Due coniugi sentono il desiderio di abbracciarsi solitamente quando sono in armonia e in pace tra di loro. Il re e la regina (ricordiamo che con il battesimo e poi con il matrimonio lo diventiamo al modo di Cristo) lo sanno fare anche quando c’è tensione e divisione. I cristiani possono trovare la forza nella Grazia del sacramento di abbracciare l’altro anche quando vedono nell’altro un nemico, quando le cose non vanno bene, quando hanno litigato e sono in disarmonia. Non è scontato riuscire in questo, ma noi sposi cristiani abbiamo la Grazia, non dimentichiamolo. Non è neanche un gesto falso. Nel nostro cuore c’è sempre una parte che desidera abbracciare e ricominciare. Spesso però facciamo vincere l’altra parte di noi. Siamo razionali, a volte troppo razionali e non riusciamo a perdonare quando veniamo feriti o litighiamo e pensiamo di aver ragione. Risentimento provoca risentimento in un cerchio che non si interrompe fino a quando uno dei due non lo rompe con un gesto di perdono. Con un gesto regale. Questo abbraccio ci piace chiamarlo il tocco del re (o della regina). Un tocco che porta subito tre conseguenze positive: ci permette di ricostruire una relazione con il coniuge, ci permette di superare la concezione dell’altro come avversario e ci permette di passare da un atteggiamento di chiusura a uno nuovo di collaborazione e di ricerca del bene. Cito testualmente don Carlo Rocchetta che scrive nel suo bellissimo testo “Abbracciami”:
Il perdono non banalizza l’amore; al contrario, lo rinnova e purifica la tendenza di ognuno di noi a buttare sull’altro la responsabilità di quanto ci accade.Concedere il perdono non è un segno di debolezza, ma di forza: la forza di una fiamma tenace come la morte, che le grandi acque non possono spegnere e che valgono più di qualunque ricchezza (Ct. 8, 6-7)
E’ quindi importante perdonare subito senza aspettare che sia l’altro a farlo per primo, fregandocene di chi ha ragione, l’abbraccio di perdono è un gesto di vita mentre il non abbraccio è un gesto di morte. Un abbraccio è capace di cancellare ogni risentimento, di ridare nuova forza e linfa al rapporto di coppia. Perché per perdonare il gesto più adatto e significativo è l’abbraccio? Perdono, ci ricorda sempre don Carlo, è un dono perfetto, infatti, il suffisso “per” in latino implica la pienezza e il compimento. Non c’è nulla di meglio di un abbraccio, perché con tutto il corpo comunichiamo il desiderio di ricostruire il rapporto che si è rotto e comunichiamo la disponibilità a ricominciare con più forza e voglia di prima.
Ora vi propongo una seconda riflessione. Il re e la regina conoscono l’importanza di non perdere tra loro il contatto fisico. L’amore è fatto anche di contatto fisico. La Chiesa ci insegna che Dio Trinità è amore. Solo un Dio uno e trino, che non è solo, ma che vive di relazione tra le tre persone può essere amore, perchè l’amore può esistere solo nella relazione. Senza relazione anche Dio non potrebbe essere amore ma solo potenziale capacità infinita e perfetta d’amare. Anche noi sposi siamo profezia e manifestazione dell’amore di Dio non solo nelle nostre persone, ma nella nostra relazione. L’abbraccio (l’amplesso è un abbraccio, il più profondo degli abbracci) diviene una delle vie fondamentali per esprimere l’amore e la Grazia del nostro sacramento che in creature incarnate come noi si esprime attraverso il corpo.
Quando in una coppia non si avverte più il desiderio di abbracciare l’altro è il momento di darsi da fare perché significa che il rapporto è malato o ferito. Prima si risponde a questo importante campanello d’allarme e più semplice sarà recuperare e dare nuova linfa e nutrimento a una relazione che sta morendo ma che non è ancora malata terminale, e con un po’ di impegno può tornare meravigliosa e florida. Siamo spiriti incarnati e se non desideriamo il contatto fisico, ancor prima dell’unione fisica, con il nostro sposo significa che anche nel cuore quell’unione non è solida (anche se momenti brevi di aridità possono essere “normali” e dovuti a fattori esterni alla coppia).
Antonio e Luisa
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