Gesù, mendicante dell’amore degli sposi

Cari sposi,

penso di parlare a nome di tutti: ritrovarsi per strada seguiti da chi ti chiede soldi forse non è mai piacevole, almeno al primo impatto. Oggi nel Vangelo Gesù sembra quasi rincorrere Pietro, seguirlo passo dopo passo per chiedergli il suo cuore, il suo amore. Sappiamo bene che quelle tre domande stanno per le tre negazioni e che Gesù dimostra qui che la Misericordia supera abbondantemente il peccato umano, difatti non fa pesare per nulla il passato ma vuole solo che inizi ad amare.

Vorrei però fare una ulteriore sottolineatura; Gesù non sta solo perdonando Pietro facendogli esternare il suo amore ma sta cercando in Lui quell’amore che ancora stentava a manifestarsi, preso com’era dai suoi affari, dalla pesca, dalle barche, insomma dalla sua vita ordinaria.

Ma c’è immensamente e tremendamente molto di più in questo testo. È un qualcosa che dovremmo leggere e meditare in ginocchio: Dio che è Amore infinito, pienamente felice nella Comunione tra il Padre e il Figlio nello Spirito… domanda amore a una creatura povera e misera… Che abisso di mistero c’è qui! Basterebbe questa frase per iniziare e meditare e smettere di leggere. San Tommaso d’Aquino insegna: “Dio non ha prodotto le creature per qualche bisogno né per qualche altra causa estrinseca, ma per amore della sua bontà” (Somma Teologica, I, 32, 1, ad 3)”.

Eppure, Dio cerca la risposta da noi, una risposta di amore, di confidenza, di abbandono. Vorrei citare per esteso un testo stupendo di S. Bernardo di Chiaravalle. È una sua contemplazione di come sarebbe stata l’Annunciazione a Maria, immaginando che, presenti assieme a Lei e all’Angelo, ci sarebbero stati anche tutti i personaggi dell’Antico Testamento e tutti gli angeli del Cielo:

Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. […] Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? […] Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. […] Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso. «Eccomi», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»” (San Bernardo, Omelie sulla Madonna, Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54).

E Gesù è anche un mendicante del vostro amore. Gesù, dal momento del vostro matrimonio, non cessa di chiedervi: “mi ami?. Può sembrare sdolcinato e sentimentale, tuttavia riflettendo su questa pedagogia divina, si capisce che anche voi sposi siete implicati. Gesù mendica il vostro amore perché il Suo amore sia manifestato e palese agli occhi di chi vi sta vicino. Cari sposi, vi invito a mettervi al posto di Pietro in riva al lago, vorrei che faceste due passi con Gesù anche voi e sentiste su di voi questo invito: “mi ami nel modo di parlare, perdonare, servire il tuo coniuge? Mi ami donandoti ai tuoi figli? Mi ami sul luogo di lavoro?”.

Che possiate vedere Gesù, il vostro Sposo come colui che mendica ogni giorno il vostro amore nuziale perché Lui è «il vero protagonista della storia, il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo» (don Luigi Giussani, 30 maggio 1998).

ANTONIO E LUISA

Padre Luca come sempre ha centrato il punto decisivo. La nostra fede è un continuo rispondere a quelle domande di Gesù! Fede e vocazione si intrecciano. La fede cosa è se non il nostro riconoscere l’amore di Gesù per noi. La fede non è un aderire ad una filosofia, a delle idee, a delle regole, non è sentirci parte di un gruppo che cerca di vivere gli stessi valori. Certo c’è anche questo ma la fede, nel suo significato più profondo e vero, è rispondere all’amore di una persona che è Gesù. Ed è la fede che poi ci permette di vivere la nostra vocazione matrimoniale. La vocazione è infatti la risposta a quell’amore. Rispondiamo all’amore ricevuto da Gesù restituendolo nel nostro sposo o nella nostra sposa. Per questo saremmo ipocriti a voler vivere la nostra vita di fede senza impegnarci fino in fondo a vivere la nostra vocazione.

Ripetiamoci spesso le domande che ci ha posto padre Luca. Mi ami nel modo di parlare, perdonare, servire il tuo coniuge? Mi ami donandoti ai tuoi figli? Mi ami sul luogo di lavoro?

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