo questo divertimento, una bella doccia calda ricostituente dopo una dura giornata e offriamo questa rilassatezza… e l’elenco aspetta di essere arricchito dall’esperienza di ognuno.

Quando si offre al Signore il meglio della nostra vita si impara che tutto Gli appartiene, che tutto è Suo, e che quello che viviamo di bello è quello che Lui ci concede, così la pedagogia di Dio ci aiuta a restare vigili sulla nostra vanagloria e sulla superbia dando occasione di crescere nella vera umiltà.

Cari sposi, da domani abbiamo l’occasione di dare un nuovo volto all’offertorio della Messa. Non vi sembra di avere niente di bello perché è un momento no? Guardatevi in faccia, voi due siete la bellezza di Dio l’uno per l’altra!

Giorgio e Valentina.

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2 Pensieri su &Idquo;Domenica e famiglia : un connubio possibile / 26

    • Ciao Alessandro, ti chiedo scusa innanzitutto per il ritardo nella risposta …. leggo i messaggi raramente…come avrai già intuito. Dunque : “offrire al Signore” non si può raccontare in poche righe, ma ci tenterò. Nell’ebraismo un offerente entrava nel tempio, nel cortile esterno comprava un animale da sacrificare (diverso a seconda delle occasioni o dei soldi) poi lo dava al sacerdote al quale solo spettava officiare al sacrificio , e c’erano diverse finalità : lode e adorazione, propiziazione, ringraziamento, espiazione, atto di culto per esprimere la propria fede, ecc… i sacrifici erano ripetuti continuamente per le varie occasioni. Gesù non esce da questa dinamica e da questa mentalità ma ne dà un volto nuovo : in pratica Lui si offre (ed è offerente) come vittima (ed è offerta-chiamato anche Agnello di Dio in riferimento ai sacrifici più comuni fatti con gli agnelli) e celebra anche il sacrificio (è anche sacerdote quindi). Inoltre il Suo sacrificio è unico e non ha bisogno di essere ripetuto continuamente( ne parleremo nei prossimi articoli). Col Battesimo noi diveniamo sacerdoti, re e profeti. Questo nostro sacerdozio non è quello ministeriale ma ha le stesse caratteristiche… ossia siamo abilitati ad offrire imitando Gesù perché col Battesimo abbiamo la Sua vita in noi… ovviamente non possiamo offrire il sacrificio della Messa come i preti, ma i nostri sacrifici saranno di carattere più spirituale… per esempio una sofferenza che ci capita, un disguido, una malattia la possiamo vivere passivamente, oppure possiamo sopportarla ed offrire questo sacrificio (della sopportazione e del vivere la sofferenza) come atto di culto e adorazione, come propiziazione, come espiazione dei nostri peccati… possiamo anche offrire dei sacrifici spontanei quali preghiere, novene, digiuni e mortificazioni corporali di varia natura (senza esagerare troppo e in accordo col direttore spirituale/confessore) per le medesime finalità. Praticamente questi nostri sacrifici personali si innestano nel grande sacrificio di Gesù sulla croce e il “top of the top” in cui portare “il nostro cesto di offerte personali” è il momento dell’offertorio nella S. Messa, Spero di essere stato chiaro. Ciao

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